Una condizione di vita e lavorativa all'insegna della precarietà caratterizza l'esistenza di uomini e donne che operano in appalto e subappalto all'ombra del settore pubblico. Forse, anzi molto probabilmente, negli appalti e nei subappalti del privato le condizioni sono ancora peggiori con l'omissione delle clausole sociali che in tanti casi hanno decretato licenziamenti diffusi. Quanto accade a Volterra non è un fatto isolato. Siamo di fronte a dinamiche ricorrenti in numerose città italiane. Investire nella cultura? È possibile se ci dimentichiamo della condizione lavorativa degli addetti, sorvolando sulla applicazione di contratti nazionali sfavorevoli? Gli appalti risultano convenienti quando si risparmia sulle contribuzioni retributive della forza lavoro con paghe orarie inferiori. Sono sufficienti generiche clausole sociali? Non bastano perché nelle more della autonomia organizzativa e gestionale dell'appaltatore tra una gara e l'altra possono arrivare contrazioni di servizio e orarie tali da abbattere il già esiguo monte ore lavorativo. Ma sulla cultura incombe anche un altro pericolo, quello di processi tecnologici atti a sostituire professionisti dei beni culturali con macchinette erogatrici di biglietti e\o app scaricabili gratuitamente o al costo del biglietto di ingresso. Non si tratta di prendersela con la tecnologia ma con l'utilizzo che ne viene fatto. In questo caso la digitalizzazione distrugge i posti di lavoro e alla fine conviene adattarsi anche agli enti locali che risparmieranno qualche soldo da investire magari nel rifacimento di una strada o di marciapiedi in vista delle elezioni locali. Le due giornate di lotta nella città di Volterra non si sono limitate a rivendicazioni specifiche legate all'appalto museale ma sono riuscite ad affrontare innumerevoli tematiche e non ultima la condizione di precari che dopo anni di contratti part time un domani si ritroveranno con salari da fame. Un tempo si diceva che non si poteva mangiare con la cultura. Dopo anni i professionisti dei beni culturali vengono soppiantati da personale volontario e delle associazioni. Non è il caso di Volterra ma di innumerevoli situazioni. Nulla di nuovo sotto il cielo ma la situazione è ormai fuori controllo e sempre più drammatica.
Il 29 settembre organizzazioni sindacali e lavoratori partecipano al Consiglio Comunale aperto a Volterra e il 30 settembre sarà ancora una volta sciopero dei lavoratori in appalto del sistema Museale Volterrano.
Il percorso per la salvaguardia occupazionale dei lavoratori dei servizi museali è ancora lungo e tortuoso. Il capitolato di gara non è stato ritirato. La gara sta andando avanti. Pochi giorni fa c’è stata la seduta pubblica per l’apertura delle offerte. Attendiamo la pubblicazione del verbale della seduta, per conoscere la situazione e se c‘è già l’aggiudicazione della gara.
Ribadiamo che mancano dal capitolato di gara più di 200 ore settimanali sia in estate che in inverno. Questo mette a rischio occupazione e salari. Ma è importante ricordare che non è solo questo dato a preoccuparci. Nel capitolato si dice di fare riferimento al Ccnl Federculture, ma il costo del lavoro presente nel capitolato non corrisponde al Ccnl in vigore.
C’è una pesante formula di gradimento nello stesso articolo della clausola sociale, che già di per sé debole, è introdotta da qualcosa che sembra disegnare i lavoratori come possibili sgraditi ospiti dei Musei.
In questi giorni si è svolto un tavolo ministeriale in risposta alla proclamazione dello sciopero nazionale dei sindacati confederali per la pesante situazione vissuta in molti luoghi della cultura d’ Italia dove una app potrebbe sostituire i lavoratori delle biglietterie. Anche il capitolato dei servizi museali di Volterra prevede una riduzione del 10% dei servizi qualora dovesse essere introdotta tale app. Per questo motivo sindacati e ministero hanno scelto di inserire anche Volterra nelle situazioni da monitorare e questo per noi è un risultato importante. Lo sciopero nazionale degli appalti del ministero dei beni culturali del 30 Settembre è stato ritirato per i successi ottenuti al tavolo ministeriale.
Il nostro sciopero territoriale non sarà ritirato, dobbiamo proseguire con celerità il percorso di lotta, perché il tempo per noi sta per scadere.