Fin dalla sua nascita, lo Stato di Israele aveva deciso che, prima o poi, si sarebbe dotato dell'arma nucleare. Fu il presidente israeliano Chaim Weizmann a costituire un istituto di fisica con l'obiettivo di costruire una bomba nucleare ebraica. Tuttavia, l'istituto non ottenne grandi risultati per diversi motivi, principalmente a causa del rifiuto di alcuni scienziati ebrei, che avevano lavorato al Progetto Manhattan, ma non erano disposti a sviluppare una bomba atomica per Israele, nonostante le loro origini ebraiche. Molti di loro erano pacifisti, e per diversi anni fu impossibile iniziare o progettare concretamente la costruzione dell'arma nucleare.
Un paese europeo la Francia, d'altra parte, si trovava in condizioni simili a quelle di Israele e, nei primi anni del dopoguerra, non era riuscita a dotarsi della bomba atomica. La situazione cambiò nel 1958 con l'ascesa al potere del generale Charles de Gaulle. Egli incontrò notevoli difficoltà nel dotare la Francia dell'arma nucleare, ma in suo soccorso intervennero, in maniera indiretta, gli Stati Uniti. L'amministrazione Eisenhower, seguendo la dottrina del contenimento del nazionalismo arabo, ritenne strategicamente utile consentire a Israele di acquisire l'arma nucleare. Tuttavia, non poteva farlo apertamente, pertanto decise di utilizzare la Francia come intermediaria. Questo permise alla Francia, fino ad allora esclusa dal club delle potenze nucleari, di costruire la propria bomba atomica, in cambio della sua disponibilità a passare le conoscenze acquisite ad Israele.
Gli Stati Uniti avviarono una collaborazione segreta con la Francia, che nel giro di pochi mesi consentì all'esercito francese di acquisire una capacità nucleare pari a quella della Gran Bretagna. Fu suggerito ai governanti francesi di creare la cosiddetta “Force de Frappe”, che, per molti analisti, fu più una strategia americana che una scelta autonoma di De Gaulle. Nel 1959, gli Stati Uniti fornirono alla Francia 440 chilogrammi di uranio altamente arricchito. Inoltre, in base a un accordo segreto stipulato nel 1956, la Francia applicò una clausola di reciprocità: ogni progresso francese verso la costruzione della bomba, ottenuto grazie agli Stati Uniti, doveva essere condiviso con Israele.
Dato che i test delle bombe atomiche richiedevano un poligono adeguato e Israele non disponeva di uno spazio geografico sufficiente, le sperimentazioni furono effettuate nel poligono militare francese in Algeria, nella massima segretezza. Gli ordigni nucleari israeliani furono dunque costruiti fuori dal territorio israeliano, testati in Algeria e successivamente stoccati in una centrale atomica nel deserto del Negev, costruita con l'aiuto francese. Questo complesso sistema permise di superare il rischio di scoperta da parte dei giornalisti occidentali. La storia del tecnico israeliano Mordechai Vanunu in questa testo non verrà trattata Il reattore di Dimona entrò in funzione nel 1964. Secondo lo storico Angelo Baracca, Israele acquisì effettivamente la capacità nucleare già nel 1960. Il paradosso di questa situazione è che sia Francia sia Israele non firmarono inizialmente il Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 1968, pur aderendovi successivamente, (in realtà la Francia lo firmerà, Israele non lo ha mai fatto) e quindi formalmente non lo violarono mai, ma di fatto lo aggirarono.
La questione dei test nucleari israeliani
Un aspetto importante riguarda il mantenimento e la verifica delle testate nucleari israeliane. Israele, che secondo alcune stime possiede non meno di 300 testate, non dispone di un poligono nucleare adatto per effettuare test periodici e operazioni di manutenzione. Appare evidente che l’intervento americano sia non solo necessario, ma l'unico modo per mantenere operativa la centrale di Dimona. Le bombe atomiche richiedono controlli costanti, manutenzione e talvolta test sia in aria ma più spesso sotterranei, il che solleva la domanda: dove Israele testa le sue bombe nucleari?
Non esistono prove concrete di test nucleari condotti direttamente da Israele, ma ci sono diverse teorie:
- L’”Incidente Vela” (1979): Un'esplosione rilevata da un satellite statunitense della serie Vela vicino all'Oceano Indiano è stata interpretata da alcuni esperti come un possibile test nucleare condotto congiuntamente da Israele e Sudafrica, che all'epoca aveva stretti rapporti con Israele in ambito militare. Tuttavia, l'incidente rimane controverso e non è mai stato ufficialmente attribuito a Israele.
- Collaborazione con il Sudafrica: Durante il regime dell’apartheid, il Sudafrica potrebbe aver assistito Israele in ambito militare. Tuttavia, non esistono prove concrete di test o esperimenti congiunti legati alle armi nucleari.
- Test simulati o sotterranei: Alcuni analisti ipotizzano che Israele potrebbe aver condotto test nucleari simulati o sotterranei, ma anche in questo caso non ci sono conferme pubbliche.
In sintesi, non esistono prove definitive su dove Israele abbia testato le sue armi nucleari. Tuttavia, è plausibile che le bombe della centrale di Dimona siano sotto la supervisione e il controllo degli Stati Uniti. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che, nei conflitti arabo-israeliani, ogni minaccia nucleare israeliana è stata accompagnata da un significativo coinvolgimento di Washington.
Inoltre, è noto che, in risposta a eventuali successi militari iraniani contro Israele, gli Stati Uniti abbiano fornito a Tel Aviv i sistemi missilistici più avanzati. Il Pentagono ha inviato nella zona di Dimona un sistema di difesa anti missilistico Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) e di un centinaio di soldati statunitensi. Il THAAD è un sistema antimissilistico più sofisticato di quelli tradizionali, in grado di proteggere porzioni di territorio più estese, colpendo bersagli fino a 200 chilometri di distanza. Ciò suggerisce che gli Stati Uniti tengano a proteggere le bombe atomiche li stoccate. Questa cooperazione strategica profonda che potrebbe legittimare il sospetto che la gestione delle armi nucleari israeliane non è cosa che non riguardi gli Stati Uniti, quasi fossero un comproprietario.. È probabile che, nonostante le testate nucleari siano nominalmente israeliane, esse siano mantenute e protette dagli Stati Uniti perché in un qualche modo sono una proprietà americana.
Bibliografia:
Baracca A., Il nucleare la proliferazione nucleare ieri oggi e domani, Milano Jaca Book, 2006;
Van Creveld M., La spada e l’ulivo, storia dell’esercito israeliano, Carocci Roma 2007;
https://www.difesaonline.it/mondo-militare/il-potere-nucleare-dello-stato-disraele