Der Spiegel: “Tsipras, il nemico numero uno dell’austerity”. Il programma di Salonicco. A Febbraio gli incontri con l’Eurogruppo e il primo “No” della Bce. Estensione del programma di aiuti per quattro mesi. Infranti i diktat delle politiche dell’austerity. Preoccupazione in Europa per reazioni di Spagna, Portogallo e Irlanda. Scontri e molotov ad Atene contro il governo.
di Alba Vastano
Tsipras un anno fa. Non c’era sentore di una vittoria elettorale così superba, nessuno poteva avere la certezza che ce l’avrebbe fatta a diventare primo ministro. Ma sul “Der Spiegel” il giovane greco veniva già definito “il nemico numero uno dell’Europa”. Alexis si difese “…sono solo nemico della finanza e dei poteri forti. La sfida del governo é per noi una strada a senso unico. Non sarà facile, né sarà un gioco. La nostra arma é il sostegno dei cittadini, cui non chiediamo solo il voto, ma di camminare insieme. Nessun cambiamento é possibile senza partecipazione”. Sfoggiando anche una citazione disarmante: “Il nostro popolo non ha nulla da perdere che le proprie catene”.
La risposta il leader greco l’avrebbe avuta il 25 gennaio 2015. Un tripudio, quel 36,3 per cento, che lo ha portato alla carica di primo ministro. E il programma annunciato a Salonicco, il 15 settembre 2014, è ora al centro della vita di Alexis. È il punto da tenere per risollevare il suo popolo. Bisogna rinegoziare il debito. Bisogna affrontare l’emergenza umanitaria del paese.
Il programma di Salonicco
Chiediamo elezioni parlamentari immediate e un forte mandato di negoziazione con l’obiettivo di:
Cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico in modo che diventi sostenibile nel contesto di una “Conferenza europea del debito”. E’ successo per la Germania nel 1953. Può accadere anche per il Sud dell’Europa e per la Grecia.
Includere una «clausola di crescita» nel rimborso della parte restante in modo che tale rimborso sia finanziato con la crescita e non attraverso leggi di bilanci.
Includere un periodo significativo di grazia («moratoria») del pagamento del debito per recuperare i fondi per la crescita.
Escludere gli investimenti pubblici dai vincoli del Patto di Stabilità e di Crescita.
Un «New Deal Europeo» d’investimenti pubblici finanziati dalla Banca europea per gli investimenti.
Un aiuto quantitativo da parte della Banca centrale europea con acquisti diretti di obbligazioni sovrane.
Infine, dichiariamo ancora una volta che la questione del prestito forzoso durante l’occupazione nazista della Banca di Grecia è una questione ancora aperta per noi. I nostri partner lo sanno. Diventerà la posizione ufficiale del paese a partire dal nostro primo giorno al potere.
In base a questo piano ci batteremo e garantiremo una soluzione socialmente praticabile sul problema del debito della Grecia, in modo che il nostro paese sia in grado di pagare il debito residuo attraverso la creazione di nuova ricchezza e non di avanzi primari che privano la società di reddito.
Con questo programma noi porteremo avanti, mettendo in sicurezza il paese, il recupero e la ricostruzione produttiva con:
• Aumento immediato di investimenti pubblici di almeno € 4 miliardi.
• Graduale inversione di tutte le ingiustizie del Memorandum.
• Graduale ripristino di stipendi e pensioni in modo da far aumentare i consumi e la domanda.
E, all’indomani della vittoria di Syriza, lui e il suo ministro con le fattezze da Menelao “si lanciano” in Europa. Alexis é sorridente e rilassato, impassibile e fermo. Yanis ha la grinta da duro, uno che non molla. E il braccio di ferro con Bruxelles e Frau Angela inizia. È un percorso minato e arriva il primo perentorio “No” dalla Bce. Un “no” che anticipa addirittura le trattative, mettendo i due greci con le spalle al muro. I titoli di stato greci non offrono le garanzie necessarie per poter erogare liquidità, sì da agevolare il sistema creditizio bancario.
Ma si arriva all’incontro decisivo con l’Eurogruppo. Il duo Tsipras-Varoufakis lancia la proposta principale: la rinegoziazione del debito. Varoufakis chiede di allungare le scadenze e una moratoria sugli interessi. Inoltre, lo scambio dei titoli di stato con nuove tipologie di bond indicizzati alla crescita del paese. L’Eurogruppo, in un successivo incontro, si oppone decisamente e chiede alla Grecia di allinearsi ai diktat della Troika. Tsipras e il suo ministro non demordono e chiedono una proroga di quattro mesi, rimandando le proposte. La situazione si fa “calda”.
I greci si trovano tutti i paesi europei contro, comprese Italia e Francia (Renzi-Hollande) che sostengono le politiche di austerità. C’è il rischio che la Grecia debba uscire dall’euro. Sembra un incontro di boxe più che un braccio di ferro e qualcuno potrebbe cadere al tappeto. Nessuno cadrà, tantomeno i due greci che sanno tenere il punto. Il risultato é che i ministri europei accordano alla Grecia l’estensione del programma di aiuti per quattro mesi, in cambio di proposte concrete da far approvare alla Troika. Le proposte vengono presentate puntualmente dal governo greco. La situazione sembra sotto controllo. Nessuno più scalpita. Bce e Fmi però alzano ancora il sopracciglio.
Perché la Grecia preoccupa l’Europa
Sicuramente per l’ardire e le competenze di Tsipras e Varoufakis. Sono diretti, non demordono e osano. Contro l’austerity nessun paese aveva osato chiedere tanto. Ciò che preoccupa Bruxelles è che la Grecia ha messo in discussione l’autorità del sistema finanziario e ha creato un precedente.
Altri paesi in difficoltà potrebbero appellarsi in ugual modo. Spagna, Portogallo e Irlanda, che negli ultimi anni hanno subìto pesantemente i diktat di Bruxelles, hanno già fatto sentire la loro ferma protesta. In Spagna soprattutto, dove quest’anno si svolgeranno le elezioni amministrative e politiche (con Podemos in pole position), vi saranno sicuramente dei cambiamenti pari alla Grecia, se non di maggior rilievo. Quale sarà l’impatto sulle politiche neoliberiste vigenti? Il futuro primo ministro spagnolo (Iglesias?) seguirà l’esempio di Tsipras infrangendo l’insindacabilità dell’austerity? Altra preoccupazione per Bruxelles é il rapporto che la Grecia ha stabilito con Russia e Cina. È un piano “B” da non sottovalutare. La Grecia per evitare il default potrebbe accedere a finanziamenti extraeuropei. Piano “B” che l’Eurogruppo sicuramente non vede di buon occhio.
Intanto ad Atene…
Mentre Tsipras e i suoi ministri, dopo l’estenuante braccio di ferro che inizierà di nuovo fra quattro mesi con il titano europeo, cercano di tamponare l’emergenza umanitaria e ripristinare i diritti delle fasce deboli, uno sparuto gruppo di contestatori lancia molotov per protestare contro il suo governo.
Alexis rassicura: “Il disegno di legge per la protezione della prima casa sarà presentato la settimana prossima, mentre sono pubblicati nei giornali i termini e le condizioni per usufruire della legge che in pratica vieta alle banche la confisca e la vendita in asta della prima casa. Subito dopo la presentazione del disegno di legge per la protezione della prima casa, il ministero dell’Economia presenterà il disegno di legge per la regolazione dei ‘debiti rossi’ dei cittadini e delle imprese che ammontano fino ad oggi ai 85 miliardi di euro. Il governo greco pensa di istituire un ente pubblico che comprerà dalle banche i ‘debiti rossi’ che riguardano la prima casa, per garantire alle famiglie la loro sicurezza abitativa.”Tsipras, con la sua granitica determinazione, ha aperto sicuramente una breccia gettando anche il seme delle contraddizioni fra i 18 paesi europei, cui ha tenuto strenuamente testa.
Ovvio che il primo ministro greco da solo non riuscirà a costituire “L’altra Europa”. La via per la libertà e per debellare le politiche neoliberiste si traccia con l’impegno e la partecipazione di tutti i popoli. Tsipras con il suo braccio di ferro con l’Europa qualcosa c’insegna. Osare, alzare la posta, non demordere. Specie se si tratta della salvezza di un popolo in emergenza umanitaria. Specie se si tratta di ripristinare diritti umani e libertà.