di Cittadini di Roma nord ovest
Alla casa di cura Villa Armonia Nuova, si sta ripetendo quel copione che troppo spesso è stato evidente agli occhi di tutti nel nostro paese, in cui la proprietà ricatta le istituzioni usando come arma i diritti dei lavoratori. A rimetterci non sono soltanto gli operatori sanitari, ma anche le nostre nonne o i nostri familiari disabili.
Il proprietario della clinica, Rosati, dopo essersi accreditato al SSN solo due mesi prima, non retribuisce ai dipendenti gli straordinari dovuti a Gennaio 2015. Ma questo spiacevole avvenimento è solo il primo di una serie di provvedimenti che la proprietà ha intrapreso, rendendo sempre più complicato per i suoi dipendenti. Solo un mese dopo inizierà ciò che trasformerà in un incubo la vita lavorativa dei suoi dipendenti. Da Febbraio 2015 a Giugno 2016, infatti, il proprietario eroga solo il 60% del salario, non retribuendo gli straordinari e senza fare sconti nemmeno in casi di aspettativa. Alla maggior parte dei lavoratori che richiedono giorni di ferie, viene sistematicamente detto di no, fin dall’inizio di queste angherie, ormai in atto da un anno e mezzo. Mediante ordini di servizio, già pronti e firmati nelle medicherie, molti operatori sono costretti a lavorare anche 14 ore giornaliere e 17 ore pomeridiane – notturne per sopperire al personale mancante. Dal Novembre 2015 a Dicembre 2015 e poi a Febbraio e a Marzo 2016, viene concessa la cassa integrazione in deroga, con la complicità delle tre sigle sindacali confederali, colpevoli inoltre di intimidazioni e mobbing ogni qualvolta qualcuno dei dipendenti mostrasse la volontà di proporre diverse linee d’intervento sindacali. Nel frattempo si apre la procedura di licenziamento per 20 unità nell’Aprile 2016. Le motivazioni di questa procedura, sono dovute secondo il legale rappresentante, al fatto che, malgrado sia stata chiesta e ottenuta la rimodulazione dei 40 posti letto di RSA, in 20 posti letto di altra tipologia. Ciò non è mai stato attuato e per questo motivo dichiara che meno posti letto significano meno entrate ed esuberi per il personale. Questa è la filastrocca che ha sempre raccontato a tutti, e, ad una prima analisi, sembrerebbe anche reale. Sicuramente per i sindacati confederali, suoi sodali, lo è stata, anzi, hanno piegato la testa innanzi a queste ragioni.
A questo punto proponiamo una riflessione: ma se a Villa Armonia Nuova si provasse a fare la divisione dei moduli come da previsione dei requisiti minimi strutturali delle cliniche psichiatriche, cioè non mischiando su uno stesso piano moduli di diversa natura, probabilmente il numero massimo dei pazienti della struttura sarebbe 74, cioè quelli che da metà Gennaio risultano disponibili alla struttura. E forse solo per questo che le ultime offerte della Regione riguardano solo posti non residenziali e meno profittevoli. Inoltre se i turni fossero stabiliti per modulo, come da Decreto U00383 , ci sarebbero quattro turnazioni diverse e probabilmente, nessun esubero del personale. Nessuno poi parla della Finoro Immobiliare, società controllante della GES.CA.S. Villa Armonia Nuova, verso la quale sono stati trasferiti importi dalla GES.CA.S. stessa per un milione di Euro l’anno, la cui sede legale risulta interna alla clinica nonostante nessuno ne conosca l’operatività imprenditoriale, probabilmente inesistente. A questo punto poi, la domanda sorge spontanea, perché i sindacati confederali non l’hanno mai valutato? Questa serie di “capricci” padronali, legati ad un’ottica di tutela del profitto, hanno innescato una falsa crisi ai danni di circa 80 lavoratori che hanno subito e subiscono il ricatto del licenziamento e si vedono sempre più impossibilitati a sostenere le spese di vita quotidiana, per sé stessi e per la loro famiglia. Si rammenta che la suddetta clinica percepisce regolarmente i fondi previsti dalla Regione Lazio, i quali basterebbero a saldare regolare salario e a non attuare nessuna procedura di licenziamenti. Un braccio di ferro insomma, che il padrone ha intrapreso con la Regione, in cui l’arma di ricatto sono i lavoratori. Le organizzazioni sindacali hanno addirittura avallato, in sede regionale, le procedure poste in essere dalla Casa di Cura. La crisi aziendale “dichiarata” dal legale rappresentante (nonostante un budget annuale che supera i 5 MILIONI di euro), non ha prodotto alcuna diffida a procedere, previo approfondimento dei dati di bilancio. Solo in data 22 aprile 2016, durante una riunione presso la “Direzione Territoriale del Lavoro”, le organizzazioni sindacali si svegliano con un anno di distanza e finalmente “ammoniscono” su stipendi tagliati, ordini di servizio per doppi turni a copertura del personale in cassa integrazione e livello d’assistenza penalizzato, ma anche a questo come al famoso incontro con il Prefetto, non è stato dato seguito e di conseguenza non ha portato a nessun esito.
Intanto, affermano i lavoratori, “Gli imprenditori si sfregano le mani in questo sistema studiato a garanzia del più forte”, aiutati da precarietà lavorativa, crisi, jobs act, che mettono a repentagli la stabilità lavorativa di milioni di persone. Un sistema in cui a perdere non sono solo gli operatori sanitari, ma anche le nostre nonne o i nostri parenti disabili.