In vista delle elezioni europee, i principali schieramenti politici si stanno preparando per la contesa elettorale. Pur trattandosi di un’istituzione vuota ed ininfluente, come il parlamento di Bruxelles, anche queste elezioni rappresentano un momento importante di agitazione e propaganda. I comunisti, pertanto, non possono farsi sfuggire l’occasione di usare la campagna elettorale per denunciare il carattere antidemocratico di tali istituzioni borghesi, facendo emergere la necessità di sviluppare una democrazia di tipo nuovo, fondata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.
La partecipazione alle elezioni e la relativa propaganda, tuttavia, data l’estrema frammentazione del quadro della sinistra italiana, sarebbe possibile in maniera efficace solo all'interno di un fronte comune dei comunisti, anticapitalisti e antimperialisti di tutta la penisola italiana. Di partiti che si presentino in competizione tra loro o che si disinteressano dell’appuntamento per l’impossibilità di raccogliere le firme necessarie a presentarsi, il proletariato non sa che farsene. Crediamo, invece, che il proletariato abbia bisogno di tutte le forze militanti che pur ci sono, ma sono divise e disperse. Con questo appello, quindi, vogliamo contribuire a valorizzare le energie ancora vive dei comunisti e della sinistra radicale, nell'unità pratica e teorica, affinché trasformino l’occasione elettorale in un megafono delle rivendicazioni dei lavoratori e di denuncia del sistema di sfruttamento del lavoro salariato che è la base del contratto sociale esistente.
Il nostro auspicio, dunque, non deve essere inteso quale scorciatoia elettoralistica ma più semplicemente come appello affinché i compagni e le compagne di base ovunque collocati, ed i relativi vertici, si impongano l’unità d’azione, superando le loro reciproche e legittime differenze (e diffidenze) e si uniscano con i tanti senza tessera, per confrontarsi e capire se e come battersi insieme per una progettualità comune di trasformazione dell'esistente.
Pertanto, invitiamo tutte le organizzazioni comuniste, della sinistra radicale e tutti gli antimperialisti ovunque collocati ad incontrarsi in vista delle elezioni per mettere al centro del dibattito italiano l’uscita dell’Italia dall’Unione europea da una prospettiva proletaria ed internazionalista. Un incontro che non possiamo che provare ad autoconvocare, ma che spetterebbe alle organizzazioni politiche programmare. In particolare, a Potere al popolo, che è l’organizzazione più grande, che non ha ancora sciolto il nodo se presentarsi da sola o in coalizione, ma che ha abbozzato un programma che va nella giusta direzione. Con le classi popolari, infatti, bisogna essere chiari e non tergiversare, altrimenti questo campo continuerà ad essere occupato da forze reazionarie che si rifugiano nel nazionalismo più becero per continuare ad essere egemoni. Come tutti sappiamo, tali forze hanno sempre appoggiato qualsiasi trattato europeo, ma tra le masse vengono riconosciuti come coloro che si contrappongono ai diktat della burocrazia europea.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che la lotta al capitalismo in quanto tale debba essere praticata non solo tenendo presenti le insanabili contraddizioni tra le diverse borghesie dei paesi del vecchio continente e la prepotenza degli Stati Uniti, ma anche spingendo per la rottura del polo imperialistico europeo, vista l’importanza che questa istituzione sta assumendo per il governo capitalista di quest’area del pianeta. Pertanto, riteniamo che i compagni ovunque collocati, che pensano che l’Unione Europea non sia riformabile negli interessi del proletariato e delle classi popolari, debbano unirsi affinché il colpo possa essere portato a segno, coscienti che la rottura della gabbia europea non è un pranzo di gala.
Siamo coscienti che non esiste un “piano A” o un “piano B”, ma solo la contrapposizione tra gli interessi di chi produce la ricchezza collettiva e chi se ne impossessa attraverso lo sfruttamento del lavoro altrui. Proprio per questo miriamo alla dimensione internazionale, perché sappiamo non esservi interessi antagonistici fra i lavoratori italiani e quelli francesi né tanto meno con quelli congolesi e di tutti gli altri paesi. Siate capaci di sentire nel profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.
Pertanto, le riforme perorate dai comunisti non possono che scaturire tatticamente dall’antitesi rivoluzionaria e trascendere gli stessi obiettivi riformatori immediatamente ed esplicitamente posti dal proletariato. Al contrario, le proposte politiche che mirano a riformare l’Unione Europea aumentano la possibilità di una guerra non più latente, tecnologica, informatica o delocalizzata, ma imminente; e porteranno a un deterioramento ulteriore della terra e del suo clima; a condizioni salariali e di vita peggiori, perché al peggio non c’è mai fine fin quando non sapremo liberarci dal capitalismo. È pertanto oggi un nostro compito urgente e necessario unirsi per rilanciare con forza la prospettiva del cambiamento a partire dalla rottura dell'Unione Europea.