Cosa non è lecito aspettarsi dal 2023?

Non è lecito aspettarsi nel 2023 un miglioramento sostanziale alle condizioni di vita dei subalterni senza superare il capitalismo in una società più razionale, come quella socialista.


Cosa non è lecito aspettarsi dal 2023? Credits: https://it.wikiquote.org/wiki/Utopia

Innanzitutto non si può sperare che aumentando le spese militari e continuando ad armare incondizionatamente l’attuale governo ucraino sia possibile giungere a una pace giusta e duratura in tempi celeri o, comunque, favorire la fine dell’aggressione russa. Più si arma e si appoggia incondizionatamente un governo sempre più prigioniero dello sciovinismo come quello ucraino, più lo si incoraggia a portare avanti degli obiettivi bellici irrealizzabili, come la riconquista della Crimea e la punizione internazionale, per crimini di guerra, dell’attuale governo russo. Allo stesso modo non è lecito aspettarsi una riabilitazione del diritto internazionale, messo in crisi con l’invasione dell’Ucraina, ampliando e rafforzando la Nato, che costituisce, come la storia contemporanea ha in ogni modo dimostrato, il più pericoloso nemico del diritto democratico dei popoli all’autodeterminazione nazionale

Tanto meno è lecito immaginare che stringendo ancora di più l’alleanza con gli Stati Uniti e la Nato, appoggiando in modo sempre più incondizionato il governo sciovinista ucraino, l’Italia potrà aumentare il proprio prestigio a livello internazionale e il popolo italiano potrà vivere in modo più sicuro e felice. A livello internazionale la posizione degli italiani e, più in generale, degli europei – preoccupati esclusivamente della guerra in Ucraina e pronti ad aiutare unicamente i profughi da questo paese – è una posizione inaccettabile, prima ancora che incomprensibile. Allo stesso modo il fatto che l’Italia e, più in generale l’Unione europea, si indeboliscano per rafforzare ulteriormente Nato e Stati uniti appare, a livello internazionale, al contrario, incomprensibile, prima ancora che inaccettabile. Ancora più assurdo è sperare di aumentare la sicurezza del nostro paese e del nostro continente spingendo nella direzione di una guerra sempre più illimitata contro la seconda potenza atomica internazionale, dotata di un arsenale che, se coinvolta in una guerra totale, potrebbe rendere quasi impossibile la stessa sopravvivenza del genere umano sulla Terra. Né naturalmente è credibile pensare che il popolo italiano possa essere più felice imponendo un embargo al paese che è il principale fornitore internazionale di fonti energetiche, di cui l’Italia è così povera. In tal modo, siamo costretti a comprare le fonti energetiche dagli Stati uniti o dalle petromonarchie a prezzi estremamente elevati, o a ricomprare lo stesso gas o petrolio russo, rivenduto dagli indiani a prezzi più elevati, dopo averlo acquistato dai russi a prezzi di occasione.

Non è altrettanto lecito immaginare di potersi ergere a paladini dei diritti umani, della pace nel mondo, della lotta al terrorismo, della diffusione della democrazia, della lotta al totalitarismo, dei diritti delle donne, della libertà di religione, di pensiero, di parola etc. sostenendo la Nato ed essendo alleati degli Stati uniti, di Israele, dell’Arabia saudita, del Qatar, degli Emirati Arabi Uniti etc.

Né è lecito pensare di poter essere credibili sul piano internazionale sostenendo con ogni mezzo necessario chi si batte per il diritto degli ucraini all’autodeterminazione nazionale e, al contempo, appoggiando in ogni modo chi nega tale diritto ai palestinesi etc. Non è lecito sperare in un qualche significativo miglioramento del disastro ecologico in atto senza operare attivamente in funzione del superamento del modo di produzione dominante su scala internazionale che è il primo ed essenziale responsabile di tale disastro, costruendo l’unico modo di produzione in grado di superarne in senso progressivo le contraddizioni, cioè il modo di produzione socialista.

Non è lecito autodefinirsi, ritenersi e pretendere di essere credibili come progressisti se si sostiene un modo di produzione sempre più ingiusto e irrazionale, che ostacola progressivamente lo sviluppo delle forze produttive e produce conflitti economici e militari. Non si capisce nemmeno come ci si possa augurare di essere dei reali cristiani continuando a sostenere un sistema economico e sociale dove l’unica cosa che conta è il profitto privato, che si ottiene sfruttando e strumentalizzando un numero sempre maggiore di esseri umani, il che è palesemente in contrasto con l’unico comandamento lasciato da Gesù ai suo seguaci, cioè di amare il proprio prossimo come se stessi.

Allo stesso modo non è lecito essere orgogliosi di vivere in un paese libero, dal momento che la libertà dell’individuo sarebbe il bene più prezioso, quando quest’ultima è sempre più sottomessa e limitata da un sistema economico che non solo non lascia al singolo nessun margine decisionale, ma che è del tutto disinteressato a salvaguardare l’individuo dallo sfruttamento, visto che proprio su quest’ultimo tale modo di produzione si fonda.

Né è lecito essere orgogliosi di vivere in un paese civile quando il governo e più in profondità l’ideologia dominante e lo stesso Stato favoriscono lo sviluppo del razzismo, ossia di una credenza assolutamente antiscientifica e oscurantista. Né è possibile pretendere di essere al contempo razzisti e cristiani, dal momento che secondo il cristianesimo ogni uomo è figlio di dio e fratello in Cristo.

Tanto meno si può pensare di essere democratici, sostenendo che non sono lecite le lotte politiche e sociali contro l’attuale governo – nonostante gli stessi Stati uniti lo abbiano definito il più a destra dai tempi del governo Mussolini – in quanto chi governa avrebbe vinto le elezioni e, quindi, avrebbe tutto il diritto di governare fino alla fine della legislatura. Tanto meno è lecito avere fiducia che possa avere un effetto positivo sui lavoratori, l’avere come massimo dirigente del più grande sindacato, a livello nazionale e continentale, un individuo che si vanta – nel comizio dello sciopero generale di contro alla prima finanziaria dell’attuale governo – di aver fatto gli auguri alla presidente del consiglio di poter avere un governo stabile, che duri fino alla fine della legislatura, in modo da poter realizzare le tanto auspicate, ma non meglio determinate riforme, a patto che le porti avanti insieme ai principali soggetti sociali, cioè i sindacati confederali e Confindustria.

È altrettanto insensato continuare a credere e sperare di vivere in un paese democratico, quando il potere è sempre più nelle mani dei più ricchi e di chi ne fa gli interessi, cioè degli oligarchici, e sempre meno nelle mani dei meno ricchi, che sarebbe la ragione stessa di essere della democrazia. Quest’ultima significa e nasce storicamente dall’esigenza che il potere non resti monopolio dei più ricchi, ma passi sotto il controllo e la gestione diretta dei meno ricchi, che dovrebbero quindi divenire la classe dominante. 

Tanto più assurdo è sperare di essere credibile come democratico quando si sostiene una forza politica che, pur dichiarandosi tale, ha sempre portato avanti delle politiche liberiste, cioè favorevoli agli interessi dei più ricchi, di contro ai meno fortunati. Ancora più assurdo è ritenere che le sorti della sinistra, cioè delle forze progressiste che dovrebbero fare gli interessi dei meno ricchi, possano dipendere dal congresso di un partito che da quando è nato ha fatto sempre gli interessi dei più ricchi e potenti e non ha mai preso le parti dei subalterni, degli sfruttati, dei meno fortunati.

Tanto più se questo partito, appoggiando sempre in prima fila i governi più sfacciatamente oligarchici, ha aperto la strada al governo della sedicente destra radicale sociale. Si ricordi, inoltre, che si tratta di un partito che ha fatto di tutto perché prima nelle elezioni nazionali e ora anche in decisive elezioni regionali, come quelle del Lazio, non si crei una coalizione di forze che possa sbarrare la strada del potere e del governo alla destra più radicale ed estrema dai tempi del Ventennio fascista.

Ancora più assurde appaiono le speranze che i sedicenti nazionalisti più radicali, oggi al governo, possano fare realmente gli interessi del nostro paese, dimostrandosi ancora una volta i migliori alleati – su un piano decisamente subalterno – degli Stati Uniti d’America. Si tratta, peraltro, di forze che nessuna persona che ha occhi per vedere può considerare minimamente credibili, dal momento che sostengono di essere i più accesi nazionalisti, mentre stanno facendo tutto il possibile per separare e rendere sempre più distanti le ricche regioni del nord, rispetto alle povere regioni del sud.

Naturalmente non è lecito aspettarsi nemmeno che un movimento da sempre qualunquista e sviluppatosi sull’onda dell’antipolitica – che ha ridotto ancora di più la rappresentanza democratica, mirando a risparmiare sul numero dei parlamentari, che si è alleato con tutti, persino con l’estrema destra, meno che con la reale sinistra, che ha governato in tutti gli ambiti senza realizzare mai misure realmente di sinistra – possa colmare l’enorme vuoto di rappresentanza che si è aperto a sinistra. Un movimento che non fa che ripetere di non essere né di destra né di sinistra, non può certo pretendere di svolgere la funzione di una reale sinistra. Tanto più che questo movimento ha fatto parte fino all’ultimo del governo Draghi, chiedendo esclusivamente di indicare il ministro dell’ambiente in Cingolani, che come è noto ha svolto nel peggiore dei modi tale funzione.

Ma arriviamo a noi! In primo luogo non è lecito sperare che la sinistra possa rinascere dalla candidatura alla guida del Pd di Elly Schlein, che si vanta di essere una “nativa” democratica, che non parla mai di questioni economiche e sociali, che è la vice di Bonaccini, senza aver mai fatto una sola battaglia per mettere in discussione la politica decisamente di destra di quest’ultimo. Senza contare che con la candidatura di bandiera di Cuperlo è praticamente certa la vittoria del renziano Bonaccini, che sposterà ancora più a destra il Pd. Ancora più vane sono le speranze di chi ha visto possibile la rinascita della sinistra in un politicante che aveva avanzato la candidatura del sindaco di Pesaro come leader del Pd il quale, dopo aver preso le distanze dall’“estremismo” di Schlein, ha finito per sostenere la candidatura di Bonaccini, fra i massimi sostenitori della secessione dei ricchi.

A livello internazionale non è lecito sperare che le condizioni di vita delle masse popolari possano migliorare rafforzando ulteriormente un'Unione Europea fondata sui princìpi, di fatto immodificabili, del neoliberismo. Né si può sperare di migliorare i rapporti di forza a livello internazionale a favore delle forze della sinistra sostenendo, persino militarmente, i governi e gli eserciti ucraini o russi, entrambi su posizioni decisamente scioviniste. Tanto meno si può pensare di lottare per la pace a livello internazionale e per un mondo multipolare sostenendo un paese che ne ha aggredito un altro. In tal modo si perderà del tutto credibilità quando si denunceranno le politiche aggressive delle potenze imperialiste.

Né si può credere che la prospettiva comunista possa risorgere dall’attuale leadership cinese, dal momento che ha completamente rinunciato a questa prospettiva, a partire dall’assurda presa di posizione per cui nel loro paese non vi sarebbe più la lotta di classe. In tal modo, non solo si rinuncia a battersi per la transizione al socialismo, ma si nega proprio la base stessa del marxismo.

Per quanto riguarda il nostro paese, non si può sperare che le condizioni politiche possano migliorare con le politiche settarie portate avanti dalla grande maggioranza delle formazioni politiche che, in un modo o nell’altro, si richiamano al comunismo e al marxismo. Il rinunciare a priori a la lotta per l’egemonia sui decisivi ceti intermedi, rifiutando a priori l’indispensabile politica delle alleanze fra le classi subalterne, significa di fatto rinunciare a incidere nella vita reale e ridursi a un ruolo di mera testimonianza.

20/01/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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