di Beatrice Bardelli
Un anno di svolta questo 2014, iniziato in gennaio con due eventi straordinari e contrapposti. La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il Porcellum, la legge elettorale che ha regolato le elezioni dei parlamentari di Camera e Senato nel 2006, 2008 e 2013 (mai eletti dai cittadini ma scelti solo dai partiti) ed il fatidico Patto del Nazareno, l’alleanza “contro natura” (politica), tra Renzi, allora solo segretario del PD, ed il pregiudicato ex premier Berlusconi di FI. Subito dopo, con Renzi diventato capo del governo, per scelta di Napolitano, quella svolta è diventata monodirezionale. Una svolta pericolosa ed autoritaria. Ripetendo il mantra mediatico “Dobbiamo cambiare l’Italia perché lo vogliono gli italiani”, Renzi, invece di cercare di risolvere la grave crisi economica che attanaglia il Paese, ha subito attaccato la struttura stessa della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza e fondata sul principio della separazione dei poteri, ed i diritti democratici garantiti dalla nostra Carta Costituzionale che i cittadini italiani hanno già salvato da un tentativo di stravolgimento con il referendum del 2006.
Forte di un Parlamento delegittimato dalla Consulta ma che, invece di dimettersi come auspicato, ha preferito sopravvivere sotto il ricatto dei partiti che li hanno scelti, Renzi ha avuto gioco facile ad imporre le “sue” regole. Rafforzando il potere dell’esecutivo (governo e premier) a cui ha attribuito di fatto anche la funzione legislativa propria del Parlamento, contraendo gli spazi di democrazia diretta dei cittadini anche attraverso una nuova legge elettorale (Italicum) e svilendo il ruolo del Senato e delle Province, trasformati da enti costitutivi della struttura portante dello Stato in enti di secondo grado. Non più eletti direttamente dai cittadini ma da amministratori, a loro volta scelti dai partiti.
Un imponente stravolgimento dell’impianto istituzionale delineato nella Costituzione del 1948, fondato sulla centralità del Parlamento e sul sistema rappresentativo, che sembra recepire gli ammonimenti della JP Morgan. Il colosso finanziario statunitense, coinvolto nella truffa dei mutui subprime, ha pubblicato, nel maggio 2013, un documento in cui dà indicazioni di tipo politico per risolvere la crisi economica di paesi come l’Italia che hanno Costituzioni con una “forte impronta socialista” perché nate dalla sconfitta dei regimi fascisti. Queste Costituzioni, che garantiscono i “diritti dei lavoratori” ed il “diritto di protestare”, secondo JP Morgan, determinano sistemi politici con esecutivi deboli poco capaci di introdurre le riforme fiscali ed economiche necessarie al consolidamento economico. E conclude: “Il banco di prova sarà l’Italia dove il prossimo governo avrà l’opportunità di avviare riforme politiche significative”. E quale riforma migliore poteva trovare il duo Renzi-Berlusconi se non quella di depotenziare la “sovranità popolare”, garantita dall’articolo 1 della Costituzione, attraverso la proposta di una nuova legge elettorale che prevede alte soglie di sbarramento insieme al premio di maggioranza, mantiene le liste bloccate decise dai partiti, nega ai cittadini la possibilità di esprimere il proprio voto diretto, eguale e libero, attraverso le preferenze, ledendo, così i principi costituzionali di uguaglianza, rappresentanza e proporzionalità? La motivazione, si ripete, è quella di garantire la governabilità. Niente di più falso. Con l’Italicum si garantirà solo il potere assoluto di pochi che decideranno della vita di tutti, dal lavoro alla scuola, dall’agricoltura all’ambiente, dalla cultura alla pace.
L’Italicum, con uno sbarramento dell’8% ai partiti che si presentano da soli (il 12% per le coalizioni), negherà la rappresentanza alla Camera a larghi strati della popolazione. Inoltre, i partiti interni alla coalizione, se non raggiungeranno il 4,5%, dovranno “regalare” i loro voti a quei partiti che avranno superato tale soglia. In più, con il premio di maggioranza previsto (la coalizione che prende il 37% dei voti si assicura il 55% dei seggi), se si andrà al ballottaggio, anche un partito con solo il 20-25% dei voti potrà assicurarsi il governo del paese divenendo di fatto il padrone del sistema costituzionale. Così, grazie all’Italicum, un’esigua minoranza potrà diventare, di colpo, “maggioranza blindata” che gestirà tutti i diritti fondamentali dei cittadini e delle istituzioni. Infatti, chi andrà al governo potrà scegliere il presidente della Repubblica, controllare direttamente o indirettamente 10 dei 15 giudici costituzionali (5 nominati dal Parlamento e 5 scelti dal Quirinale), il Consiglio Superiore della Magistratura, le Procure ed i Tribunali, e potrà espropriare la volontà dei cittadini portando da 500mila a 800mila le firme per un referendum e da 50mila a 250mila quelle per un disegno di legge popolare.
E’ questa l’Italia che vogliamo? Per questo bisogna capire che è fondamentale battersi per la difesa della Costituzione perché è la “casa” di tutti i diritti degli italiani. A cominciare dal diritto al lavoro e dal diritto di sciopero.