Quando il parlamento europeo si mostra più guerrafondaio dei vertici militari statunitensi

Fra i paradossi dell’attuale conflitto in Ucraina abbiamo da una parte il “democratico” parlamento europeo che punta sull’escalation militare, mentre i vertici del Pentagono sembrano considerare inevitabile il dialogo di pace, dall’altra Israele criticato in Occidente perché non rifornisce apertamente gli ucraini e non in quanto da decenni occupa militarmente almeno due paesi stranieri, violando in modo ben più grave dei russi il Diritto internazionale.


Quando il parlamento europeo si mostra più guerrafondaio dei vertici militari statunitensi

Con una maggioranza schiacciante di 444 voti, di contro ad appena 26 contrari e 37 astenuti, il Parlamento europeo a un anno dal conflitto aperto in Ucraina entra a gamba tesa nel dibattito apertosi fra gli alleati occidentali in merito alla richiesta del governo ucraino di inviare aerei militari. Nonostante la continua retorica dei sostenitori di “sinistra” o “progressisti” dell’Unione europea che, da sempre, si battono per rafforzare l’istituzione “democratica” del Parlamento europeo, dinanzi al Consiglio degli Stati, è proprio il primo a prendere le parti delle forze guerrafondaie più oltranziste e che maggiormente operano in funzione di una nuova guerra mondiale, scavalcando a destra in senso ultra-sciovinista anche i paesi imperialisti e filo imperialisti più favorevoli alla guerra aperta contro la Russia. Mentre persino gli Stati Uniti hanno escluso l’invio degli aerei da guerra invocati dagli ucraini e stanno ancora valutando l’invio di carri armati e missili a lunga gittata, mentre esclusivamente il governo dell’imperialismo francese [1] si era detto possibilista, quasi il 90% dei parlamentari chiedono ai 27 paesi dell’Unione europea “di prendere in seria considerazione l’invio all’Ucraina di jet da combattimento, elicotteri, adeguati sistemi missilistici e più munizioni”. Si sono inoltre impegnati a continuare a rifornire a oltranza di armi gli ucraini, sebbene proprio nelle stesse ore il Capo di Stato maggiore dell’esercito statunitense ribadiva che nessuno può vincere la guerra in corso e che, di conseguenza, l’unica possibilità reale è di far partire colloqui di pace. La schiacciante maggioranza guerrafondaia – completamente egemone in tutti i gruppi parlamentari europei a eccezione di Id, i cui principali esponenti sono Le Pen, a capo dell’estrema destra francese e Salvini principale esponente della destra radicale italiana, partiti da tempo sostenuti dal governo russo, mentre la residuale minoranza di sinistra è riuscita a spaccarsi in tre, fra favorevoli, astenuti e contrari – ha inoltre preteso che i beni russi congelati nell’Unione europea, circa 300 miliardi, “devono essere usati per la ricostruzione dell’Ucraina e per il risarcimento delle vittime di guerra”, scontrandosi in questo caso con la Svizzera, unico paese occidentale che continua a difendere il “diritto di proprietà” se legittimamente detenuto. Naturalmente a spiccare in maniera negativa è stata la delegazione italiana, in cui un solo deputato (leghista [2]) ha votato contro e solo i parlamentari del M5s si sono astenuti, compresa una deputata passata nel gruppo dei verdi. Quest’ultimo gruppo, a cui il M5s sta facendo carte false per poter aderire, ancora una volta si è distinto per essere fra i gruppi più compatti nel sostegno all’escalation militare (tutti a favore, meno uno), sino alle sue più tragiche conseguenza. Per il resto, senza, al solito, nessuna differenza fra centrodestra, centrosinistra e centro tutti si sono affrettati a esprimere il loro voto a favore.

La posizione ultra guerrafondaia del parlamento europeo entra a gamba tesa nel dibattito internazionale, proprio quando il più popoloso Stato del mondo, la Repubblica popolare cinese si propone come mediatrice per un accordo di pace e i paesi dell’America latina in blocco si rifiutano di inviare persino munizioni all’esercito ucraino, affermando di voler mantenere la loro posizione neutrale, indispensabile a favorire accordi di pace.

Il parlamento europeo inoltre, in barba a tutti i regolamenti e i precedenti della stessa Unione europea, pretenderebbe si avviassero da subito, cioè entro quest’anno, i colloqui per l’adesione ucraina all’Ue, non tenendo minimamente conto dei diversi Stati dell’Europa orientale che da anni sono in fila e portano avanti le raccomandazioni necessarie a far valere la loro candidatura.

Inoltre la stragrande maggioranza del parlamento europeo – viste le difficoltà del Consiglio dei 27 paesi membri a trovare un accordo sul decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia [3], proposto dalla Commissione che, però, si pronuncia contro sanzioni sul nucleare – richiede senza mezzi termini sanzioni più efficaci e “significativamente ampliate”. 

In conclusione proprio l’organo più “democratico” e meno oligarchico dell’Unione europea si schiera in massa dalla parte dei paesi più guerrafondai dell’Unione, come la Polonia e i Paesi baltici, che mirano a una sconfitta della Russia che imponga un cambio di regime e una revisione dei progetti di difesa europea in funzione antirussa di contro alla maggioranza del governo tedesco, più propenso a evitare una escalation militare sempre più diretta che potrebbe facilmente degenerare in una guerra atomica. Paradossalmente, dunque, la Germania – leader dei paesi con la politica economica più radicale di destra dell’Unione europea, tutta improntata all’austerity, da imporre ai paesi più deboli – in politica estera appare, nel conflitto in Ucraina, la più moderata dopo l’Ungheria [4]. Ciò non toglie che il governo tedesco e l’opinione pubblica del paese non abbia significativamente protestato di fronte alle prove sempre più schiaccianti, provenienti dal giornalismo d’inchiesta statunitense, che dimostrano come siano stari proprio i “fidi” alleati a stelle e strisce a mettere completamente fuori uso il gasdotto che consentiva al gas russo di raggiungere la Germania. Costringendo in tal modo questo paese, o a comprare il molto più costoso gas statunitense o ad acquistare da altri paesi risorse energetiche, provenienti dalla Russia, a un prezzo notevolmente superiore a quello di mercato ed enormemente maggiore di quello pagato dai rivenditori (come l’India, la Turchia e la Cina). D’altra parte, però, la Germania e il Giappone in cambio del loro ulteriore sottomissione alle politiche della Nato a guida statunitense, hanno potuto fare carta straccia delle costituzioni “pacifiste”, che proprio gli occupanti statunitensi li avevano costretti ad accettare dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Da notare infine come, paradossalmente, anche nel governo tedesco le forze più moderate e meno pacifiste socialdemocratiche abbiano le posizioni meno guerrafondaie rispetto alla Russia, mentre gli alleati di governo Verdi, tradizionalmente nel paese più radicali, in quanto i maggiori eredi della nuova sinistra, e più decisamente pacifisti, abbiano costantemente oltrepassato a destra i più prudenti riformisti, in nome di una politica apertamente militarista e guerrafondaia. Senza contare che l’attuale governo a guida socialdemocratica, in teoria meno guerrafondaio del governo precedente guidato dai partiti della destra cristiana, generalmente più favorevoli alle politiche aggressive della Nato, si sono ritrovati a sfidarsi a ruoli invertiti. Con il leader del precedente governo – il cui partito è ora l’opposizione di destra dell’attuale – (posta costantemente sotto attacco per non essere stata sufficientemente guerrafondaia verso la Russia) che è arrivata a sostenere che gli accordi di “pace” di Minsk non erano altro che una scusa per riarmare di nascosto l’Ucraina, in funzione della successiva guerra.

Nel frattempo fa scalpore nei mezzi di comunicazione occidentali, persino in quelli sedicenti comunisti, il mancato impegno da parte del ministro degli esteri israeliano, del governo più di estrema destra della storia del paese, a voler fornire aiuti militari al governo ucraino. Dunque lo Stato che da più lungo tempo mantiene l’occupazione militare di parti di almeno altri due paesi – a seguito di un’aggressione militare – nonostante le ripetute condanne delle Nazioni unite, crea scandalo in Occidente in quanto si rifiuta di inviare armi, a differenza di tutte le altre potenze imperialiste e filoimperialiste, all’Ucraina, il paese che sarebbe vittima dell’aggressione militare e dell’occupazione di suoi territori da parte della Russia. Nel modo più assurdo e paradossale praticamente a nessuno viene in mente di domandarsi – visto il principio fatto valere dai paesi occidentali contro la Russia secondo il quale non si potrebbe transigere con la difesa del diritto internazionale, quando un paese attacca e occupa territori di un altro – perché il medesimo principio non debba valere per Israele, in Palestina e Siria o per la Turchia in Siria, rispettivamente principale alleato della Nato e paese in possesso del secondo più grande esercito dell’Alleanza atlantica (senza contare che si tratta di una nazione che non si affaccia, nemmeno lontanamente, sull’oceano atlantico e che i suoi stessi alleati militari considerano una dittatura, tanto da appoggiare, come nel caso degli Usa, colpi di Stato militari per riportare al potere politici più malleabili). Altrettanto paradossalmente nessuno, o quasi, ricorda il motivo per cui Israele, da subito schierato con il presunto aggredito di contro al presunto aggressore, in realtà non prende una posizione netta nei confronti di quest’ultimo, in quanto la Russia gli consente, impunemente, di continuare ad aggredire costantemente la Siria, di cui da anni occupa una parte decisiva di territorio, sebbene tale paese sia fra i pochi alleati sempre rimasti fedeli a Mosca che, grazie a Damasco, può da decenni possedere il da sempre agognato porto militare sul mare Mediterraneo.

 

Note:

[1] Ancora una volta l’imperialismo francese, con il più potente esercito dell’Unione europea, considerato da alcuni ingenui migliore e meno aggressivo dell’imperialismo statunitense, si dimostra ancora una volta pronto a scavalcare a destra, su posizioni più guerrafondaie, l’imperialismo a stelle e strisce tutte quelle volte, dall’aggressione alla Libia e alla Siria, al sostegno incondizionato all’Arabia saudita, che mette provvisoriamente da parte il suo ruolo tradizionale di “poliziotto cattivo” della Nato.

[2] Quest’ultimo era assurto agli onori delle cronache esclusivamente per aver negato la mensa in una scuola elementare italiana ai bambini i cui genitori non erano in regola con il pagamento della retta. A ulteriore dimostrazione del paradosso che in Italia sono in maggioranza proprio gli elettori più di destra o opporsi all’escalation militare in Ucraina. Fra gli elettori a essere in misura maggioritaria contrari alla guerra alla Russia sono esclusivamente coloro che hanno optato per la forza più di destra fra i principali partiti, Fratelli d’Italia, peraltro fra la più favorevoli all’escalation della Nato. Fra i leader dei principali partiti politici le parole più significative contro l’escalation della guerra alla Russia sono state pronunciate da Silvio Berlusconi, da anni amico personale di Putin.

[3] Anche in questo caso l’unico governo che realmente si oppone al continuo inasprimento delle sanzioni e alla progressiva escalation militare verso una nuova guerra mondiale, è il paese con il governo considerato più sovranista e sciovinista dell’Unione, le cui opposizioni, in teoria su posizioni meno di destra, fanno pressioni affinché il governo si sottometta completamente alla politica guerrafondaia della Nato, per quanto quest’ultima conduca una politica completamente contraria agli interessi nazionali del paese, che energicamente dipende completamente dalla Russia.

[4] Ennesimo paradosso l’Italia, sebbene sia il paese di Europa in cui in modo più netto si è affermata alle elezioni la destra radicale – con un governo egemonizzato dai postfascisti, il più a destra dai tempi di Mussolini – sia il paese con la percentuale di popolazione meno guerrafondaia e più critica rispetto all’escalation militare dell’Unione europea. Mentre ad esempio il popolo francese, che si sta dimostrando negli ultimi anni decisamente più combattivo dell’italiano, ha una maggioranza più netta schierata, anche all’interno dell’estrema sinistra, a favore dell’escalation militare, nonostante i rischi sempre più concreti di conflitto anche atomico.

25/02/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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