Nel mezzo dei nuovi e ripetuti attacchi alla Repubblica Bolivariana, cresce e si fa pressante la necessità di rinnovare il sostegno alla Rivoluzione Venezuelana e intensificare la lotta all’imperialismo su scala mondiale. Incontro col vice Ministro delle Relazioni Estere per l’Europa Calixto Ortega.
di Selena Di Francescantonio
Nel pomeriggio di sabato 21 febbraio il Vice Ministro per gli Affari Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Calixto Ortega, si è recato in visita alla sede milanese del Consolato Generale del Venezuela in Italia con una delegazione diplomatica del suo Paese che comprendeva Gladys F. Urbaneja Duràn, ambasciatrice del Venezuela presso la FAO, Amarilys Gutierrez Graffe del Ministero del Potere Popolare per le Relazioni Estere e il Console Generale (nonché ex sindaco di Maracaibo) Gian Carlo Di Martino.
Ortega, che è stato impegnato fino al 24 febbraio in un viaggio diplomatico in Europa, ha desiderato ricevere una delegazione formata da Giovani Comunisti di Milano, Giovani Comunisti di Monza Brianza e studenti del collettivo Dèmos S.C Alternativa Rossa, in virtù dell’impegno profuso da queste organizzazioni giovanili, anche a fianco del Consolato, nell’attività di sostegno, difesa e promozione dell’esperienza politica venezuelana nata dalla rivoluzione bolivariana di Hugo Chávez.
Nel corso dell’incontro, durato più di due ore, il Vice Ministro ha parlato a lungo del processo di trasformazione vissuto dal Venezuela nel corso di questi 16 anni trascorsi dalla presa del potere da parte di Chávez, ponendo l’accento su diversi aspetti politici ed economici di rilievo e sottolineando anche quanto e come il nostro Paese sia presente nella tradizione storica del Sudamerica; ad esempio, oltre a essere stato un italiano, il cartografo Amerigo Vespucci, ad avere ispirato il nome dell’intero continente, Ortega ha ricordato come anche il nome dell’Argentina e dello stesso Venezuela abbiano una matrice italiana: il primo ispirato dai riflessi del metallo prezioso che un esploratore italiano vide tra le mani degli indigeni sul fiume Uruguay e il secondo mutuato direttamente dalla “Serenissima”, poiché le palafitte costruite nella zona lagunare alla foce dell’Orinoco ricordavano una “piccola Venezia”.
Il Venezuela è il Paese con le più grandi riserve di petrolio al mondo, riserve che prima della rivoluzione non erano in alcun modo gestite dal Paese stesso. La stragrande maggioranza della popolazione viveva in condizione di povertà e analfabetismo, una grossa fetta della quale in povertà estrema; nel 1998, con l’avvento di Hugo Chávez alla guida del Paese, tutto questo iniziò a cambiare radicalmente, come testimoniano i dati ufficiali che vedono il tasso di povertà e disoccupazione letteralmente dimezzato, i salari e le pensioni in continuo aumento e le nazionalizzazioni dei settori-chiave come l’energia e l’estrazione mineraria, banche e telecomunicazioni. La svolta progressista così segnata ed i nuovi principi ispiratori di un Paese che aveva definitivamente voluto sotterrare il fascismo e gli orrori della IV Repubblica, vennero solennemente sanciti dalla Costituzione del 1999 nella quale si provvide altresì a rinominare il Paese in “Repubblica Bolivariana del Venezuela”, una Repubblica che innalza e tutela i diritti sociali (vita, lavoro, cultura ed educazione in primis) e che opera nel rispetto della non ingerenza tra Stati e del principio di autodeterminazione dei popoli. Ortega ha ricordato come lo stesso Chávez, che aveva dato impulso al processo che portò all’Assemblea Costituente e poi alla stesura e approvazione per via referendaria della nuova Costituzione, volle nuovamente sottoporsi all’esame delle elezioni presidenziali già nel 2000 e conferire così il massimo della legittimazione all’insediamento del suo nuovo governo, eletto nel solco, e sotto la potestà, della nuova Carta fondamentale.
Iniziò così, dunque, il lungo e complesso processo di rinnovamento in senso progressista del Venezuela bolivariano, impegnato senza posa nello sviluppo di una politica sociale ed economica sostenibile e d’avanguardia, nonché nella creazione di un processo di cooperazione tra i Paesi dell’America Latina che mirasse a potenziarli ed immunizzarli dalle ingerenze degli Stati Uniti. La politica estera rappresenta indubbiamente un punto fondamentale per il Venezuela, dal quale dipende in misura rilevante il prosieguo del successo dell’opera iniziata dal Comandante; il dinamico fronte antimperialista venezuelano è stato tra i pochi a promuovere un’opposizione ufficiale alle guerre Occidentali in Medio Oriente ed a schierarsi apertamente al fianco della popolazione palestinese di Gaza, per esempio. Per tutti questi motivi, il rischio di destabilizzazioni e di veri e propri attacchi nel Paese da parte dell’opposizione reazionaria e dell’imperialismo nordamericano è estremamente alto. Calixto Ortega, soffermandosi sulla pericolosità della campagna di discredito ai danni del suo Paese, ha detto:
“siamo di fronte ad una guerra di comunicazione, c’è tutta una campagna diffamatoria contro il nostro Paese; si dice che in Venezuela c’è una dittatura, che vengono violati i diritti umani, che non ci sono libertà politiche né di espressione quando tutto questo è assolutamente falso. Ad esempio nella sola Spagna, dal 1 Gennaio 2015 al 14 Febbraio, 45 giorni in totale, sono state pubblicate 900 pagine relative al Venezuela, il 95% delle quali ne parlavano dando contro alla Rivoluzione Bolivariana. Informazioni piene di bugie e distorsione della realtà venezuelana”.
E questo ovviamente è solo uno dei subdoli stratagemmi destabilizzatori orditi contro il Venezuela, come ha ricordato il Vice Ministro accennando alle dichiarazioni intimidatorie di Obama, nelle quali si paventava un intervento diretto nelle questioni del Paese. La recente crisi del prezzo del petrolio e il golpe sventato proprio negli scorsi giorni grazie all’intervento tempestivo del governo di Maduro testimoniano chiaramente che la Repubblica Bolivariana è nuovamente soggetta a un’aggressione sferzante e di largo raggio finalizzata a mettere fine al processo di rivoluzione.
Proprio sulla scorta della crescente preoccupazione per questa situazione e la condivisa necessità di dotare di nuovo impulso la lotta senza quartiere contro l’imperialismo e le sue guerre, nel corso dell’incontro tra la delegazione venezuelana e le organizzazioni giovanili, è stata proposta l’idea- appoggiata con convinzione dal corpo diplomatico venezuelano- di creare un fronte antimperialista di respiro intercontinentale che includa e connetta tra loro i movimenti di solidarietà e di lotta per la pace e ne rinforzi l’operato.
Per la gioventù comunista del capoluogo lombardo e della vicina Monza, l’impegno in questo progetto rappresenterebbe il coronamento di un lungo e risalente percorso di attività di collaborazione e solidarietà col Venezuela e le sue istanze ufficiali in Italia, il modo migliore possibile per proseguire nell’appoggio, nella promozione, nella diffusione della Rivoluzione Bolivariana e della preziosa eredità del comandante Hugo Chávez Frias.
In conclusione dell’incontro l’ambasciatrice Gladys Urbaneja ha annunciato che nei prossimi mesi intensificherà la sua presenza a Milano in occasione dell’inizio di EXPO 2015; se è vero, come è vero, che la Fiera Internazionale (a tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”) presenta enormi criticità legate alle speculazioni e allo sfruttamento del lavoro che restano assolutamente preponderanti e centrali, è d’altra parte vero che il lato “positivo” della faccenda, con riguardo a quanto sinora detto, risiede quantomeno nel fatto che milioni e milioni di ignari visitatori potranno avere la possibilità di entrare maggiormente in contatto anche –tra le altre- con la realtà venezuelana, prendendo coscienza di quanto profonde siano state le conquiste della Repubblica Bolivariana nelle questioni sociali, compresa l’alimentazione e la lotta contro la fame.
Dopo aver ricordato il ruolo fondamentale che hanno svolto intellettuali italiani del calibro di Antonio Gramsci nell’ispirazione del “Socialismo del XXI Secolo”, i Giovani Comunisti hanno desiderato concludere il caloroso incontro rinnovando i legami di amicizia e solidarietà e affermando che, se c’è stato un tempo in cui si diceva che tutti i democratici del Mondo avevano due patrie- la propria e la Francia rivoluzionaria- allora oggi dobbiamo dire che la seconda patria di tutti i rivoluzionari del Mondo è il Venezuela rivoluzionario.