Sabato 1 dicembre si è svolta a Roma la kermesse di presentazione del nuovo movimento di Luigi De Magistris al Teatro Italia, la stesso teatro usato da Potere al Popolo per lanciare la propria sfida. Il teatro era pieno, poco più di un migliaio di persone, dai giovani agli anziani; presente molto ceto politico. È stato lanciato a partire dall’appello “Oltre le diseguaglianze” il nuovo fronte popolare democratico per i diritti e la giustizia, che sembra ricordare non poco il progetto di Ingroia (anch’egli ex-magistrato), ma in un fase politica nuova, dove al vecchio bipolarismo neoliberista, caratterizzato dalle proposte simmetriche del centro-destra e del centro-sinistra, si è sostituita la scelta tra la destra europeista pro-austerity e tra quella nazional-sovranista. In un quadro politico spostato ancora più a destra della fase precedente, De Magistris si candida ad aprire a forza un nuovo spazio politico a sinistra: progetto tutto da costruire.
Regia studiata, nessun esponente di Partito tra gli interventi dal palco, nonostante l’appoggio dichiarato di Rifondazione Comunista e di Sinistra Italiana, presenti in sala. Prerequisito indispensabile per poter rappresentare il nuovo movimento è la credibilità, che qualcuno non sembra conferire ai membri delle organizzazioni politiche, che se intervengono lo possono fare solo come rappresentanti di movimenti o di associazioni di massa. Ad introdurre gli interventi e a presentare la proposta politica è Enrico Panini, ex-sindacalista FLC-CGIL e segretario di Dema. Gli interventi si aprono con quello dell’attivista dalla Casa Internazionale delle Donne, Giulia Rodano. Scelta simbolica e polemica contro il Movimento 5 Stelle, verso il cui elettorato deluso di sinistra è indirizzata sostanzialmente la proposta politica. Una proposta aperta alle diverse sensibilità, un campo largo e non settario, che si inserisce nel solco del civismo e dell’europeismo riformista di sinistra. Insomma, nulla di nuovo sotto al sole.
Unico paletto messo bene in chiaro è quello dell’antifascismo, simboleggiato dall’intervento dal palco di Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica noto per le sue inchieste sulla destra neofascista, e ribadito da De Magistris con la metafora del filo spinato. Il nuovo movimento politico non è esente da un certo populismo, evidenziato dalla figura predominante di De magistris. Tra i vari temi declinati ci sono quello dei diritti e il riferimento alla Costituzione, evidenziato dalla rivendicazione della battaglia per il No al referendum costituzionale del governo Renzi. Non a caso tra i successi elencati della propria amministrazione di Napoli, De Magistris richiama in particolare l’attuazione del referendum sull’acqua pubblica, realizzata in una situazione economica difficile per l’amministrazione comunale osteggiata dal governo nazionale del PD. Tempismo studiato, poiché la discesa in campo di De Magistris è presentata come una scelta ponderata e presa per arginare l’onda nera che si sta impossessando del paese. Nette le accuse rivolte ai 5 Stelle, considerati responsabili politicamente di ciò e del tradimento perpetrato ai danni dei movimenti e del proprio elettorato.
Il sindaco riporta inoltre gli altri successi significativi che ritiene di aver conseguito a Napoli: l’aver risolto la crisi dell’immondizia e l’aver rilanciato in controtendenza la cultura, con gli artisti per le strade, mentre gli altri sindaci, del PD e della destra, emanavano ordinanze demagogiche e repressive, instaurando un clima di caccia ai poveri. Da qui il celebre “vietato vietare”, tra i motti del nuovo movimento. L’elenco dei presunti successi si accompagna alle critiche rivolte alle amministrazioni grilline, con il chiaro intento di dimostrare le proprie capacità di governo poiché De Magistris, con la sua proposta, si candida ambiziosamente a governare il paese e non a fare testimonianza.
Per raggiungere il suo obiettivo di governo De Magistris ha lanciato il suo fronte popolare, una coalizione di forze che va dall’associazionismo ai movimenti sociali, compresa l’area redditista e per i beni comuni dei centri sociali. Con essi c’è una comunità di intenti nelle scelte politiche e nel governo locale. Nessun richiamo però alla “sinistra” nel nome, perché quello che conta è fare le politiche di sinistra non richiamarsi a parole al concetto di sinistra. Una sinistra declinata sostanzialmente come diritti, beni comuni e giustizia. Poco presente il tema del lavoro, relegato a poche parole e all’intervento della lavoratrice Comdata. I movimenti sociali da riunire sono essenzialmente quelli per i diritti, contro le devastazioni ambientali e le grandi opere, piuttosto che quelli che esprimono temi di classe legati alla contraddizione capitale-lavoro. E quando la parola capitale compare negli interventi è il capitale finanziario, mai il capitale in generale, come se tutti i problemi derivassero solo dalla finanziarizzazione dell’economia, che invece invece è uno sviluppo necessario del capitalismo. Negli interventi non a caso è lasciato ampio spazio agli attivisti dei movimenti delle lotte territoriali, dal No Terzo Valico Claudio Sanita ad Enzo Tosti attivista delle lotte ambientali nella Terra dei Fuochi.
La proposta di De Magistris, del fronte dei movimenti sociali, ricorda anche la Coalizione Sociale lanciata nel 2015 da Maurizio Landini a valle del protagonismo sindacale della FIOM. La CGIL è tuttavia assente dall’incontro, anche se dal palco viene evocato Landini in un intervento, quello di Federico Martelloni della Coalizione Civica per Bologna, come futura guida del sindacato. Un auspicio, non detto, è che la CGIL dia sponda in qualche modo al nuovo progetto politico per fornirlo della gamba mancante all’interno del mondo del lavoro. Ipotesi difficile da concretizzarsi, essendosi Landini spostato molto più a destra rispetto agli anni delle lotte della FIOM e avendo gran parte degli iscritti del sindacato votato alle ultime elezioni politiche per la Lega e per il Movimento 5 Stelle. Presente, invece, il sindacato studentesco della Rete della Conoscenza, legato alla CGIL, che con il suo coordinatore nazionale Giacomo Cossu apre al dialogo reciproco per costruire l’alternativa politica.
Alla kermesse non potevano mancare degli invitati internazionali di altre forze europee, anche perché l’accelerazione della proposta politica con la formazione del nuovo contenitore avviene anche in funzione della partecipazione alla tornata elettorale europea. Elezioni a cui De Magistris ha intenzione di partecipare, sebbene ciò non sia stato ribadito nell’incontro. Gli inviti internazionali del progetto politico di De Magistris si riducono sostanzialmente ad uno, gli spagnoli di Podemos, con cui è condivisa l’ipotesi di riformare l’Unione Europea, trasformandola nell’Europa dei popoli. Interviene Marcello Belotti, italiano che vive in Catalogna, a nome di Catalogna in Comune-Podemos di Ada Colau Ballano, sindaca di Barcellona. Il suo è un intervento improntato sulla necessità di riformare l’UE con un forte richiamo al pensiero del Manifesto di Ventotene e al movimento municipalista, di cui è espressione anche De Magistris, che però deve andare oltre i confini municipali e lanciarsi nella sfida per le europee.
Gli altri interventi di Podemos sono realizzati da Jesus Santos, segretario di Unità Popolare di Madrid, e dallo stesso Pablo Iglesias, con un video registrato in italiano poiché impegnato nelle elezioni in Andalusia, che hanno visto l’affermarsi della estrema destra di Vox. L’Italia è considerato un tassello imprescindibile della riforma dell’Unione Europea, per costruire insieme un’alternativa politica che dia luogo ad una Europa diversa, ovvero una Europa sociale. Questa idea non ci convince affatto, essendo l’Unione Europea un blocco imperialista da rompere, che non può assolutamente diventare nel capitalismo un’Europa sociale dei popoli. La questione è semmai come uscire da sinistra dall’Unione Europea, costruendo un blocco sociale e un programma minimo che rendano possibile questa ipotesi, spostando con la lotta di classe i rapporti di forza che oggi sono tali da consentire solo una uscita da destra.