Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina

La sconfitta momentanea della Nato in Ucraina è la conseguenza della follia ideologica di usare un intero popolo come strumento per una guerra imperialista contro la Russia. Cosa faranno gli Stati Europei?


Dall’ipocrisia alla follia: disamina del suprematismo occidentale in Ucraina

Sono passati poco più di due anni dall’avvio dell’operazione militare speciale Russa in Ucraina e, contrariamente al primo anno di guerra, nel quale tutte le testate giornalistiche occidentali parlavano di un imminente disfatta russa, oggi, quelle stesse testate, cominciano a riconoscere il peso di una probabile ed imminente sconfitta della Nato. Le ragioni di quest’attuale sconfitta vanno ricercate nella logica profonda della concezione militare, quindi nelle strategie di guerra concepite dai leader politici occidentali ed Ucraini che hanno pianificato – a partire dal 2014 – questa balorda guerra di conquista condotta verso i cittadini del Donbass e verso la Russia. Ciò che sto affermando appare in aperta contraddizione con la narrazione aggredito-aggressore imposta dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione occidentali, quindi, senza affatto avere alcuna partecipazione ideale al putinismo, proverò a dimostrare, attraverso le dinamiche stesse della guerra, perché l’imperialismo occidentale è destinato a perderla e, prima questa sconfitta viene riconosciuta, minori saranno i danni per l’umanità.

Il tratto fondamentale della strategia Nato in Ucraina è quello di utilizzare la maggior parte di un popolo– in parte ideologizzato ed in misura maggiore costretto  da una dittatura fascistoide – come carne da macello per un conflitto geopolitico nei confronti delle popolazioni del Donbass e per l’indebolimento e la frammentazione della Federazione Russa come Stato. Non smetterò mai di sottolineare questo punto poiché rappresenta un’evoluzione nella tattica di guerra utilizzata dall’imperialismo la cui brutalità non è ancora apparsa in tutta la sua carica razzista alla stragrande maggioranza degli analisti e di cui il grosso dell’opinione pubblica mondiale si renderà conto solo in futuro, quando la guerra in Ucraina uscirà dalla cronaca e diventerà storia. Dentro questa dinamica l’oligopolio dell’informazione in occidente gioca un ruolo centrale. L’ideologia antirussa che si sviluppa nelle regioni occidentali dell’Ucraina e nella capitale è figlia della caduta dell’URSS ma viene pervicacemente alimentata sia dagli oligarchi ucraini che dai loro curatori europei e statunitensi, tant’è che già dal 2004 l’elettorato ucraino è costantemente e simmetricamente diviso in due fazioni: una disposta a dialogare con la Russia, l’altra sospinta ideologicamente e culturalmente verso L’UE e verso la Nato. Il passaggio di paradigma – come tutti sappiamo – avviene con il colpo di stato del Maidan del 2014, nato da una protesta popolare contro Janukovic e, trasformato, di lì a poco, in un vero e proprio colpo di Stato eseguito militarmente dai gruppi neonazisti con l’incoraggiamento attivo ed il sostegno logistico dei politici occidentali (Usa, Ue e Gran Bretagna). Lo sviluppo delle peggiori fobie antirusse e dell’ultranazionalismo ucraino, dal 2014 al 2022 è stato costantemente accompagnato da una penetrazione sempre più massiccia della presenza della Nato all’interno dell’esercito ucraino, sia dal punto di vista degli armamenti che dell’addestramento militare e del personale nato addetto all’utilizzo delle componenti più tecnologiche avanzate dell’infrastruttura militare. Il tutto è avvenuto all’interno di una guerra civile condotta dall’esercito ucraino nei confronti delle popolazioni del Donbass all’interno della quale tutti gli oppositori politici al regime di Kiev sono stati messi fuorilegge, torturati e poi arrestati. Dal 24 Febbraio del 2024, data dell’inizio dell’operazione speciale della Russia, il fatto che i carri armati russi puntavano verso Kiev, ha favorito in tutta l’Ucraina occidentale, un nuovo fermento ideologico antirusso – comprensibile per la presenza di truppe russe sino a Kiev – abilmente sfruttato dalla propaganda ucraina ed occidentale per una guerra del bene contro il male. E’ da quel momento che la mistica nazionalista comincia a sviluppare la tesi della guerra totale sino all’ultimo ucraino. Intere legioni dell’esercito vengono spedite in azioni spericolate e suicide – degne del peggiore cadornismo – con l’unico scopo di giustificare l’invio di armamenti sempre più sofisticati , a Mariupol ed in altre battaglie i cittadini del Donbass – considerati tutti nemici perché filo russi – vengono utilizzati come Scudi Umani con l’unico scopo di rallentare l’avanzata dell’esercito russo, si susseguono ondate di arruolamenti forzati in tutta l’Ucraina, a cominciare – naturalmente – da quelle regioni del Donbass sotto il controllo ucraino, per poi coinvolgere tutta la popolazione – ad eccezione dei figli di quegli stessi oligarchi che si arricchiscono con l’acquisto delle armi e che in Europa servono ad orientare l’opinione pubblica in chiave filo-ucraina. Lo schema della guerra per l’occidente è semplice: gli ufficiali della Nato si occupano del piano strategico più generale e della parte più altamente tecnologica, la classe degli oligarchi e degli alti ufficiali – compresi i nazisti – si concentrano sull’arruolamento forzato, sulla conduzione della truppa, sul mantenimento del clima di terrore e sul loro arricchimento personale tramite la corruzione, mentre il grosso della popolazione – a partire dalle classi popolari – è utilizzato come semplice e bieca carne da cannone. Gli abitanti del Donbass che non sono arruolati nelle milizie filorusse – le donne, gli anziani ed i bambini – se non sono fuggite in Russia sono state costantemente sotto il tiro del cannone, prima da Bakhmut poi da Adveka ed è per questa ragione che il comando Nato ucraino aveva fortificato a dismisura queste due città: da lì potevano partire dei continui bombardamenti, non solo diretti verso l’esercito russo – il che sarebbe normale in una logica di guerra – ma contro la popolazione civile della città di Donetzk che ogni giorno, dico ogni giorno, per ben due anni, ha subito i bombardamenti continui – in maggioranza diretti verso le case dei civili – da parte dell’esercito ucraino.

A questo punto, comprendiamo meglio il mandato internazionale emesso dal tribunale dell’AJA – emissione diretta dell’imperialismo europeo – contro Vladimir Putin per aver accolto in Russia bambini che fuggivano dalla guerra. Di fronte alla tattica del bombardamento sistematico delle città del Donbass cosa dovevano fare, forse, le mamme ed i padri dei bambini se non lasciali fuggire verso la Russia? A volte, l’ipocrisia funesta dei tribunali e dei media dell’imperialismo, letta con le lenti della critica storica, ci appare in tutto il suo folle e nauseabondo odore di sangue.

Il punto più importante, tuttavia, è che nonostante la fortissima propaganda ideologica, ucraina ed occidentale e, anche tenendo conto degli errori iniziali dell’esercito russo che, dirigendosi verso Kiev ha alimentato il nazionalismo, l’ipotesi di utilizzare un intero popolo – di cui la stragrande maggioranza, fino a poco tempo fa parlava russo e di cui una buona metà votava politici anche corrotti solo perché gli apparivano filo-russi – come carne da cannone per disintegrare la Russia è semplicemente una follia, degna della corruzione materiale e morale delle classi dirigenti europee e nordamericane. Quello che i media occidentali occultano sistematicamente è che le operazioni di guerra si compiono in Donbass e nelle regioni filorusse e la popolazione residente in quei luoghi – sia quelli controllati dai russi sia quelli controllati dagli ucraini – ha combattuto una guerra civile per 10 anni contro un regime che ha fatto dell’odio antirusso la sua bandiera ideologica, mentre la popolazione civile di quei territori, dopo una prima fase di eliminazione delle opposizioni politiche, aveva votato Zelenski poiché si era fatto portavoce delle istanze di pacificazione con quella parte di popolazione più vicina alla Russia. Sono queste le ragioni principali dell’enorme fallimento della nuova campagna di Russia dell’occidente; più passa il tempo più la guerra appare sempre più apertamente come una guerra di conquista combattuta dall’occidente utilizzando interamente l’intero popolo ucraino; ma una volta che l’esercito si stanca di essere utilizzato come carne da cannone cosa può fare la Nato? Il senso comune risponderebbe serenamente: “accettando la sconfitta e negoziando un trattato di pace con la Russia” ma l’imperialismo europeo – e qui definisco chiaramente chi sono i principali attori: Eurozona, con maggiore esposizione di Francia, Polonia, in parte Germania e paesi baltici – e Regno Unito non ingaggia una guerra solo per ragioni ideologiche poiché la base strutturale su cui questa guerra poggia e si alimenta è la crisi di sovrapproduzione di capitali che investe sia l’imperialismo americano ed in misura ancora superiore l’eurozona. E’ solo con le lenti dell’analisi marxista che si possono capire le tendenze belliciste dell’Eurozona in Ucraina, quando gli Usa, per ragioni strategiche, soprattutto con Trump, intendono abbandonare questo teatro per concentrarsi direttamente sull’Iran e la Cina. Se non si leggono i fenomeni in questa chiave non si capiscono l’entrata della Finlandia e della Svezia nella Nato, le provocazioni della Romania ,attraverso la Moldova, in Transistria, oppure l’obiettivo della Francia, della Polonia e del Regno Unito di entrare con le proprie truppe in Ucraina; si tratta di capire quanto la ricostruzione in Ucraina sia essenziale per una parte dell’Eurozona di recuperare gli investimenti fatti attraverso la fornitura di armi e se, per ricostruire, bisogna dominare il territorio, non più indirettamente, ma direttamente, attraverso un esercito di occupazione, allora bisogna prepararsi e preparare l’opinione pubblica per una guerra diretta.

L’idea viene concepita nonostante una parte consistente dell’opinione pubblica avverta in queste follie avventuristiche, il sentimento di terrore per il rischio di una guerra mondiale. Il Governo Italiano, essendo il più subalterno a quello statunitense, ed avendo anche simpatie trumpiane, su questo piano non è così oltranzista, optando più per un proseguimento della guerra a bassa intensità. Solo così si spiega la pervicacia sionista del Governo Meloni sulla questione palestinese, nonché la proposta di guidare la spedizione in Yemen. Combattere la guerra significa combattere l’economia di guerra che è strettamente connessa con la crisi economica, ma, soprattutto, connettersi empaticamente e politicamente con una parte crescente dell’opinione pubblica che ha paura, non capisce, si inquieta, giustamente per il proprio futuro e quello dei propri figli.

12/04/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Francesco Cori

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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