A Roma sta montando il malcontento contro il nuovo progetto di ZTL portato avanti dal Comune. Ampi settori della società si stanno mobilitando sempre più, tanto in forme spontanee, quanto organizzate. Le forme organizzate riguardano sia i territori (quartieri, municipi ecc.), che tentativi di coordinamento cittadino unitario. Esistono infatti già diverse sigle o gruppi che rivendicano la guida del movimento. Il conflitto per l’egemonia non è una cosa che stupisce, ad ogni modo finora il movimento – in forza della sua genuinità, in quanto nato spontaneamente, dal basso – ha tenuto una qualche sorta di unitarietà. Può anche darsi che le forze in lotta per l’egemonia, finora non abbiano voluto creare spaccature per riuscire a capitalizzare il più possibile dell’aggregazione fin qui effettuata. A prescindere da tutto, il dato inoppugnabile è che finora – o almeno fino alla manifestazione dell’otto giugno scorso in Campidoglio – c’è stata una sostanziale tenuta unitaria del movimento. Adesso questa unitarietà non può essere portata avanti in quanto si sono palesate due insormontabili criticità legate rispettivamente alla presenza di fascisti e di opportunisti, il primo un problema politico specifico (ideologico) e il secondo un problema politico generale.
Sul problema ideologico – la questione dei fascisti – si potrebbe pure evitare d’argomentare, la loro presenza organizzata è un qualcosa d’inconciliabile con gli antifascisti. Tuttavia è noto che nelle lotte di massa è inevitabile che nei momenti d’aggregazione si possa finire per coinvolgere qualche fascista. Quindi, giova ricordare che in una mobilitazione sociale di massa la questione principale non è la presenza dei fascisti (che cercano di cavalcare o incanalare il malcontento popolare), bensì l’eventuale ruolo dei fascisti: se stanno da parte e a titolo personale è un conto, ma se cercano di trovare spazi in forma organizzata, fare proseliti e capitalizzare, è ben altro conto.
Alla luce di ciò, il problema della scorsa manifestazione in Campidoglio non è stato tanto (e comunque lo è) di quei tre fascisti che facevano il saluto romano, quanto di una piazza che li tollerava e non li ha cacciati.
Tuttavia, c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare in quella piazza, cioè il fatto che forme se non proprio fasciste, ma almeno ultrareazionarie, sono già riuscite a diventare egemoni. Per questo a mio avviso, per gli antifascisti si sono chiusi gli spazi di agibilità.
Il problema politico generale riguarda invece gli opportunisti. Nei nostri movimenti ce ne sono stati sempre tanti e parlare di loro sarebbe anche superfluo, ma in questa specifica battaglia gli opportunisti sono quelli che sebbene dicano di lottare per risolvere un problema del popolo, in realtà lottano per far cadere la Giunta e per candidarsi a sostituirla. Non è un passaggio innocuo. Questi sono prevalentemente soggetti di destra (e non solo, ma comunque se fossero di sinistra o di centro, il discorso sarebbe analogo), molti legati all’ex sindaco Alemanno che ora si propone come “antisistema”. A prescindere dal fatto che Alemanno non risulti essere poi così antisistema – anche perché la moglie (con cui ha condiviso buona parte del percorso politico) ora ha un incarico di governo – il problema è un altro: questi vogliono cambiare la Giunta, non il Sistema. Se questi soggetti prendessero in mano il Comune, non risolverebbero i problemi dei cittadini, continuerebbero con la stessa linea autoritaria antipopolare. Lo abbiamo visto con il governo centrale dove la Meloni si è tenuta ai margini delle “larghe intese” ponendosi su posizioni antisistema rispetto al governo Draghi, accumulando consensi e popolarità, intercettando il malcontento diffuso e facendo meravigliose promesse. Poi, una volta arrivata al governo, la Meloni ha applicato proprio l’Agenda Draghi, rinnegando quanto fino a quel momento sostenuto. A livello cittadino sta di certo succedendo la stessa cosa. Se la destra di Alemanno (o di altri) tornasse alla guida della città, continuerebbe con gli stessi provvedimenti liberticidi e discriminatori del centro-sinistra.
In definitiva, nella battaglia per la mobilità a Roma non ci sono più margini per costruire un coordinamento unitario, bisogna organizzare le forze antifasciste, ma prima sui territori e poi a livello centrale.