Il Portogallo ha un governo “monocolore” guidato da António Costa del Partito Socialista con l’appoggio dei Comunisti e del Blocco di Sinistra. Il programma contiene misure radicali e rassicurazioni moderate all’Europa. I poteri finanziari stanno a guardare. Per ora.
di Paolo Rizzi
Dopo due mesi di crisi politica il Presidente della Repubblica portoghese Cavaco Silva ha affidato l’incarico di governo al leader del Partito Socialista (PS) António Costa.
I paletti del Presidente
Prima del via libera ai socialisti Cavaco Silva, che fa parte dell’alleanza di destra, ha voluto imporre dei “chiarimenti formali” a Costa chiedendo assicurazioni esplicite su sei punti:
• la certezza di ottenere la fiducia in Parlamento;
• la certezza di poter approvare la legge finanziaria 2016;
• il rispetto degli impegni finanziari presi con i paesi della Zona Euro. In particolare: il Patto di Stabilità e Crescita, il Fiscal Compact, il Meccanismo Europeo di Stabilità e la partecipazione all’Unione Monetaria Europea e all’Unione Bancaria;
• il rispetto degli impegni di difesa collettiva presi con la NATO;
• il mantenimento del meccanismo di concertazione tra sindacato e imprese;
• il mantenimento della stabilità finanziaria in maniera che non ci sia nessun problema di finanziamento per l’economia portoghese.
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Per quanto il Portogallo sia un paese semipresidenziale, con ampi poteri assegnati al Presidente della Repubblica, si tratta di una “entrata a gamba tesa” sui rapporti politici tra il PS e le forze di sinistra (Partito Comunista Portoghese PCP, Blocco di Sinistra e Verdi) con cui ha sottoscritto degli accordi programmatici. Di fatto è la prima volta dopo l’abbattimento della dittatura militare che un Presidente della Repubblica interviene in maniera così pesante nella formazione di un governo, per di più a tre mesi dalla scadenza del suo mandato, quando in teoria i suoi poteri dovrebbero essere limitati.
I sei punti dicono chiaramente che gli impegni presi con le sinistre non possono mettere in discussione l’applicazione dell’austerità, non possono distogliere dai doveri delle alleanze militari e non possono dare spazio a una stagione di conflitto sindacale. In particolare è minaccioso l’ultimo punto: il governo portoghese non deve avere la tentazione di uscire dall’austerità, pena la chiusura delle banche come in Grecia.
La risposta dei socialisti è stata tiepida. Costa si è limitato a rispondere con un documento che ripete il programma dei socialisti e pezzi degli accordi stipulati con le sinistre. Bisogna ricordare che il programma socialista non ha mai messo in discussione gli assunti di base dell’austerità e anche gli accordi programmatici sottoscritti con i comunisti e la sinistra prevedono di mantenere gli impegni di bilanci europei. Inoltre, il PCP ha dichiarato formalmente di non considerarsi legato da questi impegni.
Il governo
Il governo è composto di diciassette ministri più il capo del governo, tredici membri del Partito Socialista e quattro indipendenti. Tecnicamente si tratta di un governo di minoranza, a cui il Blocco e il PCP danno un appoggio esterno.
Il primo ministro Costa, prima di diventare segretario del PS nel novembre 2014, è stato ministro per gli Affari parlamentari, ministro della Giustizia e poi sindaco di Lisbona dal 2007 al 2015. Da quando è diventato capo dei socialisti ha cercato di distanziare il partito dalle politiche di austerità.
La figura cardine del nuovo governo, però, è il nuovo ministro delle finanze Mário Centeno, economista laureato ad Harvard che ha poi lavorato per la Banca Centrale del Portogallo, occupandosi soprattutto di riforme del mercato del lavoro. Come ricorda l’Associazione per la Lotta alla Precarietà, le posizioni di Centeno non sono per nulla distanti da quelle che hanno ispirato le riforme che hanno precarizzato i contratti e le vite dei lavoratori portoghesi. La tesi principale di Centeno è che nel mercato del lavoro c’è un dualismo tra lavoratori senza protezioni e lavoratori “troppo protetti” e la soluzione, ovviamente, sarebbe togliere protezioni attraverso un contratto unico che metta tutti nella stessa condizione. Ricette che ricordano tanto il Jobs Act di Renzi quanto alcune uscite degli "economisti di Repubblica.it" come Tito Boeri.
Sul piano finanziario Centeno intende sfruttare la “ripresa economica” per ridurre rapidamente il debito e contemporaneamente attuare misure espansive. In ogni caso, è Centeno stesso a porre le distanze tra il suo programma e quello delle sinistre radicali: “Chiuderemo il capitolo dell’austerità in maniera controllata e finanziariamente responsabile. Proponiamo una rottura con queste politiche ma all’interno dei patti europei”.
Per consolidare il sostegno delle sinistre, il governo ha annunciato che tra le priorità da approvare prima della fine dell’anno c’è l’aumento dello stipendio medio, che riguarda il 20% dei salariati portoghesi da 505 euro al mese a 530, per arrivare a fine legislatura a 600 mensili. Le pensioni invece dovrebbero aumentare in linea con l’inflazione se la crescita del PIL dovesse rimanere sotto il 2%. Se la crescita economica si rivelasse più forte, allora l’aumento dovrebbe essere molto più deciso.
I mercati in attesa
Le previsioni ottimiste del governo sulla crescita economica non sono però condivise da tutti. Vari economisti di destra stanno chiedendo quale sarà il “piano B” per quando i dati economici si riveleranno peggiori del previsto. Certamente queste polemiche sono in larga parte strumentali, ma la debolezza della ripresa è oggettiva ed è difficile che possa davvero sostenere sia le promesse “di sinistra” fatte in Portogallo, sia le promesse “di destra” fatte in Europa.
Sullo sfondo si aggirano i famigerati “mercati” che, per ora, non sembrano voler scatenare una tempesta su Lisbona. A registrare l’umore degli ambienti finanziari è l’agenzia Reuters che riporta l’opinione di un dirigente del Banco Carregosa: “Il mercato del debito non è spaventato dal governo di sinistra perché non pensiamo che venga messo in discussione il nocciolo degli impegni europei. Questo governo non ha nulla a che fare con Syriza. Il Partito Socialista è europeista, non ci sono problemi”.
A svolgere il ruolo del poliziotto cattivo c’è però la JP Morgan: “Pensiamo che l’esperienza del governo di sinistra sarà relativamente breve. Non saremmo sorpresi se una situazione macro economica più debole del previsto dovesse richiedere ulteriori misure di austerità fin dall’inizio del 2016. Questo potrebbe essere il primo momento di pressione sulla tenuta del governo”.