Il flusso continuo di profughi verso l’Europa è il risultato delle politiche occidentali di depredazione delle risorse del Terzo Mondo che ha reso impraticabile ogni sviluppo autonomo anche insediando governi asserviti ai voleri delle multinazionali. Una situazione di sfruttamento strutturale che produce conflitti interni ed internazionali, cambiamento climatico e devastazione ambientale e distruzione dell’agricoltura contadina che costituisce il tradizionale strumento di sussistenza. Si tratta di una situazione abnorme che potrà essere risolta solo quando i Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina da cui provengono profughi e migranti potranno finalmente decidere il proprio destino, giovandosi anche della cooperazione internazionale cui hanno diritto.
Ignorando le cause profonde delle migrazioni e dei flussi di profughi, la destra europea intende strumentalizzare il disagio che ne deriva anche agli indigeni, avvalendosi anche di una propaganda razzista che tende a presentare coloro che provengono dai Paesi poveri come profittatori e persone inaffidabili per le peculiari identità culturali che le contraddistinguono.
È il vecchissimo e sporco giochino del divide et impera. In fondo lo stesso che caratterizza i precettori del reddito di cittadinanza che vengono dipinti come parassiti.
Il tutto è fortemente funzionale alle esigenze del Capitale, che si avvale sempre più di manodopera straniera, in linea di massima più ricattabile, mentre vengono duramente represse, anche avvalendosi di assassinii, le lotte dei settori combattivi, come la logistica, dove è forte la presenza di immigrati.
In un’Italia che si avvia alla decrescita demografica sempre più marcata anche per effetto della crescente emigrazione dei giovani privi di prospettive, l’immissione di manodopera straniera costituisce un’esigenza imprescindibile. Ma la frusta demagogia della destra intende accreditare una propria immagine fasulla di difensora dell’italianità, litigandosi fette di elettori demuniti e sconcertati a botte di chi la spara più grossa.
In questo senso la signora Meloni, visto il flop di Salvini agli Interni, che non è certamente riuscito a contenere i flussi migratori, si era inventata la balla del blocco navale, una soluzione del tutto impraticabile alla luce del diritto internazionale, ma che forse è riuscita ad attirare qualche voto.
La realtà è che la strage di migranti nel Mediterraneo continua da vari anni e ha già provocato migliaia di vittime. Responsabili ne sono l’Unione Europea e i vari governi tra i quali quello italiano, nella sostanziale continuità delle politiche da Minniti a Salvini a Piantedosi, che di Salvini fu strettissimo collaboratore.
Sarebbe ora che venisse riconosciuta a tutti i livelli la meritoria opera delle organizzazioni non governative che hanno salvato da morte certa migliaia di persone, dovendo sottostare a una vera e propria persecuzione. L’obbligo di salvataggio delle persone in difficoltà vige da secoli ed è scolpito a chiare lettere nel diritto del mare e tra i più elementari principi della solidarietà umana. Ma per disattenderlo i governi, dal fu Di Maio all’attuale Tajani, continuano a diffondere la favola dei taxi del mare, quasi che migliaia e migliaia di persone decidano di intraprendere un viaggio periglioso, col rischio di cadere vittima della schiavitù delle torture e degli stupri da parte delle milizie libiche finanziate dal governo italiano o di morire annegate, solo perché mosse da un intento di tipo turistico.
La verità è che le forze politiche, a cominciare da quelle della destra attualmente al governo, hanno perso quasi completamente il senso della fraternità umana che costituisce la base per ogni futuro. Ci sono però fortunatamente slanci altruistici e solidali, come quello dei cittadini che hanno accolto i profughi sbarcati al porto di Catania o quello dell’ex comandante guerrigliero argentino Carlos Chicchiarelli che si è dichiarato disposto ad adottarli. Ma è tutto il popolo italiano ed europeo che deve adottare coloro che fuggono da una realtà invivibile e l’accoglienza giustamente tributata agli Ucraini in fuga dalla guerra deve valere anche per altre situazioni. Sarà solo sulla base di un sentimento di condivisione fraterna che riusciremo a garantire un futuro all’umanità.