Continua a tenere banco la disputa tra Cina e Vietnam che riguarda il controllo delle isole Spratly (in vietnamita Quần đảo Trường Sa) e Paracelso (Quần đảo Hoàng Sa). Dopo che nel mese di aprile il governo di Pechino aveva tentato di affermare la propria sovranità sui due arcipelaghi istituendo due nuovi distretti amministrativi: quello di Xisha, equivalente all'arcipelago delle Paracelso, e quello di Nansha, che comprende le isole Spratly. Nel 2012 la Cina aveva già istituito la città di Sansha su una delle isole Spratly, Woody Island, occupata nel 1988.
Nel mese di maggio, il Ministero degli Affari Esteri del Vietnam si è opposto al "divieto di pesca" imposto unilateralmente dalla Cina in quello che i vietnamiti chiamano il Mare Orientale, ma che è internazionalmente noto come Mar Cinese Meridionale. In passato, il governo di Hanoi aveva infatti più volte denunciato l'affondamento di alcuni pescherecci da parte di imbarcazioni militari cinesi e, secondo quanto affermato dal portavoce del Ministero degli esteri Lê Thị Thu Hằng, la decisione cinese rappresenterebbe unicamente un passo indietro nelle relazioni tra i due Paesi confinanti.
La Cina ha risposto che il divieto di pesca viene imposto annualmente, e che questo terminerà il 16 agosto. Nessuna attività di pesca è consentita nelle aree marittime sotto la sovranità cinese entro il periodo di tempo, tranne in alcuni casi, secondo il dipartimento di Hainan. Secondo Pechino, tale divieto è volto a promuovere lo sviluppo della pesca sostenibile ed al miglioramento dell'ecologia marina. Tuttavia, l'area rivendicata sottoposta a questo provvedimento include le acque del Golfo del Tonchino e quelle circostanti le isole Paracelso, che vengono rivendicate a pieno di titolo dal Vietnam, anche se sono state occupate militarmente dalla Cina nel 1974, quando l'arcipelago era controllato dal governo filostatunitense del Vietnam del Sud.
La Vietnam Fishery Society ha a sua volta affermato che "il divieto di pesca non ha alcun valore legale sulle aree marittime sotto la sovranità del Vietnam. I pescatori vietnamiti hanno il diritto di pescare nelle aree marittime sotto la sovranità del Vietnam". Il Vietnam ribadisce di essere in possesso di base giuridica completa e di prove storiche sufficienti per affermare la sua sovranità su entrambi i gruppi di isole, nonché i suoi diritti legali sulle sue acque in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), alla quale il Vietnam ha aderito nel 1982.
Il 14 maggio, il portavoce del Ministero degli esteri del Vietnam ha anche denunciato alcune operazioni militari svolte dall'aviazione cinese sui cieli delle isole Spratly: “Le attività degli altri Paesi devono rispettare le pertinenti disposizioni del diritto internazionale, rispettare la sovranità e i diritti legali dei Paesi costieri e contribuire alla pace, alla sicurezza e alla stabilità nel Mare Orientale”, ha dichiarato Lê Thị Thu Hằng.
Ovviamente, l'aumentare delle tensioni tra Vietnam e Cina è stato sfruttato dagli Stati Uniti, che hanno colto l'occasione per respingere le rivendicazioni cinesi sul Mare Orientale e sugli arcipelaghi che sono contesi anche da Vietnam, Filippine, Malaysia, Brunei e Taiwan. Il 3 giugno, l'ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Kelly Craft, ha inviato una nota diplomatica di protesta al segretario generale António Guterres: "Gli Stati Uniti respingono queste affermazioni marittime in quanto incompatibili con il diritto internazionale come indicato nella Convenzione del 1982 del diritto del mare", si legge nella nota. Questa ha rappresentato una risposta ufficiale alla nota cinese di dicembre, nella quale Pechino aveva affermato la propria sovranità sugli arcipelaghi interessati, ed ha ribadito i concetti già espressi dalla nota ufficiale inviata dal Vietnam il 30 marzo.
Tale situazione pone il Vietnam tra incudine e martello nella situazione di rivalità tra Stati Uniti e Cina per la conquista della posizione di massima potenza planetaria. Il Vietnam infatti intrattiene importanti rapporti con entrambi i Paesi: proprio di recente, Hanoi ha festeggiato i 25 anni dalla riapertura delle relazioni diplomatiche con gli USA, mentre la Cina, per la sua vicinanza geografica, resta un importante partner economico e commerciale, verso il quale il Vietnam indirizza gran parte delle proprie esportazioni di beni primari.
Il governo vietnamita ha dimostrato in passato di essere capace di gestire questa situazione scegliendo una politica di equidistanza tra le due superpotenze del XXI secolo, senza diventare uno stato vassallo di nessuna delle due. A seconda delle fasi storiche e delle necessità del momento, Hanoi ha saputo avvicinarsi alternativamente agli Stati Uniti ed alla Cina, salvaguardando allo stesso tempo la propria autonomia. Non va considerato dunque in maniera errata l'attuale connubio con Washington, al fine di respingere le rivendicazioni cinesi sulle isole Spratly e Paracelso: al contrario di ciò che alcuni pensano, il Vietnam non si appresta a diventare un avamposto statunitense in Oriente, e ad oggi sul territorio vietnamita non sono presenti rappresentanze militari straniere, né ve ne saranno nel futuro prossimo.
Tuttalpiù, il Vietnam può contare sul solido partenariato con gli altri Paesi dell'ASEAN, l'Associazione degli Stati dell'Asia del Sud-Est (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam), che unitamente respingono le rivendicazioni cinesi. Il 27 giugno, la questione del Mare Orientale è stata affrontata in occasione del vertice dell'ASEAN, la cui presidenza di turno quest'anno spetta proprio al Vietnam. L'Associazione ha rilanciato la necessità di organizzare un vertice con la Cina per discutere il Codice di condotta nel Mare Orientale: “Chiediamo alle parti di esercitare l'autocontrollo ed evitare atti che complicano ulteriormente la situazione e osservano pienamente le leggi internazionali, attuare in particolare la Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mar Cinese Meridionale nella sua interezza, riprendere i negoziati su un Codice di condotta vincolante, efficace e conforme alle leggi internazionali, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare”, ha dichiarato il primo ministro vietnamita Nguyễn Xuân Phúc in quell'occasione.
Al vertice, i leader hanno sottolineato la determinazione dell'ASEAN a rendere il Mar Cinese Meridionale un mare di cooperazione e sviluppo, sicurezza e protezione, e degno della sua posizione come componente chiave negli scambi regionali. Riferendosi alla competizione tra Stati Uniti e Cina, il leader del governo vietnamita ha ribadito che entrambi sono partner importanti per i Paesi di tutto il mondo, ed in particolare per quelli dell'Asia sudorientale. Entrambi hanno una serie di quadri per la cooperazione economica con l'ASEAN, sia bilaterali che multilaterali, che offrono una base importante per mantenere e promuovere la cooperazione: “L'ASEAN vuole sempre una regione Asia-Pacifico di pace, stabilità, prosperità e cooperazione per lo sviluppo, e sicuramente non vuole costretta a scegliere da che parte stare”, ha aggiunto il premier. “In qualità di presidente dell'ASEAN quest'anno, il Vietnam sta lavorando con gli altri membri per rafforzare la solidarietà, organizzare conferenze che coinvolgano la Cina e gli Stati Uniti sulla lotta congiunta alla pandemia, consolidare il commercio e le filiere di approvvigionamento di beni e servizi, creare condizioni favorevoli per il commercio e per le filiere di investimento, e promuovere la ripresa economica nella regione e nel mondo”, ha concluso.