In questa lezione Raffaele Picarelli si sofferma sul programma “non convenzionale” di acquisto di titoli della Bce detto “quantitative easing”, il famoso bazooka di Draghi, riproposto successivamente dalla governatrice Christine Lagarde. Tale programma, anziché risolvere la persistente e riacutizzata crisi in epoca pandemica, ha ulteriormente allargato, alleggerendo il sistema bancario dai titoli derivanti dalla cartolarizzazione dei debiti pubblici e privati, la pletora finanziaria. Infatti il risultato è che i titoli oggetto di acquisto aumentano le loro quotazioni e diminuiscono il rendimento, mentre la nuova liquidità che giunge al sistema bancario viene prevalentemente riorientata verso altre attività finanziarie con esigui e indiretti ritorni nell’economia reale, dovuti soprattutto all’incidenza sul tasso di cambio dell’euro e sul tasso di interesse.
La scelta di limitare l’acquisto di titoli pubblici e di farlo nel mercato secondario (cioè presso le banche e non direttamente presso gli Stati) riduce i vantaggi per lo stato debitore ma aumenta enormemente i vantaggi per le banche. Stesso discorso vale per i programmi di acquisto formalmente finalizzati ai prestiti di lungo periodo alle imprese che ugualmente vengono effettuati in favore del sistema bancario. E in caso di insolvenza dei debitori le perdite delle banche centrali nazionali saranno coperte a spese dei contribuenti.