Fare come in Francia?

Assume un carattere di particolare interesse il confronto tra la situazione francese, dove si è costituito un Nuovo fronte popolare antifascista per impedire la vittoria del Rassemblement national e l'Italia, dove un fronte progressista disarticolato mostra notevoli difficoltà di iniziativa politica.


Fare come in Francia?

 I risultati delle recenti elezioni europee sono stati presentati nel nostro paese come una generalizzata avanzata delle destre. A ben vedere i numeri, invece, il risultato è più sfumato considerando che il gruppo del Ppe (centro-destra) è passato dal 24,96% al 26,39% con un punto e mezzo in più e gli altro gruppi di destra più radicale hanno avuto incrementi modesti: Ecr (al quale aderisce il partito della Meloni) dal 9,78% al 10,56%, Id (al quale aderisce la Lega) dal 6,95% all'8,06%.

Sul fronte più o meno progressista il quadro vede i socialisti diminuire dal 19,71% al 18,89%, mentre la Sinistra radicale cresce di pochissimo dal 5,24% al 5,42%.

In sostanza, un quadro piuttosto stabile che dovrebbe consentire la riedizione dell'alleanza tra PPE e socialisti alla guida dell'UE.

Ma ciò che appare immutato nel quadro continentale, ha assunto i caratteri della “rivoluzione” elettorale in Francia e in Germania, con il tracollo dei partiti governativi e l'affermazione netta delle destre, comprese quelle più oltranziste.

In particolare, in Francia il presidente Macron ha deciso addirittura lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e indetto nuove elezioni parlamentari per il prossimo 30 giugno.

Per una serie di circostanze, assume un carattere di particolare interesse il confronto tra la situazione francese, dove si è costituito un Nuovo fronte popolare antifascista per impedire la vittoria del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e l'Italia, dove un fronte progressista disarticolato tra Pd, 5 Stelle, Alleanza verdi sinistra e sinistra extraparlamentare (Pace terra dignità, Potere al popolo, ecc.) mostra notevoli difficoltà di iniziativa politica.

In Francia

Il Rassemblement national ha toccato quota 31,37%, mentre la coalizione di forze organizzata intorno ai centristi macroniani ha raggiunto il 14,60%. In pratica, il risultato è stato il crollo dell'asse intorno al quale ha ruotato finora il sistema politico francese che fa intravedere il pericolo concreto della vittoria dell'estrema destra alle prossime elezioni legislative.

Tuttavia, il cedimento delle forze neo liberali ha anche consentito la costituzione rapidissima del Nuovo fronte popolare che include La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon, le forze alleate del Partito socialista e del Partito comunista e dei Verdi e altre formazioni minori. La somma di queste formazioni alle recenti europee ha raggiunto il 31,73%, un numero persino superiore a quello del Rn.

La causa antifascista ha fatto prevalere finora l'unità sulle ragioni di divaricazione pure esistenti tra le forze progressiste. Basti pensare alla diversa posizione che ha La France Insoumise sulla guerra in Ucraina (no all'invio di armi a Kiev) da quella dei socialisti (favorevoli al supporto finanziario e militare all'Ucraina).

Perché mai quello che accade al di là delle Alpi diviene impossibile al di qua?

In Italia

Ciò che rende possibile l'unità delle forze della Sinistra in Francia è anche l'elemento che difetta e pertanto la rende difficile da noi. Infatti, nel Nuovo fronte popolare francese il peso della sinistra radicale (Melenchon, Pcf e altri) permette a queste formazioni con la metà dei consensi registrati alle ultime elezioni di dare un indirizzo all'intera coalizione, inserendo nel programma un robusto riaggiustamento dello stato sociale, un'indicazione pro-cessate il fuoco nel conflitto a Gaza e, tuttavia bisogna dirlo, una tendenza complessiva pro-Ucraina che minaccia di divenire comunque una grave contraddizione per un eventuale governo di sinistra.

In Italia, queste condizioni non esistono. Il Pd ha un peso del 24,1%, mentre le componenti più radicali di un'eventuale coalizione sono divisi tra loro e con percentuali molto più basse (5 Stelle 10%, Avs 6,78%, Pace Terra e Dignità, 2,2%).

Soltanto un'unità strategica delle forze più radicali del fronte progressista potrebbe controbilanciare il peso del Partito democratico che nel nostro paese, non dimentichiamolo, continua a sostenere le spese militari per l'invio di armi all'Ucraina e include al suo interno forze di inclinazione neoliberista e che sono state favorevoli al devastante progetto dell'autonomia differenziata (basti pensare a Stefano Bonaccini, presidente del Pd).

Soltanto la costituzione di un polo delle formazioni progressiste che al momento (almeno a parole) si dichiarano contro l'invio delle armi nel conflitto Russia-Ucraina potrebbe determinare un quadro diverso, più spostato a sinistra e in grado di di drenare consensi dalla massa crescente dell'astensionismo arrivato a superare il 50% di chi ha diritto al voto.

Una coalizione di questo tipo sarebbe in grado di invogliare al voto le classi popolari ormai sfiduciate, dare forza a un'alternativa per la pace, lo stato sociale, la tutela reale dell'ambiente. Se questo effetto si producesse, si creerebbero tensioni interne al Pd che potrebbero indurre una fuoriuscita della cosiddetta ala riformista legata al grande capitale e renderebbero un'alleanza con ciò che rimane di questo partito qualcosa di diverso dalla bestemmia che appare, giustamente, in questo momento alla gran parte della sinistra di classe.

Sarebbe, cioé, un avvicinamento alla situazione attuale in Francia: ovvero una congiuntura piena di insidie, ma anche con qualche prospettiva interessante.



22/06/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Paterna

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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