Fino a pochi giorni fa i mass media nazionali esaltavano il sedicente modello “Italia” di contrasto alla pandemia, solo perché eravamo in ritardo di un paio di settimane rispetto alle principali potenze imperialiste europee di nuovo ai primi posti a livello internazionale per la diffusione del virus, nonostante si trovino nella zona del globo più intensamente vaccinata e che più si oppone a una liberalizzazione dei vaccini che consentirebbe anche ai paesi più poveri di prevenire i danni prodotti dal Covid. Fino a poco tempo fa a fare da capro espiatorio per il fatto che l’Europa fosse nuovamente tornata a essere il continente con la maggiore diffusione del virus erano i cittadini dell’Europa dell’Est, cioè dei paesi ex comunisti in cui più forte è la presenza dei famigerati untorelli no-vax. Oggi, al contrario, sono di nuovo i paesi occidentali i più colpiti dalla pandemia, mentre la diffusione negli Stati dell’Europa orientale è significativamente diminuita. Di questo fenomeno, che contrasta con la semplicistica spiegazione dell’ideologia dominante, naturalmente non solo non si danno spiegazioni, ma lo si ignora, come se non esistesse. Fino a pochi giorni fa si insisteva sulla situazione peggiore della Germania rispetto all’Italia, che sarebbe dovuta alla presunta superiorità del “modello” italiano nel contrasto del Covid e, al contempo, alla presenza dei tedeschi dell’Est maggiormente sospettosi verso la panacea dei vaccini. Poi, quando con un parziale lockdown la situazione in Germania è migliorata, mentre la situazione in Italia – nonostante il numero più ristretto di no-vax – è drasticamente e repentinamente peggiorata, naturalmente si è evitato di fare qualsiasi nuovo confronto. Ora i notiziari, sempre più di regime, citano quasi esclusivamente il caso della Francia, in quanto è rimasto praticamente l’unico Stato in cui la situazione è ancora peggiore di quella italiana. Mentre negli ultimi quattro giorni si è ripreso a parlare della Gran Bretagna, in quanto, dopo aver raggiunto il picco di morti e contagiati a causa della linea ultraliberista dell’immunità di gregge, il numero dei casi ha cominciato a diminuire. Mentre non mancano approfondimenti sul caso israeliano, paese modello della strategia liberista improntata a puntare tutto sui vaccini e sulla immunità di gregge. Nonostante siano già alla quarta dose di vaccini, se si controllano le cifre si capisce subito come questo paese – grande come il Lazio – non possa essere preso come un modello, avendo avuto quasi un milione e mezzo di contagiati, quasi diecimila morti e poco meno di ventimila positivi nelle ultime ventiquattro ore, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, cui è possibile accedere attraverso il sito del ministero degli esteri italiano.
Mentre, naturalmente, prosegue a ritmi serrati l’attacco dei mass media – persino per quanto concerne la pandemia – al modello “comunista” cinese nonostante che in questo enorme paese vi siano stati poco più di cinquemila morti, poco più di 130mila contagiati, di cui appena 250 nelle ultime 24 ore, sempre con riferimento alle stime dell’Oms del giorno 9 gennaio 2022. Dunque il paese più popoloso del mondo, con oltre un miliardo e quattrocento milioni di persone – da dove, secondo l’ideologia dominante, sarebbe nata e si sarebbe diffusa la pandemia – ha un numero di morti e di contagiati nettamente inferiore a un paese come Israele che ha meno di 10 milioni di persone. Nonostante in quest’ultimo paese vi sia stata la massima diffusione dei vaccini statunitensi e tedeschi, considerati i migliori al mondo, e in Cina si sia utilizzato un vaccino autoprodotto considerato, sempre dall’ideologia dominante, scarsamente efficace.
Mentre nel Regno Unito con 67 milioni di abitanti si sono avuti quasi 150mila morti e quasi quindici milioni di contagiati, di cui poco meno di 200mila nelle ultime 24 ore. Dunque il numero dei morti in Gran Bretagna, modello di paese neoliberista, è superiore al numero complessivo di contagiati di un subcontinente, come la Repubblica popolare cinese, il paese più grande del mondo governato da un partito comunista.
Per quanto riguarda il modello italiano che tutti – persino la Merkel – ci invidierebbero, con meno di 60 milioni di abitanti abbiamo avuto quasi 140mila morti, ovvero un numero superiore ai contagiati complessivi della Cina. Altrettanto paradossale è il confronto con la Gran Bretagna dove il numero dei contagiati è più che doppio rispetto al dato italiano, ma il numero dei morti è sostanzialmente eguale. Dunque, il sistema sanitario italiano è ancora più catastrofico di quello britannico, patria del liberalismo e del neoliberalismo. In Italia abbiamo avuto quasi 7 milioni di contagiati contro i 130mila della Cina. Il numero di contagiati nell’ultimo giorno in Italia è di quasi 220mila, di contro ai 250 della Cina! Dunque il modello italiano in un solo giorno ha un numero di contagiati quasi doppio rispetto a quello complessivo della Cina, dall’inizio della pandemia a oggi, nonostante il numero dei cinesi sia oltre venticinque volte quello degli italiani.
Passando alla principale potenza imperialistica mondiale, campione del mondo occidentale e patria della democrazia moderna, con i vaccini migliori, gli Stati Uniti d’America hanno avuto più di 826mila morti, contro i cinquemila cinesi, nonostante abbiano una popolazione di 330 milioni di abitanti, cioè meno di un quinto di quelli della Repubblica popolare. Gli Usa hanno avuto oltre 57 milioni di contagiati contro i poco più di cinquemila della Cina. Nelle ultime 24 ore negli Stati Uniti ci sono stati quasi 700mila nuovi casi contro i 250 della Cina, cioè 2.800 volte di più, contando il numero di abitanti quasi 15mila volte di più.
La cosa paradossale è che l’enorme numero di casi e di morti nei paesi neoliberisti come Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia è stato giustificato con la necessità di evitare che i lockdown paralizzassero l’economia. Mentre nella strategia Covid zero portata avanti in Cina, vi sono stati tutti i lockdown necessari a limitare al massimo il numero di morti e di contagiati. Nonostante ciò, anche in questi anni di pandemia, mentre i paesi neoliberisti sono ancora più precipitati nella loro crisi economica – che va avanti da oltre cinquant’anni – la Repubblica popolare cinese è l’unico grande paese, insieme alla Repubblica socialista del Vietnam, a mantenere anche negli anni della pandemia una significativa crescita economica che va avanti, complessivamente, da oltre cinquant'anni. Segno che anche dal punto di vista puramente economico il modello capitalista è decisamente meno efficace del modello di economia pianificata portata avanti nei paesi guidati dai partiti comunisti.
Il Vietnam, con quasi cento milioni di abitanti, cioè poco meno del doppio della popolazione italiana, e con una densità di abitanti molto più elevata ovvero di 314 abitanti per km² contro 196, ha avuto 33mila morti, ovvero quattro volte e mezzo meno del numero di morti italiani e otto volte di meno, se si considera il numero di abitanti. Mentre i contagiati sono stati 1 milione ottocentomila, contro i quasi sette milioni dell’Italia. Il numero di nuovi casi in Vietnam sono 25mila, cioè quasi cinque volte in meno del modello italiano e quasi dieci volte meno se si tenesse presente il numero di abitanti, nonostante i vaccinati nel paese asiatico siano notevolmente di meno. Spostandoci nella vicina Repubblica democratica popolare del Laos, altro paese guidato da un partito comunista, abbiamo 441 morti complessivi e 115mila contagiati, cioè un numero inferiore al numero di contagiati in un solo giorno in Italia.
Andando invece a Cuba, nonostante gli oltre cinquanta anni di blocco commerciale da parte della massima potenza mondiale, abbiamo avuto poco più di ottomila morti e 970mila contaminati. Ora Cuba ha circa due milioni di abitanti in più di Israele, ma ha avuto un numero di morti e di contagiati inferiore.
Si è cercato di sostenere che, in realtà, non ci sarebbe una superiorità dei paesi guidati da partiti comunisti rispetto a paesi a capitalismo avanzato, in quanto i primi avrebbero risultati migliori soltanto rispetto ai paesi capitalisti occidentali e non rispetto a quelli orientali. Ora, se prendiamo il più importante paese capitalista orientale, il Giappone, pur essendo un arcipelago di isole, ha avuto quasi ventimila morti, ovvero quasi quattro volte in più della Cina, sebbene abbia una popolazione circa dodici volte inferiore. Il che significa che in rapporto al numero di abitanti il Giappone avrebbe un numero di morti quasi quaranta volte superiore a quello della Cina.
Spesso si è detto che, però, vi sarebbero paesi capitalistici minori che sarebbero altrettanto capaci di contrastare il virus dei paesi guidati dai partiti comunisti. A questo proposito si è spesso fatto il caso dell’Australia che – oltre a essere un’isola e a portare avanti da sempre una politica estremamente restrittiva in materia di immigrazione – con appena 25 milioni di abitanti e una densità di appena 2,7 di abitanti per km² ha avuto oltre 2.300 morti. Poco meno della metà dei morti della Cina, che ha una popolazione oltre cinquanta volte superiore.
Si è poi citato il caso della Repubblica di Corea che, pur avendo una popolazione quasi trenta volte inferiore a quella della Cina, ha avuto un numero di morti superiore e un numero di contagi circa cinque volte superiore. Senza contare che nella Repubblica democratica di Corea sembra che il virus non si sia proprio diffuso, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità indica zero morti e zero contagiati.
Tornando al “modello italiano” anche qui troviamo un caso apparentemente paradossale, cioè la regione più ricca del paese, la Lombardia – una delle regioni più ricche del mondo – ha avuto in proporzione un numero di morti e di contagiati superiori anche alle più povere regioni del Sud, fra le più misere di tutto il continente. Ciò dipende dal fatto che proprio la Lombardia è al centro delle politiche neoliberiste che hanno portato più avanti rispetto ad altre regioni il processo di privatizzazione della salute pubblica.
Più in generale nel nostro paese non si è fatto nulla per prevenire la pandemia, nulla per tenerla sotto controllo, i tracciamenti saltano continuamente e le quarantene sono del tutto aleatorie, visto che si trascorrono nella propria abitazione rischiando, spesso, di contagiare il resto della famiglia. Non si è fatto nulla per contrastare la diffusione della pandemia, dopo il primo lockdown, imposto dall'imponente mobilitazione operaia autorganizzata, si è lasciato sostanzialmente tutto aperto, persino le discoteche senza mascherina. Non si sono potenziati né i trasporti pubblici, né la sanità, né i luoghi di istruzione pubblica – già falcidiati dai tagli e dalla privatizzazione strisciante dei decenni precedenti. Niente si è fatto per rilanciare la medicina territoriale, del lavoro e scolastica, sostanzialmente azzerate negli ultimi anni di tagli lineari alla spesa pubblica. Anzi lo Stato si è sempre più indebitato per finanziare la borghesia e il governo Draghi è riuscito addirittura a diminuire le tasse ai più ricchi, sebbene siano i peggiori evasori, con la piena copertura di praticamente tutto l’arco parlamentare.
Così facendo il governo del banchiere Draghi – vero e proprio uomo della provvidenza per ogni specie di neoliberisti – ha sacrificato ogni valore (a partire dalla sicurezza sul lavoro e dal diritto allo studio) al feticcio della crescita del prodotto interno lordo, fondamentalmente dovuta a un semplice rimbalzo dopo il tonfo catastrofico dell’economia negli anni precedenti. Del resto, quando si è ormai toccato il fondo, non si può che risalire, anche nel malaugurato caso in cui il governo dei peggiori neoliberisti ha avuto, di fatto, pieni poteri.