Pugni chiusi e bandiere della seconda repubblica. I pochi manifestanti fuori del Comitato Federale del PSOE sembrano rimasti tra i pochi a pensare che la O di “operaio” conti ancora qualcosa nella socialdemocrazia spagnola.
Il voto della dirigenza socialdemocratica ha certificato quello che era nell’aria da mesi: il PSOE si asterrà per facilitare la nascita di un nuovo governo guidato da Mariano Rajoy del Partito Popolare. I socialdemocratici baschi e catalani minacciano di rompere la disciplina del gruppo parlamentare, la loro disobbedienza non cambierebbe però il risultato: Rajoy ora ha i numeri per formare il governo.
Il commento di Alberto Garzón – portavoce di Izquierda Unida e membro del Partito Comunista – è stato netto: “Il PSOE ha scelto di schierarsi con Rajoy contro la classe operaia. Il golpe oligarchico del Re Filippo VI e Susana Diaz è completo”. Per il giorno dell’investitura di Rajoy, sono già previste manifestazioni.
Mariano Rajoy ha dovuto aspettare un anno ma alla fine è riuscito a ottenere quello che voleva: senza muoversi di un millimetro ha costretto gli altri partiti del sistema – non solo PSOE, anche i “grillini di destra” di Ciudadanos – a sostenerlo. D’altra parte Rajoy non è mai andato da nessuna parte, è riuscito a mantenere il suo “governo provvisorio in carica per l’ordinaria amministrazione” dal dicembre scorso. Anche se spesso le opposizioni hanno denunciato che il governo andava ben oltre l’ordinaria amministrazione, Rajoy ha sempre ottenuto l’appoggio istituzionale della monarchia.
Ora di fronte a Rajoy si aprono due problemi ben più grandi di convincere i socialdemocratici a lasciarlo governare. L’economia nell’ultimo anno si è attestata su una crescita attorno allo 0,8% che nell’asfittica Unione Europea sembra un numero di tutto riguardo. Sotto, però, si celano numeri ben più preoccupanti, come il 20% di disoccupazione o la deflazione che si è interrotta solo a settembre dopo più di un anno. Il secondo problema è rappresentato dalla grande spina nel fianco della destra spagnola: la Catalogna. Rajoy promette che si seguirà alla lettera la legge. Il presidente del governo catalano Puigdemont, invece, ha dichiarato che intende istituire per la seconda metà del 2017 un referendum vincolante sul processo d’indipendenza. Se possibile con il consenso del governo centrale spagnolo, ma se servirà anche contro il parere di Rajoy.