Panama Papers: la cattiva coscienza dell’Europa

L’inchiesta della GUE/NGL sul riciclaggio e l’evasione


Panama Papers: la cattiva coscienza dell’Europa Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Panama-papers.jpg

Nel discorso pubblico italiano, anche a sinistra, anche tra i comunisti, l’Europa è stata per decenni la dimensione “dove le cose funzionano”, almeno quando si parla di corruzione e onestà dello stato. Un modello a cui dovrebbe aspirare l’Italia, se necessario un modello da imporre con la forza a un’Italia incapace di auto riformarsi. L’inchiesta sui cosiddetti panama papers dovrebbe far venire più di un dubbio a proposito di questa mitologia, anche grazie al contributo del gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL) all’Europarlamento..

I Panama Papers e l’inchiesta europea

I Panama Papers sono un blocco di documenti riservati, raccolti da uno studio legale registrato appunto a Panama, e poi fatti trapelare agli organi di stampa. Nei documenti, si trova testimonianza della collusione tra grande capitale e governi, sui metodi usati per coprire l’elusione fiscale e per nascondere i conflitti d’interessi attraverso l’uso delle società offshore, sul riciclaggio di denaro sporco.

Il Parlamento Europeo ha avviato la Commissione d’Inchiesta PANA col mandato di investigare se e quanto le istituzioni e gli stati membri abbiano applicato correttamente, o infranto, la legislazione comunitaria, in particolare per quanto riguarda il riciclaggio di denaro sporco. Della Commissione fanno parte, per la GUE/NGL, il tedesco De Masi (Linke), lo spagnolo Urban (Podemos) e l’irlandese Carthy (Sinn Fein). A loro si aggiungono come sostituti la spagnola Albiol (Partito Comunista Spagnolo/Izquierda Unida), il greco Kouloglou (Syriza), l’italiano Maltese (L’Altra Europa) e il portoghese Viegas (Partito Comunista Portoghese).

I membri del GUE/NGL hanno contestato i limitati poteri della Commissione. A differenza delle commissioni d’inchiesta dei parlamenti nazionali, la Commissione PANA non può obbligare la Commissione Europea o gli stati membri a fornire documenti e non può chiamare a testimoniare persone fisiche che non siano volontari.

Il GUE/NGL per nuove regole alla finanza

Lo scandalo dei Panama Papers, insieme a quello LuxLekas che coinvolge il presidente della Commissione Juncker, ha messo a nudo l’insufficienza delle regola approvate nella Quarta Direttiva Anti Riciclaggio. Nella Direttiva sono mancate regole di trasparenza tali da poter accedere ai nomi dei reali possessori dei conti off shore, oltre il reticolo di prestanome e società di comodo. A questo punto non dovrebbe stupire che contro questa regola si siano schierati molti stati membri a partire dalla pietra di paragone dell’onestà e dello spirito europeo: la Germania.

Il 2017 è l’anno in cui la Quarta Direttiva dovrà essere applicata da tutti gli stati membri, pur con tutti i suoi limiti. Che questo avvenga davvero è ancora tutto da dimostrare, l’inchiesta del Parlamento Europeo ha chiarito che ancora oggi deve essere pienamente applicata da molti paesi anche la Terza Direttiva Anti Riciclaggio. Tra i paesi ritardatari, si trovano ancora paesi “virtuosi” come la Germania o il Belgio.

Cliccando qui è possibile leggere le proposte di miglioramento della Direttive avanzate da De Masi a nome della GUE/NGL.

Contro Juncker

Come abbiamo già visto, il Presidente della Commissione Europea Juncker è personalmente coinvolto nello scandalo LuxLeaks, rivelato dal consorzio di giornalisti investigativi ICIJ. Secondo i documenti resi pubblici dalla stampa il Lussemburgo, durante la presidenza Juncker si sarebbe opposto a regole per:

  1. l’istituzione di un sistema di controllo sugli accordi tra le autorità fiscali e le multinazionali;
  2. l’inchiesta sul sistema “hybrid mismatches” usato dalle multinazionali per alterare i conteggi sulle tasse;
  3. la condivisione di informazioni tra gli stati membri a proposito di accordi fiscali tra stati membri e multinazionali.

Secondo De Masi e la GUE/NGL, tutto questo: “dimostra ancora una volta che il Presidente della Commissione Europea ha vanificato gli sforzi contro gli accordi fiscali delle grandi imprese dell’Unione. Juncker fa parte del problema, non della soluzione, è assurdo che i milioni di europei che hanno sofferto per l’austerità si trovino ora il padrino dell’elusione fiscale a capo della Commissione. Gli stati membri perdono ogni anno centinaia di miliardi per colpa di questi accordi fiscali. Sono soldi necessari per massicci investimenti pubblici”.

Gli scandali e il lavoro del GUE/NGL dimostrano ancora una volta che l’Unione Europea è tutt’altro che un modello benevolo a cui gli stati indisciplinati dovrebbero rifarsi. Non è neanche la medicina amara che bisogna ingoiare pur di avere un po’ di onestà nella cosa pubblica, come sembra dire ora lo stesso governo Tsipras in Grecia. Potrà sembrare banale dirlo, ma questa vicenda ci ricorda ancora una volta che l’Unione Europea è un meccanismo che serve gli interessi del grande capitale, non quelli dei suoi cittadini, non quelli delle sue classi popolari.

04/02/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Panama-papers.jpg

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L'Autore

Paolo Rizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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