Mercoledì 21 agosto ricorreva il sessantesimo anniversario della morte di Palmiro Togliatti, Segretario generale del Partito Comunista Italiano dal 1927 fino alla sua morte avvenuta, a Jalta, il 21 agosto 1964. Dalle istituzioni non è stata ricordata la sua opera, sebbene sia stato ministro della giustizia nel Governo Parri e nel Primo Governo De Gasperi, nonché protagonista della formazione della nuova repubblica italiana e della Costituzione; questo per per noi comunisti è grave, anche perché il 19 agosto, due giorni prima, è stato invece celebrato dalle massime istituzioni il settantesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi.
Togliatti è stato commemorato soltanto da Rifondazione comunista al cimitero del Verano di Roma dove Togliatti è sepolto. Rifondazione comunista con un comunicato ufficiale ha messo in evidenza che Mattarella non ricorda Togliatti, uno dei padri della Repubblica e della Costituzione. Il comunicato di Rifondazione è stato ripreso da alcuni media, e Umberto Ranieri ha pubblicato un articolo sul giornale Il Mattino [1]. Le motivazioni ufficiali del silenzio delle istituzioni, compreso il Quirinale, che invece ha ricordato l’opera di Alcide De Gasperi, non sono state rese note. Questa non è stata una dimenticanza, dietro a questo silenzio si intravvedono scelte politiche in linea con il contesto politico attuale.
Ritenendo che sia compito degli storici quello di ricostruire la vicenda biografica di Togliatti, osserviamo invece, almeno per quel che possiamo, il contesto politico attuale. La fase politica in corso presenta vari tentativi da parte del governo di destra di modificare tratti di storia, conclamati e anche ben certificati, con interpretazioni fantasiose e comunque distorte degli eventi. L’esempio più eclatante è stato il ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine con l'uccisione di 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, trucidati a Roma il 24 marzo del 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella. Quest’ultimo venne compiuto il 23 marzo dai membri dei GAP romani e comportò l’uccisione di 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei, la polizia tedesca. Come abbiamo visto nei telegiornali, per la Seconda carica dello Stato non sarebbero questi gli avvenimenti occorsi, in quanto quelli che furono uccisi dai partigiani romani facevano parte di una banda musicale di semi-pensionati e non erano, invece, nazisti delle SS. Funziona così il revisionismo della storia da parte della Destra in Italia, inventando falsità. Questo revisionismo sistemico è un obiettivo dell’attuale governo. Al riguardo si pone un interrogativo: perché si presentano revisioni di fatti storici e si rimuove, invece, il ricordo istituzionale di un comunista come Palmiro Togliatti?
Premesso che le ragioni possono essere anche varie, ma aver ricordato Alcide De Gasperi sperticatamente ha posto le istituzioni del governo di Destra sotto una ideale copertura atlantista, ed è questa la ragione, secondo me principale, che ha attivato, invece, il silenzio sulla figura di Togliatti. Questi infatti non era atlantista, e nei comunicati doveva essere spiegato il perché, ma si voleva tacere sul tema. Com’è noto la fase in corso è caratterizzata dal continuo rilancio dell’economia di guerra; Ursula von der Leyen vuole un sistema di difesa completo con uno scudo aereo europeo. Usa e Ue, come non mai, in questa fase hanno obiettivi comuni: attivare continue guerre convenzionali, con la possibilità di deflagrare in conflitti più estesi che impiegano potenzialmente armi maggiormente distruttive. Sembra che sia stata una notizia ordinaria, ma non è stato per caso che l'Italia in quest’anno è diventata il quartier generale della forza di reazione della Nato; tuttavia il tema non ha avuto attenzioni nel dibattito politico. Ecco che questo quadro, anche se solo parzialmente delineato, è però sufficiente a mettere in evidenza che ricordare Togliatti era imbarazzante nonché impossibile.
Togliatti, soprattutto nel 1956, aveva previsto dove ci avrebbe portato la Nato e nella sua opera, La via italiana al socialismo [2], aveva previsto che le guerre imperialistiche non sarebbero cessate e con la guerra fredda che era in corso sarebbero state rilanciate. Togliatti aveva delineato una nuova prospettiva strategica del PCI, ma bisognava però anche in qualche modo garantire che ciò che stava accadendo nell'Unione Sovietica e nelle democrazie votate al capitalismo non avrebbe inciso sul bilancio positivo del PCI e né su quello che avevano rappresentato le lotte per il lavoro per i lavoratori e per le masse popolari italiane; ma così non è stato e non per colpa di Togliatti. Purtroppo la storia ci ha consegnato lo scioglimento del PCI che è avvenuto il 3 febbraio del 1991 durante il XX Congresso Nazionale, quando la maggioranza dei delegati approvarono la svolta della Bolognina presentata dal segretario Achille Occhetto, rilanciando la diaspora comunista in Italia che si era già avviata con il noto compromesso storico di Enrico Berlinguer.
Note:
[1] U. Ranieri, Il ricordo a 60 anni dalla morte - Quella visione protagonista di Togliatti e la doppiezza politica nel PCI, Il Mattino 21 agosto 2024 p. 38
[2] P. Togliatti, La via italiana al socialismo, Editori Riuniti, Roma, 1964