Il Covid-19 negli Stati Uniti

Il disastro nella gestione della pandemia negli Usa, al di là di un presidente e di un’amministrazione imbarazzanti, è il prodotto strutturale di un sistema capitalista inadeguato a rispondere ai bisogni primari della popolazione.


Il Covid-19 negli Stati Uniti

Siamo stati informati dai mass media che Donald Trump e la sua giovane consorte sono risultati positivi al Covid-19 e ne sono rapidamente guariti. Dopo esser stato ricoverato in uno dei migliori ospedali militari e aver goduto delle migliori cure a differenza dei 220.000 statunitensi morti in questi ultimi mesi, è tornato trionfalmente alla Casa Bianca. 

Il Bollettino degli scienziati atomici informa che si sta cercando di stabilire se il presidente ha diffuso il virus tra i partecipanti a un meeting a sostegno della sua rielezione, con i quali è stato in contatto prima di risultare positivo.  

Alcuni ricercatori si sono occupati, invece, di un altro aspetto: hanno analizzato il rilevante contributo che Trump ha dato a quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiama la disinformazione, dimostrando che in questo campo è un campione, definendolo un superspreader (super divulgatore, ndr) di false notizie.

Recentemente i ricercatori della Cornell University hanno pubblicato uno studio sui 38 milioni di articoli pubblicati nei media in lingua inglese tra il 1° gennaio e il 26 maggio 2020. Le citazioni di Trump costituiscono quasi il 38% dei contenuti disinformativi in questi articoli. Conclusione dello studio: "Il presidente degli Stati Uniti è stato probabilmente il più grande motore della pandemia della disinformazione sul Covid-19".

I ricercatori della Cornell University hanno anche riferito che la maggior parte della disinformazione sul Covid-19 negli articoli analizzati è stata “trasmessa dai media senza domande o correzioni”. Solo il 16,4% è stato sottoposto a verifica.

Poco dopo la pubblicazione dello studio, e poche ore dopo aver affermato che “la fine della pandemia è in vista”, il presidente ha annunciato su Twitter di essere risultato positivo, sconcertando anche molti dei suoi seguaci.

Le scarse informazioni sulla malattia e sulla pronta guarigione del presidente con la nebbia di disinformazione che le circonda, hanno avuto la funzione di distogliere l’attenzione pubblica da altre notizie: più di 218.000 statunitensi sono morti per il Covid-19 e almeno la metà di questi per la malagestione della pandemia; gli incendi causati dal cambiamento climatico sono ancora in corso in California; oltre un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione. Tutto questo mentre il presidente non fa altro che accrescere la tensione internazionale, rifiutandosi di ritirare le sanzioni nei confronti di paesi come l’Iran e il Venezuela e facendo balenare l’opzione militare. 

Infatti, alcune fonti hanno riferito che il 2 ottobre due aerei E-6B Mercury sono stati avvistati nei cieli degli Stati Uniti. Questo tipo di aerei sono in grado di comunicare con i sottomarini lanciamissili balistici e missili nucleari, e costituiscono pertanto un anello intermedio tra la Marina degli Usa, il presidente e il segretario alla Difesa, nel caso in cui venisse deciso da questi ultimi un attacco nucleare.

Gli stessi media statunitensi considerano Trump un campione della malagestione della pandemia, ricordando che ha suggerito di uscire dalla quarantena già a Pasqua, anche se ovviamente questa accusa, non certo infondata, ha lo scopo di avvantaggiare i democratici nelle prossime elezioni presidenziali.

Nel gennaio 2018 il New York Times pubblicava un articolo intitolato Il disprezzo del presidente per la scienza, affermazione che si è rivelata profetica. Ma quando è stato scritto quel pezzo non si aveva idea delle orrende conseguenze umane del disprezzo di Trump: le migliaia di vite americane perse e milioni di mezzi di sussistenza distrutti. Ora il numero di casi confermati di Covid-19 supera gli 8 milioni, ben oltre il 2% della popolazione degli Stati Uniti, e altri milioni sono stati probabilmente infettati. Le morti negli Stati Uniti hanno superato, come sopra ricordato, le 220.000 unità, mentre i contagiati avrebbero superato gli 8 milioni e le spese federali totali, escluse le spese statali e locali, per far fronte alla crisi sanitaria superano i 3 trilioni di dollari, con oltre 14 milioni di persone rimaste nel frattempo senza lavoro.

Le grottesche inadeguatezze della risposta dell’amministrazione Trump alla pandemia Covid-19 sono state ampiamente documentate sulla stampa in questa e in altre pubblicazioniCuriosamente, tuttavia, i risultati di questa risposta caotica, non scientifica e in costante mutamento hanno attirato molta meno attenzione, anche se le affermazioni del presidente sull’uso di iniezioni di candeggina e di disinfettante sono state a dir poco strabilianti. Non si vuole dire a chiare lettere quanti americani sono morti inutilmente perché il presidente Trump si è rifiutato di affrontare rapidamente e scientificamente la pandemia.

Un tale calcolo non è particolarmente difficile da fare. Un esame delle statistiche nazionali rilevanti mostra che la risposta alla pandemia di Trump ha portato alla morte non necessaria di oltre 100.000 americani.

Il confronto della gestione della pandemia degli Stati Uniti con quella della Germania è rivelatore. Guidata dal cancelliere Angela Merkel, un chimico quantistico di formazione, quella nazione ha un solido sistema di sanità pubblica e di assistenza medica quasi universale che ha permesso di poter effettuare test approfonditi e tracciamento dei contatti. A metà gennaio aveva sviluppato e iniziato a distribuire uno dei primi nuovi test per il Covid-19 al mondo. Di conseguenza, la Germania ha registrato solo 114 decessi per milione di cittadini, parametro risultato oltre cinque volte superiore negli Stati Uniti. Con un tasso di mortalità simile, gli Stati Uniti avrebbero avuto 38.000 morti invece dei 220.000 conteggiati ufficialmente. Il differenziale di morte di 167.000 persone può essere attribuito, abbastanza ragionevolmente e scientificamente, alle omissioni e ai fallimenti dell’amministrazione Trump. Attraverso le sue azioni e inazioni, questo presidente insensibile ed egocentrico e la sua amministrazione sono responsabili di oltre la metà di tutti i decessi per Covid-19 negli Stati Uniti. Con poco più del 4% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti sono in testa al mondo nei casi confermati di Covid-19 e hanno subito il maggior numero di morti a causa della malattia, oltre il 21% del totale mondiale.

Gli articoli cui abbiamo fatto riferimento sono certo interessanti da leggere ma sono proprio come i film statunitensi, c’è sempre un eroe buono o cattivo che è causa di tutto. E ovviamente le cose non stanno così. Oltre al comportamento irresponsabile di Trump dobbiamo ricordare la mancanza nel paese più armato del mondo di un sistema sanitario universale, la presenza di ampie sacche di povertà, che riguardano soprattutto la popolazione non wasp, l’amplissima precarizzazione del lavoro, che ha costretto molti a continuare a lavorare ogni giorno, la criminalizzazione dei poveri, la presenza di milioni di senzatetto e di persone che vivono ammucchiate in abitazioni fatiscenti, i lavoratori del sistema sanitario senza protezione, lavoratori costretti a lavorare anche se malati (McDonald). Tutti aspetti che sono il risultato delle politiche delle amministrazioni sia repubblicane che democratiche ormai sempre più simili dal punto di vista politico.

È stata data ai singoli Stati la facoltà di prendere misure diverse, impedendo così interventi coordinati e collettivi. Per esempio, la quarantena in Georgia e Alabama è stata proclamata ai primi di aprile e le attività lavorative sono continuate, per questa ragione in questo momento lì la situazione è molto critica. In una situazione in cui gli operatori sanitari denunciavano la carenza dei dispositivi di protezione e cura (per esempio i respiratori), Trump ha invitato i diversi Stati a competere tra loro per l’acquisto, facendo sì che quelli più ricchi si rifornissero a discapito dei più poveri. 

È proprio il ricorrere sempre al principio della competizione e all’affermazione del primato del mercato e del profitto sui bisogni della popolazione che ha provocato il disastro sanitario, economico e sociale degli Stati Uniti. Infatti, a differenza della Cina, che ha saputo contenere meglio il contagio, questo paese si troverà ad affrontare una crisi catastrofica, il cui primo tratto è dato dall’aumento spropositato della disoccupazione.

Varie fonti, tra cui RT, hanno mostrato i tir dotati di refrigeratori contenenti i cadaveri, le fosse comuni in cui sono stati seppelliti i corpi di persone sconosciute, i rifugi dove si sono recati a dormire i poveri e i senzatetto contagiandosi a vicenda, quasi che il disegno fosse quello di disfarsi di quella che è considerata zavorra umana. 

La crisi che seguirà sarà spaventosa e, come la malattia, sta colpendo i settori più disagiati privati del lavoro e raggiunti da sussidi inferiori a quelli che sono stati elargiti ai grandi gruppi. Dei due trilioni di dollari stanziati dal Congresso solo un terzo è andata e andrà a loro, la caduta del Pil nel secondo trimestre del 2020 è stata di circa il 31% provocata dal crollo dei consumi, la disoccupazione era arrivata al 17% anche se sembra che negli ultimi tempi il tasso sia diminuito.

Comunque, certamente la situazione è socialmente esplosiva, anche perché da un lato si sono sviluppate forti manifestazioni popolari, capeggiate dal movimento antirazzista dei Black Lives Matter, dall’altro Trump sembrerebbe non accettare una sconfitta alle elezioni, cosa che provocherebbe reazioni non certo pacifiche. Qualcuno parla persino di guerra civile.

24/10/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alessandra Ciattini

Alessandra Ciattini insegna Antropologia culturale alla Sapienza. Ha studiato la riflessione sulla religione e ha fatto ricerca sul campo in America Latina. Ha pubblicato vari libri e articoli e fa parte dell’Associazione nazionale docenti universitari sostenitrice del ruolo pubblico e democratico dell’università.

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