Le liberalizzazioni imperanti dietro i subappalti

Cambiano le normative in materia di appalti ma le ombre prevalgono sulle luci. Il subappalto viene liberalizzato consentendo una oggettiva tendenza alla contrazione del costo del lavoro che si tradurrà in riduzione orarie, salariali e contributive e, probabilmente, qualche morto in più.


Le liberalizzazioni imperanti dietro i subappalti

Finita la fase transitoria del decreto Semplificazioni viene meno, a partire dal 1° novembre 2021, il limite del 50% sul subappalto. Così i fautori dell’allineamento delle norme italiane a quelle europee potranno dormire sonni tranquilli dopo le innumerevoli obiezioni comunitarie a tutela delle liberalizzazioni.

Quanto sta accadendo oggi con appalti e subappalti riporta la mente alle liberalizzazioni del settore aeroportuale invocate per anni e poi realizzatesi con tagli occupazionali e dei salari. Il richiamo alle normative europee viene solitamente ritenuto una garanzia per la forza lavoro ma le sole tutele sono a vantaggio, secondo i principi neoliberali e liberisti costitutivi dell’Ue, della concorrenza e del mercato.

Se il decreto Semplificazioni già recepiva la direttiva europea favorevole al subappalto portando lo stesso al 50%, il pensiero di cosa accadrà da oggi in avanti dovrebbe indurci a forte preoccupazione visto che i nuovi vincoli sono stati pensati per combattere regole giudicate troppe rigide in un sistema definito da sempre ingessato (terminologia classica dei padroni) ma prevenendo, al contempo, alcuni eccessi delle liberalizzazioni a tutto campo che metterebbero in seria difficoltà i committenti nei rinnovi di appalti ad alta intensità di lavoro.

Guardando alle nuove regole si capisce che sarà proibito subappaltare “la prevalente esecuzione delle lavorazioni relative al complesso delle categorie prevalenti e dei contratti ad alta intensità di manodopera”. Il limite del 50%, vigente fino a ottobre, potrebbe rientrare in ballo in altre forme. Ma se da una parte resta il divieto di subappaltare il 100% del contratto, non siamo per niente soddisfatti dei limiti previsti per la stazione appaltante alla quale è lasciata troppa discrezionalità sulle clausole sociali e sulle norme a tutela dei lavoratori e contro eventuali infiltrazioni criminali.

Per conquistare reali tutele serve quella rigidità sistemica avversata invece dal legislatore e dalle associazioni datoriali, in caso contrario le garanzie per la forza lavoro risulteranno deboli e facilmente aggirabili.

Non è poi dato sapere quante stazioni appaltanti vogliano complicarsi la vita inserendo nei bandi clausole, non prescritte dalla legge, che comportino un sistema di controlli e verifiche incompatibile con le carenze di organico negli enti pubblici.

Un appalto da fame resta tale anche quando ogni passaggio, in fase di gara e aggiudicazione, è avvenuto nel pieno rispetto delle normative. L’autentica criticità è rappresentata dalle fin troppo generiche clausole sociali, dal principio invalicabile dell’autonomia di impresa, dal mancato obbligo per le aziende subentranti di dovere assumere la forza lavoro alle stesse condizioni dell’appalto precedente, dalla riduzione del budget di spesa determinato dai bilanci pubblici e dalle regole di austerità ancora imperanti.

Il subappalto alla fine viene sdoganato: la percentuale sarà definita dalle caratteristiche tecniche dell’appalto e dalle scelte discrezionali dell’ente appaltante.

In tutta sincerità le nuove norme non rappresentano a nostro avviso condizioni sufficienti a contrastare la tendenza alla riduzione del costo del lavoro e forse la favoriscono. In linea teorica potrebbe non essere possibile applicare contratti sfavorevoli nei subappalti, ma solo in linea teorica. Infatti, stando alle nuove norme, il subappaltatore deve garantire non solo gli stessi livelli di qualità ma assicurare un trattamento economico e normativo non inferiore a quello garantito dall’appaltatore. Quindi potremmo asserire che nei subappalti saranno applicati gli stessi contratti collettivi di lavoro anche se siamo certi possano intervenire le solite scappatoie magari diversificando le attività e i processi lavorativi.

Nei prossimi mesi valuteremo sul campo l’efficacia delle nuove regole, siamo certi che sia stato un errore avere sdoganato il subappalto ma ancora più grave è non avere previsto clausole sociali stringenti e deroghe ai tetti di spesa negli appalti con maggiore intensità lavorativa. Il legislatore ha operato nell’ottica di non scontentare l’Ue guardando assai meno alle reali condizioni in cui operano milioni di lavoratrici e lavoratori, grazie anche al consueto silenzio-assenso delle organizzazioni sindacali più rappresentative.

05/11/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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