La guerra ucraina

Recensione di classe a La guerra ucraina. Cause impatto, conseguenze, a cura di Andrea Catone, numero 1-2/2022 di “MarxVentuno, con contributi, fra gli altri, di Samir Amin, Ruggero Giacomini, Ziuganov, Putin, Vladimiro Giacché, Galofaro, Sorini, Maringiò, Giuseppe Amati e una preziosa cronologia.


La guerra ucraina

Prendendo atto delle diverse posizioni assunte rispetto alla guerra in Ucraina da parte delle forze della sinistra di classe, Fausto Sorini mostra come la grande maggioranza del movimento comunista internazionale, pur schierandosi dalla parte della Russia, non ha sostenuto apertamente l’intervento militare. Per quanto concerne il nostro paese la tendenza maggioritaria fra le forze comuniste e antimperialiste è da una parte di denunciare il ruolo aggressivo e provocatore della Nato ma, dall’altra, resta preponderante la tendenza a prendere le distanze dall’azione militare intrapresa dalla Russia.

Del resto, come evidenzia a ragione Andrea Catone, mentre le analisi di spessore sulla guerra (Canfora, D’Orsi e lo stesso Cardini) la affrontano in una prospettiva storica, l’ideologia dominante tende al contrario a cancellare tutti gli eventi precedenti che hanno causato o quantomeno favorito l’ingresso in guerra della Russia, decontestualizzando completamente gli eventi attuali, dai precedenti che li hanno preparati e in buona parte determinati.

In tal modo, come accuratamente denunciato dal saggio di Francesco Garofalo, si è fatto di tutto per creare un clima da stadio, in cui sembra imprescindibile prendere immediatamente le parti dei buoni, delle vittime, dei filo occidentali ucraini contro il despota asiatico, lo zar che li avrebbe proditoriamente aggrediti. In tale scenario manicheo, la questione della scesa in campo dell’Italia e dell’occidente al fianco degli aggrediti sino alla capitolazione degli aggressori viene presentato come un necessità storica, etica e morale incontrovertibile.

Proprio al contrario per problematizzare i tragici eventi in atto e suscitare una necessaria presa di distanza critica la rivista “MarxVentuno” ha tradotto ampi brani di un’opera di Samir Amin ancora inedita in Italia in cui si affronta il conflitto in atto nella prospettiva storiografica della lunga durata. In tale prospettiva il conflitto in corso può essere interpretato come un momento del più ampio scontro fra la volontà di dominio incontrastato della Nato e la disordinata e disorganica resistenza contro di essa da parte dei popoli del sud del mondo

Tale impostazione è sostanzialmente condivisa da Danny Haiphong che reinterpreta il conflitto in atto all’interno del decisivo scontro fra l’ordine unipolare che intenderebbe imporre la Nato, accerchiando e minacciando sempre più direttamente Russia e Cina, e le forze che portano avanti il conflitto di classe sul piano internazionale mirando a un mondo multipolare. Su quest’ultima strada sarebbe indirizzata in particolare la politica estera della Cina, come mostrano nei loro contributi Franscesco Maringiò e Jiechi Yung, alto esponente del Partito comunista cinese, mirando a realizzare una iniziativa internazionale di sicurezza globale.

In tale prospettiva il saggio di Renfrey Clarke e Roger Annis mira a mostrare come dal punto di vista leninista e secondo una precisa ricognizione della situazione attuale del paese, la Russia non possa venir definita come una potenza imperialista, ma piuttosto come un paese della semiperiferia capitalista, che avrebbe bisogno di rendersi indipendente dall’imperialismo occidentale. 

Nel saggio di Giuseppe Amata si cerca di reinterpretare la figura di Putin come protagonista di una decisa rottura con la politica precedente di Eltsin, nella direzione di rendere la Russia un paese realmente indipendente dalle potenze occidentali e, in qualche modo, dallo stesso dominio precedente degli oligarchi.

Andrea Catone ricostruisce dunque le drammatiche vicende posteriori alla guerra fredda con la costante umiliazione della nazione russa i cui alleati passavano uno dopo l’altro nel campo nemico, mentre 25 milioni di russi si ritrovavano da un giorno all’altro a dover vivere in paesi stranieri, quando non apertamente ostili. Le potenze imperialiste occidentali hanno fomentato ogni spinta dissolutrice all’interno della Federazione russa, hanno fatto di tutto per mettere contro la Russia le altre ex repubbliche socialiste sovietiche, finanziando e promuovendo a tale scopo un po’ ovunque e, con meno fortuna, persino in Russia (contro)-rivoluzioni colorate. Una linea rossa è stata certamente oltrepassata quando la Nato, nonostante la contrarietà dell’Onu, ha aggredito e dissolto la Federazione di Jugoslavia. Tale avventura imperialista non poteva che provocare dei contraccolpi in Russia dove la leadership accondiscendente e filo-occidentale di Eltsin lasciava il posto alle posizioni meno arrendevoli di Putin. 

MarxVentuno pubblica a tal proposito il programma del Partito comunista della Federazione russa dove questione sociale e questione nazionale sono strettamente connesse, nell’idea di una via nazionale al socialismo, in quanto quest’ultimo deve sapersi innestare nella cultura e nella storia di un determinato popolo. 

Sono tradotte anche più recenti prese di posizione del partito comunista più grande d’Europa sulla questione nazionale e articoli del suo massimo dirigente Gennadij Zjuganov, improntati a un sostanziale sostegno alla guerra in Ucraina, dinanzi al prevalere in tale paese di forze filofasciste e al costante attacco e accerchiamento del popolo russo da parte dell’imperialismo occidentale. Il dirigente comunista si spinge sino a denunciare un sostanziale genocidio in atto nei confronti del popolo russo dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica.

La rivista pubblica inoltre due importanti contributi con un taglio più analitico e scientifico, rivolti a mostrare la cecità delle politiche subalterne dell’Unione europea e in particolare dell’Italia sotto il governo Draghi nei confronti delle politiche guerrafondaie anglo-americane. Il drastico taglio alle risorse energetiche importate dalla Russia ha significato, inoltre, per l’Unione europea in generale e l’Italia in particolare l’acquisto a un prezzo nettamente superiore del gas statunitense, peraltro estratto nel modo più in contrasto con la tanto sbandierata necessità di salvaguardare l’ambiente.

Il volume contiene anche uno dei più recenti interventi di Vladimir Putin, che denuncia nell’attacco alla Russia solo l’ultima aggressione delle potenze occidentali che, dalla fine della guerra fredda, schiacciano con guerre e sanzioni i paesi che osano opporsi all’ordine unipolare che intendono imporre. Putin mostra però che le sanzioni finiranno per ritorcersi contro i paesi europei che le hanno adottate accrescendo la crisi economica e fomentando un sempre maggiore scostamento fra classe dirigente e subalterni. Tale iato è potenziato dall’inflazione che dipenderebbe essenzialmente dal signoraggio del dollaro e in secondo luogo dell’Euro che porta i paesi più ricchi a importate molto più di quanto riescono a esportare. Perciò ritiene essenziale la de-dollarizzazione degli scambi internazionali.

Vladimiro Giacché mostra come gli attacchi finanziari portati avanti dagli Stati Uniti contro la Russia potranno portare risultati positivi nel breve-medio periodo, ma a lungo andare provocheranno enormi problemi al signoraggio statunitense, spingendo enormi paesi come Russia e Cina a sperimentare circuiti finanziari internazionali alternativi. Inoltre il fatto che ancora una volta, nel caso specifico contro la Russia, gli Stati Uniti abbiano congelato le riserve in dollari detenute all’estero, non può che produrre un ulteriore indebolimento del dollaro come moneta fiduciaria internazionale. Ancora più miopi appaiono le politiche dell’Unione europea che, andando ancora una volta a rimorchio degli Stati Uniti, non hanno in realtà nulla da guadagnare e molto da perdere.

Ruggero Giacomini auspica una grande alleanza fra forze comuniste, antimperialiste e subalterni europei per rovesciare l’attuale rovinosa classe dirigente e dominante del tutto subordinata alle logiche della Nato, con l’obiettivo di far nascere un’Europa fuori dai blocchi e che favorisca la pace internazionale piuttosto che i conflitti. 

Il volume si completa con una molto utile e dettagliata cronologia dei principali eventi che hanno prodotto l’attuale guerra ucraina, a partire dalla dissoluzione dell’Unione sovietica. Si mettono in particolare in evidenza come da parte ucraina a gettare benzina sul fuoco vi siano state leggi volte a discriminare la significativa minoranza russofona, la sostanziale privatizzazione dei principali settori economici e la progressiva persecuzione di tutte le forze politiche che, a partire dal Partito comunista, si erano opposte alla deriva di destra radicale e alla assunzione di posizioni radicalmente filo Nato. Allo stesso modo si denuncia come nel corso degli anni gli Stati Uniti, con la complicità dei principali paesi europei, abbiano fatto di tutto per creare contraddizioni e rapporti negativi fra la Russia e l’Ucraina, con lo scopo di far rientrare quest’ultima nella propria sfera d’influenza economica, politica e militare.

Nelle conclusioni del volume Andrea Catone considera la guerra come la questione centrale del nostro presente non solo per i suoi sempre più ampi risvolti militari sul piano internazionale, ma anche come strumento della lotta di classe nei confronti dei ceti subalterni e per l’implementazione della deriva bonapartista regressiva. La guerra in Russia non sarebbe, dunque, che il principale atto di quella terza guerra mondiale a pezzi da tempo denunciata, a ragione, persino dal papa. Anzi la guerra alla Russia non sarebbe che un passaggio di una più generale futura guerra contro la Cina. Una guerra sempre più globale che non si combatte e combatterà non solo sui campi di battaglia, ma anche a livello economico – con embarghi, blocchi e protezionismo – e sul piano ideologico, come presunto round finale dello scontro ormai quasi secolare fra le democrazie (occidentali) e i regimi totalitari (antimperialisti). Tale guerra è certamente funzionale agli Stati Uniti per mantenere il ruolo guida a livello internazionale, pur attraversando una crisi economica sempre più lunga, grave e senza precedenti. Tali tendenze distruttive possono essere contrastate dalla creazione di un contropotere che, a partire dai Brics, possa opporsi al distopico unipolarismo occidentale, in nome di un multipolarismo funzionale alla coesistenza pacifica sul piano internazionale. Da questo punto di vista diverrà determinante contrapporre al blocco dominante nella politica italiana – che vede le principali forze politiche schierate in prima fila con la Nato e, quindi, con il fronte guerrafondaio, dal Pd a Fratelli d’Italia, passando per Draghi – un blocco ampio che si batta per porre al più presto il nostro paese, in primis, fuori da questi sempre più foschi scenari di guerra globale. Anche perché sino a che prevarranno le forze guerrafondaie le spese sociali e quelle per la salvaguardia dell’ambiente saranno ridotte sempre più per potenziare le spese militari e i princìpi democratici della nostra Costituzione saranno sempre più sacrificati a forme di governo più autoritarie, come il presidenzialismo, che sono considerate da taluni maggiormente adeguate a far fronte a una nuova epoca di guerre sempre più globali.

21/10/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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