“Si può e si deve fare di meglio e di più”, questo è il giudizio del sindacato CGTP sulla legge finanziaria 2017 del Portogallo.
Il governo di minoranza del Partito Socialista, sostenuto dall’esterno dal Partito Comunista Portoghese (PCP) e dal Blocco di Sinistra (BE), ha proposto nei giorni scorsi la nuova legge di bilancio dopo un lungo lavoro di trattativa con le istituzioni europee. Secondo la CGTP, la bozza contiene alcuni punti positivi come l’innalzamento delle pensioni – misure proposta dai comunisti l’anno scorso ma allora bocciata dai socialisti - e i libri di testo gratuiti nelle scuole elementari, l’introduzione della patrimoniale sulle ricchezze immobiliari e l’eliminazione della sovrattassa (a partire dal 2017) relativa all’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRS).
Gli aspetti positivi rilevati dalla CGTP (va ricordato, sindacato legato al PCP) non sono però sufficienti. Come misure immediate la CGTP chiede l’estensione della patrimoniale anche ai possessori di titoli finanziari, lo sblocco della contrattazione collettiva, la creazione di più aliquote per rendere più progressiva l’IRS e l’introduzione della tassa di successione. Queste ultime due misure sono nominate dai documenti governativi ma rinviate a un futuro non meglio precisato.
Pur dando un giudizio generalmente positivo, la CGTP non nasconde i lati negativi e le loro cause. La finanziaria, infatti, prevede la riduzione del rapporto deficit/PIL dal 2,4 all’1,9%, un taglio che secondo il sindacato è dovuto al “marchio indelebile dell’intervento esterno e del ricatto” per cui il paese “rimane ostaggio delle politiche europee che condizionano e impediscono il suo sviluppo”[1].
La posizione del sindacato risuona con quella del PCP e del BE che si sono detti disponibili a votare la finanziaria a patto di ulteriori miglioramenti. Il Partito Comunista in particolare pone l’accento su come i limiti e gli aspetti negativi della finanziaria siano legati al programma dei socialisti, “i limiti sono ben evidenziati dal piano fiscale, dove prevale la resistenza alla tassazione dei profitti del grande capitale e della speculazione finanziaria, e dall’adozione dei parametri imposti dall’Unione Europea e dai suoi mezzi di dominazione economica e fiscale”[2].
Il governo di centro sinistra, un anno dopo
Il governo di minoranza del centrosinistra, nato grazie all’astensione delle sinistre e dei comunisti, ha ormai compiuto il primo anno di vita ed è alla sua seconda finanziaria.
Appunto un anno fa chiedevamo su La Città Futura se fosse possibile formare un governo di sinistra in Portogallo. Di certo abbiamo imparato che quello che c’è in Portogallo non è un governo della “nostra sinistra”. Le linee politiche del governo sono in mano ai socialisti che non si fanno nessuno scrupolo ad appoggiarsi a destra quando fa loro comodo. Le contrattazioni tra governo portoghese e Unione Europea sono state improntate a un realismo che non può essere quello di un “nostro” governo. Il governo portoghese non ha nessuna intenzione di rovesciare il tavolo dell’austerità, al massimo di trovare maggiori spazi d’autonomia.
D’altra parte sembra verificarsi una situazione nuova che richiede da parte nostra una maggiore attenzione: i comunisti e la sinistra non si sono imbarcati in un’avventura governativa, hanno approfittato di una congiuntura che ha reso possibile il licenziamento del governo di destra e l’instaurazione di un governo di centro-sinistra. Non c’è stata la corsa ad “assumersi la responsabilità del governo” e sembra proprio che le sinistre portoghesi abbiano ben chiara la distinzione tra stare al governo e detenere il potere.
Certamente, bisogna rilevare come in Portogallo il sistema proporzionale permetta la formazione di un governo di minoranza senza schiacciare la maggioranza parlamentare sul governo. Non a caso, questa, una delle famose caratteristiche individuate nella celeberrima lettera di JP Morgan contro le costituzioni influenzate dal “socialismo”.
La combinazione tra intelligenza tattica delle dirigenze e un sistema politico non completamente schiacciato dalla logica maggioritaria sembra aver dato vita a una situazione in cui le sinistra politiche e sindacali sono in grado di influenzare le politiche governative mentre restano autonome nella loro azione.
Una situazione che però non si potrà prolungare all’infinito. Il ministro delle finanze Centeno aveva previsto che per portare avanti contemporaneamente le promesse di sinistra e la fedeltà ai dogmi europei sul debito, sarebbe servita una crescita annua del PIL del 2%. La crescita reale è molto più bassa e il momento in cui bisognerà scegliere davvero tra fedeltà europea e fedeltà al voto dei portoghesi si avvicina.
NOTE
[2] http://www.pcp.pt/primeira-apreciacao-do-pcp-ao-orcamento-do-estado-de-2017