Festeggiamenti a Teheran dopo l'accordo di Losanna. Usa e Iran, decenni di odio tra i “nemici-amici”. Silenzio nell’islam sunnita. Israele e la destra isterica.
di Ennio Remondino
Il mondo festeggia una speranza, con la fine (per ora) del “Grande Satana” statunitense per Teheran e dello “Stato canaglia” degli Ajatollah per Washington. Solo Israele strepita e Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza. Obama spiega a Tel Aviv che grazie all’accordo Teheran non avrà la bomba atomica.
L’Iran ridurrà le sue capacità di arricchimento dell’uranio in modo da non poter dotarsi di bomba atomica. Usa, Onu e Ue revocheranno le sanzioni a Teheran. L’intesa complessiva entro il 30 giugno. Una sola struttura di arricchimento dell’uranio a Natanz. L’Iran sospenderà due terzi della sua capacità di arricchimento passando dalle 19 mila centrifughe a 6 mila. L’attività nucleare dell’Iran sarà monitorata per 10 anni, con verifiche successive a 15-20-25. Le sanzioni potranno essere riattivate se l’Iran non rispettasse l’accordo.
Memorie laceranti. Petrolio, comunismo, islam radicale, colpi di Stato appoggiati dalla Cia.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, incontenibile, ha condannato senza possibilità d’appello l’accordo sul nucleare iraniano. In una conversazione telefonica con Obama, Netanyahu ha detto che un accordo finale sulla base di questo accordo “potrebbe minacciare la sopravvivenza di Israele”. Secondo il premier israeliano, l’accordo legittimerebbe il programma nucleare iraniano e aumenterebbe “aggressione e terrore”. Replica di Obama: “l’accordo è un progresso per una soluzione che taglia tutte le strade all’Iran per una bomba e assicura la natura pacifica del programma nucleare”.
Obama, rivolto soprattutto alle opposizioni interne, ha parlato di una “storica intesa che eviterà la bomba nucleare e, con l’accordo finale, il mondo sarà più sicuro”. “L’accordo con l’Iran non si basa sulla fiducia, ma su verifiche senza precedenti”, ha aggiunto. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha confermato, dal suo account Twitter, che sono state trovate soluzioni sui punti chiave del negoziato sul nucleare iraniano. E ha annunciato che comincia immediatamente la stesura della bozza da concludere con l’accordo tecnico dettagliato – secondo quanto già previsto – entro il 30 giugno.
Ognuno rassicura soprattutto in casa propria. “L’intesa di Losanna è una soluzione ‘win-win’, vantaggiosa per tutte le parti”. Così l’intesa preliminare conclusa dopo un periodo negoziale di 18 mesi e un rush finale di trattative durato otto giorni, viene raccontata dal ministro iraniano Javad Zarif. Un accordo “che mostra come il nostro programma sia esclusivamente pacifico, e non ostacola l’obiettivo di una energia atomica per scopi civili. Continueremo nell’attività di arricchimento, cosi come nella ricerca e sviluppo della tecnologia connessa, mentre il reattore di Arak sarà modernizzato”.
La fine del “Grande Satana” statunitense e dello “Stato canaglia” degli Ajatollah?
Petrolio, comunismo, islam radicale, proliferazione atomica, colpi di Stato appoggiati dalla Cia. Vicende dure. Dopo la caduta dello Scià Reza Palhevi, la crisi degli ostaggi dell’ambasciata Usa nel 1979 fu il momento chiave: 444 giorni di iraniani che insultavano il “Grande Satana”. Risolto il dramma a scapito della presidenza Carter non rieletto grazie anche a qualche interferenza sospetta (“October suprise”), all’indomani dell’insediamento di Reagan l’America si alleò con Saddam Hussein, che usò le armi chimiche per gassare civili iraniani: oltre 50 mila, secondo stime Cia.
La guerra Iran-Iraq finì nel 1988, ma la pensione di Reagan e la morte di Khomeini quattro mesi dopo non aprirono una nuova era. L’invasione del Kuwait da parte di Saddam nel 1990 ricordò al primo presidente Bush che “il nemico del mio nemico non è sempre mio amico”. Bill Clinton tiene le distanze, “duplice contenimento”, mentre qualcuno agita lo spettro dello “scontro di civiltà” con l’Islam. Nessun cambiamento col moderato Khatami nel 1997. Dopo le stragi dell’11 settembre, George W. Bush inserisce Teheran con Pyongyang e Baghdad tra gli “Stati canaglia” dell’Asse del Male.
Erano gli anni in cui l’Iran cominciava a costruire il reattore di Bushehr capace di produrre uranio arricchito con usi anche bellici. Tensioni elevatissime. La svolta con lo storico discorso di Obama il 2 giugno 2009 a Il Cairo: nell’evocare “un nuovo inizio” nei rapporti tra Usa e Medio Oriente, il nuovo presidente tende il ramoscello di ulivo a Teheran ammettendo, senza mai menzionare il colpo di Stato del 1953 contro Mohammed Mossadegh, che “durante la guerra fredda gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nel rovesciamento di un governo iraniano democraticamente eletto”. L’inizio della svolta.