Il rogo della discarica sulla Pontina vecchia. “C’era amianto nello stabilimento ECOX da cui si è generato il rogo di Pomezia, la cui nube tossica ha avvolto un’ampia porzione della campagna romana e del nord della Provincia di Latina.
Odori acri, bruciore agli occhi, nausea e vomito, queste sono le dichiarazioni di coloro che hanno richiesto aiuto all’unità di crisi costituita dall’ONA (osservatorio nazionale amianto) e coordinata dal Presidente…(…)
La combustione di materiale plastico (PVC) provoca la formazione di diossine, che sono cancerogene, e provocano diversi cancri (tanto è vero che è inserita dallo IARC nel Gruppo I dei cancerogeni), come Seveso insegna.”
“Fin da subito l’unità di crisi, costituita dall’ONA, si è attivata, con medici, tecnici e avvocati, per cercare di arginare le tremende conseguenze dello sprigionarsi degli agenti tossico-nocivi dal gigantesco rogo che dalla Pontinia Vecchia, in territorio di Pomezia, era percepibile anche a distanza di chilometri.”
Nella zona, tra Ardea e Pomezia, sembra ci siano le prove per un’evacuazione generale a seguito di disastro ambientale…solo che ciò mi fa pensare al momento in cui, persistendo il modo di trattare l’ambiente da noi e altrove, l’evacuazione riguarderà l’intero pianeta e non ci saranno più luoghi in cui spostarsi. [1] Per questo si sta esplorando la possibilità di vita su Marte?
Il fenomeno della desertificazione, ad esempio, ha fatto già registrare un sensibile avanzamento. L’O.N.A. stima che solo in Italia nel 2016, sono decedute più di 6.000 persone per esposizione ad amianto: perché non è stato tolto di mezzo il suo utilizzo in tutto il paese e dall’intero pianeta? I materiali alternativi non mancano.
I cittadini avevano segnalato i problemi che dava la discarica, il comitato della Castegnetta Cinque Poderi, perché poi non è stato dato seguito ad un intervento, seppure la risposta c’è stata dagli organi istituzionali? Perché vengono considerate emergenze questioni che sono il nostro pane quotidiano, come appunto la gestione dei rifiuti che è il tema della possibilità di avere un futuro sostenibile su questo nostro pianeta? Ecco che vengono emanate misure straordinarie, chiusura di scuole, divieto di raccolta e vendita dei prodotti agricoli nell’area di cinque chilometri. Ci sta l’ordinanza istituzionale con la citazione delle misure straordinarie previste da leggi e direttive che le amministrazioni possono emanare a seguito di eventi che mettono a rischio le comunità, come ad esempio lo smantellamento dei siti con amianto limitrofi…
La cura e il rispetto dell’ambiente, le Ecomafie
Quanti di questi episodi si sono verificati e si dovranno verificare ancora, colpendo e danneggiando la vita di migliaia di persone che neppure si rendono conto di cosa sta accadendo, come coloro che verranno al mondo e, nascendo, saranno già segnati da colpe che non gli appartengono, senza potersi sottrarre alla realtà ingiusta che erediteranno.
E tutto, perché l’umanità che li ha preceduti, non ha saputo custodire il Comune Bene prezioso che è la Natura. Perché alcuni, l’hanno saccheggiata, in nome del Pensiero Unico che li ha dominati, quel pensiero emanato da un consumismo rapace votato alla legge del massimo profitto.
Perché devono essere trattate come misure straordinarie, quelle che riguardano la gestione della quotidianità della vita comunitaria, con le sue necessità primarie e il suo diritto alla vita e alla salute? Questo è assolutamente ingiusto, ingiustificabile oltre che irrazionale.
L’aver cura degli altri è il senso profondo della nostra esistenza, costituisce il senso del nostro essere al mondo e del nostro convivere in società, però non voglio fare qui una riflessione filosofica, ma politica e pragmatica. Avere cura è il dovere primario di chi si prende la responsabilità di fronte alla comunità sociale, perché è questo il senso della responsabilità, quando ci si impegna nella politica e nelle amministrazioni, come nei servizi alla cittadinanza.
E qui tocchiamo un altro aspetto. Nella zona pometina ci sono circa 7 aziende che hanno un nome che comincia per ‘eco’. Secondo il Rapporto Ecomafie 2015 nel Lazio sono state accertate 2255 infrazioni contro l’ambiente, il 7,7% del totale del Paese, a fronte di 2022 denunce, 6 arresti e 540 sequestri.L’Osservatorio Legambiente, si interessa dei reati commessi nel “ciclo dei rifiuti” fino a quelli del “ciclo del cemento”. Per quel che riguarda i rifiuti, 486 sono le infrazioni accertate, 449 denunce, 175 sequestri.
Il II Rapporto 2016 Mafie nel Lazio [2], a cura dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, prende in esame il periodo che va dal 10 febbraio 2015 al 19 maggio 2016. Nella regione sono stati avviati nel periodo preso in esame, 16 procedimenti per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.
Un affare che interessa due campi fondamentali, riporta il rapporto: “i danni per la salute dei cittadini e dell’ambiente” e qui ci siamo; “l’alterazione del libero mercato, per le imprese che si occupano dello smaltimento legale dei rifiuti, anche speciali”
Ed ecco il punto: il compito dello smaltimento dei rifiuti che gravita nel libero mercato. Il problema (per chi lo scrive nel rapporto) è l’alterazione del libero mercato. Cosa non si farebbe per il libero mercato…
Mi permetto quindi di affermare che la gestione del ciclo dei rifiuti dovrebbe essere gestita dall’amministrazione pubblica in modo diretto e controllato. Se poi un sindaco, alle domande dei giornalisti sul funzionamento dell’azienda in questione, risponde di non saperne nulla di come venisse gestita la lavorazione, abbiamo fatto centro su come vadano le cose nel nostro Paese. E dei risultati del sistema fin qui usato, conosciamo bene gli effetti.
Note
[2] http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12817