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Perché una Controstoria del medioevo
Marx ed Engels sostengono che l’unica vera scienza, capace di ricomprendere in sé tutte le altre, è la storia. Quest’ultima, come dimostra Hegel, è sempre e solo storia universale, che costituisce l’unico reale giudizio universale che stabilisce la ragione e i torti anche nelle grandi guerre fra Stati, che non hanno altro tribunale cui fare appello. All’interno della storia universale gli aspetti più significativi e determinanti sono raccolti in particolare nella storia della filosofia, in cui sono preservate le perle prodotte dal genere umano e, in particolare, le riflessioni su loro stesse delle grandi civiltà storiche che hanno, di volta in volta, fatto da avanguardie dello sviluppo e del progresso storico.
La nostra non sarà semplicemente una storia come tante, ma aspira a divenire una vera e propria controstoria della storia universale e della storia della filosofia in particolare. Per quale motivo? Perché la storia necessariamente la fanno sempre i vincitori e nella presente epoca storica è chiaro che i vincitori, che hanno per il momento vinto la guerra per l’egemonia sulla società civile, sono le grandi potenze imperialiste. Quest'ultime sono delle vere e proprie oligarchie, in quanto caratterizzano l’attuale forma di dominio dei più ricchi di contro alle classi sociali meno agiate e, in particolare, di contro ai lavoratori e proletari in senso lato, che comprendono tutti coloro che per vivere debbono vendere la loro forza lavoro come merce. Mentre i proprietari monopolistici dei mezzi di produzione e riproduzione della forza lavoro costituiscono la classe dominante, sugli interessi della quale si forma l’ideologia dominante. Del resto, la critica il più possibile radicale e rigorosa di quest’ultima costituisce il primo e decisivo compito dei marxisti.
Inoltre la coscienza di classe, fondamentale per ogni sviluppo storico, sociale, morale e culturale, significa innanzitutto comprendere scientificamente e, a tale scopo, fondamentale è una conoscenza critica della propria storia e delle lotte che in essa sono state combattute contro gli oppressori. Per continuare a leggere le ragioni di una controstoria del medioevo clicca qui.
Le crociate
Tanto lo spirito di avventura dei cavalieri cristiani quanto l’avidità dei mercanti sono all’origine della pratica dell’incursione armata e del saccheggio nell’XI secolo sulle coste mediterranee contro gli insediamenti islamici (già prima della I crociata del 1095). Alla contrapposizione tra occidente cristiano e islam si aggiunse lo scisma d’oriente nel 1054 durante il pontificato di Leone X: le chiese di Roma e Bisanzio si separarono per sempre, diverse erano le tradizioni teologiche e culturali, ma c’era anche un contenzioso su alcune diocesi bizantine cadute nelle mani dei Normanni. La rottura impedì che si consolidasse un fronte unito contro l’Islam e comportò il fallimento dei tentativi di strappare ai musulmani l’Asia anteriore.
Spinsero alle crociate anche motivazioni psicologiche e religiose: il pellegrinaggio ai luoghi santi come segno di penitenza e purificazione era sempre più diffuso e le dinastie islamiche si erano sempre mostrate tolleranti, ma la situazione mutò quando la Palestina fu egemonizzata dai turchi selgiuchidi (1055) che ripresero la guerra contro Costantinopoli e considerarono i pellegrini conniventi con il nemico greco e, perciò, li attaccavano. Così i cristiani iniziarono ad armarsi, il pellegrino diventava soldato e cavaliere che partecipava alla lotta per liberare il santo sepolcro. Urbano II nel 1095 lanciò l’idea di crociata sotto l’autorità della chiesa, a chi vi partecipava dava l’indulgenza plenaria. La chiesa, dunque, si poneva alla testa di un movimento di espansione e di conquista anche se mascherato da un significato religioso. I nobili si aspettavano terre e ricchezze, i mercanti cercavano nuove occasioni per arricchirsi, i più umili intravedevano l’opportunità di conquistare migliori condizioni di vita.
Nasce il mito della Palestina e della conquista di Gerusalemme, luogo simbolico per tre religioni: la terra promessa per gli ebrei dove sorge il muro del pianto e il Tempio, luogo di nascita di Cristo e del Santo sepolcro per i cristiani, paese della montagna di Abramo da dove Maometto salì al cielo.
Tuttavia, prima che le forze feudali avessero il tempo di organizzarsi, una massa disordinata di uomini e donne si mise in marcia verso Gerusalemme guidata da Gualtiero Senz’Averi e Pietro l’Eremita. Questa crociata detta popolare o dei pezzenti perpetrò massacri e saccheggi lungo la marcia, furono essi a compiere i primi pogrom (termine di origine russa, devastazione, massacro, saccheggio) contro le comunità ebraiche, finché furono decimati in Ungheria e poi sterminati dai Turchi.
La prima vera crociata fu organizzata e diretta dalla nobiltà feudale (1096), tra essi spiccava Goffredo di Buglione (Francia-renania), Raimondo di Tolosa (Francia del sud), Tancredi dall’Altavilla (normanno). Dopo aver provato a strappare le terre ai bizantini, si accordarono con l’imperatore bizantino: le nuove acquisizioni territoriali sarebbero passare sotto l’autorità bizantina, poi i crociati non rispettarono i patti, conquistarono Gerusalemme nel 1099 infierendo sui vinti (sia musulmani che ebrei) compiendo una spaventosa strage.
Crociata, una parola medievale e attuale
Si formarono così piccoli stati sotto il modello feudale (Tripoli, Siria, Antiochia), chiamati stati “franchi” (dal nome con cui i musulmani chiamavano gli invasori), che rappresentavano una sorta di frontiera che avrebbe dovuto contenere il mondo islamico; la difesa di tali avamposti spettò agli ordini monastico-cavallereschi dei Templari, degli Ospitalieri, dei Cavalieri teutonici fondati a tale scopo dalla chiesa.
Nonostante la crociata i rapporti tra mondo cristiano e islamico furono molto intensi in questo periodo. I profitti di guerra, dei trasporti e degli scambi andarono alle città marinare e alle città mercantili sul mediterraneo. Le città marinare gestivano anche il trasporto dei pellegrini: ogni anno, con l’arrivo della primavera dai vari porti europei partivano i convogli che portavano cavalieri, pellegrini, soldati, mercanti in terrasanta. Fenomeno bizzarro le crociate dei bambini, che Venezia vendeva poi come schiavi.
Significato del termine
I cristiani, che avevano fatto voto di raggiungere la terrasanta, portavano una croce di stoffa cucita sull’abito. Successivamente il termine venne a indicare anche fenomeni che riguardavano non lo scontro tra cristianità e Islam, ma anche conflitti interni al mondo cristiano come, ad esempio, la crociata contro gli albigesi.
Oggi con crociata s’intende una campagna di lotta (non necessariamente di stampo religioso) organizzata per combattere abitudini, comportamenti, visioni del mondo, ma si qualifica non come una lotta progressista, ma come un atteggiamento repressivo guidato da una mentalità chiusa e retrograda: ad esempio la crociata contro la parità dei sessi, contro il diritto di voto, contro l’immigrazione, contro l’aborto. Spesso proprio le organizzazioni protagoniste di tali movimenti reazionari amano definirsi “nuovi crociati” e, parallelamente, gli estremisti islamici così bollano gli occidentali. Per continuare a leggere la versione cartacea del corso clicca qui.