Come je pare

L'IDF spara anche contro forze UNFIL, Netanyahu &co. fanno letteralmente quello che vogliono. L’imbarazzo del governo per cui fino a ieri “Israele ha diritto a difendersi” ma poi attacca anche le basi italiane in Libano.


Come je pare

L’esercito israeliano ha più volte e deliberatamente attaccato le basi UNFIL in Libano, sparando contro i soldati dell’ONU che si trovano lì dopo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 2006 (votata all’unanimità) proprio per monitorare la cessazione delle ostilità fra Israele e Hezbollah e vigilare sulla garanzia del rispetto della “Linea Blu”, al confine meridionale del Paese. E’ stata proprio l’UNFIL a denunciare giovedì: “Qualsiasi attacco deliberato alle forze di pace è una grave violazione del diritto umanitario internazionale”. In tutta risposta, venerdì Israele ha mirato di nuovo contro una delle torrette di osservazione ferendo 2 caschi blu, di cui uno gravemente. 

Poche ore prima dell’attacco a sorpresa in Libano che avrebbe ucciso anche Nasrallah, Netanyahu era già riuscito a disgustare la platea del Palazzo di Vetro col suo intervento miope e oltranzista con cui aveva dato della “palude antisemita” all’assembela generale ONU. Nei giorni successivi i deliri di onnipotenza sionisti avevano addirittura superato il ridicolo con la dichiarazione di “persona non grata” rivolta nei confronti del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, colpevole di avere invocato un cessate il fuoco, di avere ricordato la situazione insopportabile in cui sono soggiogati i palestinesi da 56 anni e di non avere, quindi, sufficientemente condannato l’Iran per la sua recente reazione alle incessanti e continue provocazioni israeliane. Ora Israele arriva ad aprire spudoratamente il fuoco contro una missione di peace keeping nelle cui fila spiccano i militari di Paesi, come l’Italia, che, per bocca della sua premier, reprimono la legittima e maggioritaria indignazione di piazza del proprio popolo per asserire di “stare con Israele che ha diritto a difendersi (rispettando il diritto umanitario -cit.)” 

Netanyahu e compagni fanno letteralmente quello che vogliono, i leader del mondo occidentale non lo condannano perché “Israele ha diritto a difendersi” e giù con lo sconcertante parallelismo tra il migliaio di morti del 7 ottobre e la carneficina da 40mila morti che ne è seguita ad opera delle forze sioniste e, dulcis in fundo, ora l’attacco alle forze militari dell’ONU tra cui operano anche quelle di Paesi che contribuiscono apertamente allo sforzo bellico di Israele. Un capolavoro. Non c’è che dire, bella mossa Giorgia, sempre un grande intuito nella scelta della parte dove stare. 

Ora il governo gonfia timidamente le penne e si appresta alla formale protesta contro Israele, definendo “inaccettabile” quanto accaduto contro le basi UNFIL mentre Crosetto, che chiede “rispetto per l’Italia a Israele”, è corso a convocare l'ambasciatore israeliano in Italia, e intanto si stabilisce per la prossima settimana la convocazione del tavolo dei paesi contributori di Unifil (Italia, Francia, Spagna e Irlanda). Intanto, però, il capo delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite Jean Pierre Lacroix ha fatto sapere che UNFIL ha deciso di trasferire temporaneamente 300 peacekeeper in basi più grandi per la loro sicurezza. Una decisione che svela in maniera ancor più palese che di fronte all’arroganza sionista c’è poco da fare ed è meglio mettersi in salvo: appunto, fanno come je pare.

Pare proprio, quindi, che tocca capire cosa fare con questi monelli di sionisti a cui a Natale è stato regalato qualche giocattolone spara-tutto di troppo, evidentemente, e con cui ora hanno tanta, tanta, tanta voglia di giocare. D’altra parte possiamo ben immaginare lo sconcerto di Giorgia e soci, visto che l’Italia è il terzo Paese per vendita di armi a Israele (e pare che non si possa escludere che il finanziamento sia proseguito anche dopo il 7 ottobre 2023, come riportato da un articolo di Altraeconomia che riprendeva dati ISTAT pubblicato lo scorso febbraio).

Più spensierata invece ci appare la Germania, ultimamente sempre molto disinvolta quando si tratta di delirare sulle follie guerrafondaie. Dopo gli USA infatti è proprio la Germania a finanziare più di tutti Tel Aviv, fornendo principalmente componenti per la difesa aerea e per le comunicazioni. A proposito di regali di Natale, il cancelliere Scholz in questi giorni si è affrettato a rendere noto di avere ricevuto anche quest’anno la letterina da Israele e che ben presto, a bordo di un carro illuminato e trainato dalle renne e dai simpatici aiutanti di Babbo Natale, invierà come promesso tante belle armi che sono assolutamente necessarie a difendersi contro i “subumani” che non hanno niente da fare se non prendersela immotivatamente col popolo eletto.

Ma Babbo Scholz non si dimentica mai neppur del suo nipotino prediletto Zelensky, al quale ieri a Berlino ha ribadito, durante un incontro bilaterale, che la Germania è solidamente accanto all'Ucraina, in qualità di primo sostenitore in Europa (e il secondo nel mondo) dal punto di vista militare e annunciando anche per Kiev l’arrivo del carro con le renne trainante un ulteriore pacchetto di aiuti militari (difesa aerea, artiglieria e droni) per un valore complessivo di 1,4 miliardi di euro “grazie alla collaborazione con i partner occidentali di Belgio, Danimarca e Norvegia”. 

Chissà quali altre soavi amenità ci riserva il futuro, a partire dall'imminente summit di Ramstein in cui, come noto, ancora una volta tutti i più accaniti sostenitori del conflitto si riuniscono per parlare di quello che amano di più: soldi, forniture di armi, e probabile prossima distruzione del genere umano se nessuno sarà in grado di fermare i sadici deliri di onnipotenza di un pugno di pazzi in giacca e cravatta (rectius: c’è spazio anche per il perenne abbigliamento militare del premier ucraino) che tengono sotto scacco il pianeta, assieme s’intende al folle di Tel Aviv. Spesso l’infermo guarisce, e l’infermiere muore.

11/10/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Leila Cienfuegos

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: