A metà degli anni settanta, nel suo libro Hegel: la coscienza e la storia, Sergio Landucci fa notare che il termine Entfremdung (estraneazione) viene introdotto da Hegel nel capitolo sullo spirito estraniatosi, il che deve far riflettere sulla sua accezione specifica in questo contesto, che non coincide affatto con l’estraneità con cui le cose si presentano originariamente all’uomo. Anche nel mondo etico c’è un rapporto di oggettivazione, ma esso è pienamente trasparente; nel mondo estraniato, al contrario, l’autocoscienza trova come negativo ciò che è pur sempre opera sua: “la «sostanza» rappresenta l’universale rispetto ai singoli; ora, essa continua ad essere prodotta, appunto attraverso l’operare degli individui, ma senza che questi si propongano quale fine l’universale (come invece avveniva nel mondo etico, per l’appunto). E perciò essi realizzano sì, variamente, o non realizzano, a seconda dei casi particolari, i loro propri fini, ma, complessivamente, trovano estraneo il mondo in cui vivono” [1].
Esisterebbe quindi in Hegel la tesi della storicità dell’estraneazione, che deve essere tenuta ben distinta dalla problematica dell’“alienazione” a livello di spirito assoluto (dove per altro Hegel si serve soltanto del termine Entäusserung). György Lukács, avendo attribuito a Hegel l’identificazione di oggettività e alienazione, ha negato la presenza nella Fenomenologia dell’estraneazione come specifica di un dato periodo storico. Ciò è stato possibile, secondo Landucci, a causa della prospettiva falsata da cui Lukács ha considerato il fenomeno, attenendosi esclusivamente alla trattazione datane da Hegel nel “sapere assoluto”, operando così una sovrapposizione dell’“alienazione” del “sapere assoluto” sulla estraneazione e l’“alienazione” dello “spirito estraniato”. Lukács sarebbe incorso in questa deformazione perché il suo riferimento teorico sono stati i Manoscritti di Marx; facendosi guidare dalle argomentazioni marxiane, egli non si è però reso conto che la denuncia di Marx verte principalmente sulla risoluzione speculativa dell’oggettività nel “sapere assoluto” e non investe le altre parti della Fenomenologia: “la celebre opposizione di oggettivazione ed estraneazione, elaborata da Marx in queste pagine, vale bene come critica della posizione che ha Hegel nel Sapere assoluto, ma non varrebbe affatto, in linea di principio, come critica della dottrina dell’estraneazione intesa in senso intrastorico, costruita da Hegel nella sezione sullo Spirito. Proprio una tale opposizione, infatti, sta al centro di questa sezione, cioè né più né meno che della dottrina hegeliana della storia del mondo nella Fenomenologia dello spirito” [2].
Note:
[1] Landucci, Sergio, Hegel: la coscienza e la storia, Firenze, La Nuova Italia 1976, p. 230.
[2] Ivi, pp. 237-38.