Lo scorso fine settimana il Brasile è stato percorso da enormi manifestazioni contro il governo Bolsonaro, superiori anche a quelle dello scorso maggio e molto più consistenti delle manifestazioni in motocicletta fatte nelle scorse settimane a favore del governo.
In totale sono state 427 le manifestazioni che hanno attraversato il paese con numeri prossimi al milione, dimostrando il progressivo allontanamento della società da Bolsonaro, proprio il 19 giugno si sono peraltro raggiunti i 500.000 morti da inizio pandemia. A San Paolo la manifestazione ha portato in piazza circa 100.000 mila persone, con parole d'ordine contro il governo e a favore di una campagna di vaccinazione di massa. Verso la fine una parte più combattiva del corteo ha chiuso una strada tra le principali della città, per denunciare le continue violenze da parte della polizia. Anche a Rio de Janeiro sono stati decine di migliaia i manifestanti accorsi, portando la solidarietà anche ai quattro contadini della Lega dei contadini poveri, arrestati durante un'operazione di sgombero di un accampamento nello Stato di Rondonia.
La consistenza di tali manifestazioni porta a pensare che la soluzione per la fine del governo Bolsonaro non sia dunque in qualche alleanza elettorale scritta a tavolino, ma nella mobilitazione popolare. Questo perché non è affatto da escludere che se tema di perdere le elezioni Bolsonaro possa decidere di forzare la mano e tentare un golpe, quanto più debole si fa la sua posizione dal punto di vista del consenso, tanto più si corre questo rischio.
Per questo è necessario che le organizzazioni di sinistra producano il massimo sforzo per allargare la mobilitazione ed estenderla ad altri settori, per rafforzare il fronte di lotta e aumentare le possibilità di successo.