di Ugo Boghetta
Il significato delle recenti elezioni europee sembra non interessare più di tanto l'arcipelago delle sinistre radicali e comuniste. Il risultato è invece importante perché ha affossato la costruzione degli Stati Uniti d'Europa. Andare avanti, infatti, sarebbe come gettare benzina sul fuoco.
Ci troviamo dunque con una moneta senza nazione e Stati senza moneta. E poiché l'euro ha un valore uguale per tutte le economie, alcuni ne sono favoriti, altri, i più, pagano dazio con le politiche di austerity. L'austerity è infatti colpa dell'euro. Il risultato è un massacro sociale e democratico senza precedenti. E, come era prevedibile, sul terreno dell'austerity e contro l'Europa, Renzi riesce ad essere o sembrare di governo e di opposizione.
Poiché non è pensabile rompere l'Unione tutta in una volta, sarebbe allora necessario considerare che la rottura possa e debba essere ricercata negli anelli deboli della catena. Ed investire sulle specificità e contraddizioni nazionali. La lotta di classe in questa fase ha anche questa forma generale. E solo dopo queste rotture si può pensare ad altri e più avanzati assetti continentali. Se il M5S dovesse lanciare una campagna di massa per l'uscita dall'Europa, pur essendo difficile ottenere una modifica costituzionale per consentire il referendum, la scelta sarebbe obbligata. Le sinistre radicali e comuniste devono dunque superare in fretta il tabù della nazione. L'internazionalismo, come dice il Manifesto del Partito Comunista, comincia dalla capacità egemonica nella propria nazione.
La riconquista della sovranità nazionale, tuttavia, non è la soluzione ma la condizione. L'uscita dall'euro può infatti avvenire a destra con prospettive autoritarie e razziste. In questo senso si sottovaluta troppo quanto accaduto in Francia e la lepenizzazione della Lega Nord. Nel caso la situazione diventasse insostenibile, l'uscita può avvenire, come dice Brancaccio, anche in modo gattopardesco da parte dei poteri forti europeisti. In ogni caso è necessario pensare ad un'uscita da sinistra che tuteli il blocco popolare, ripensi l'intervento pubblico e la pianificazione, cambi il ruolo dei lavoratori, sviluppi la democrazia, attua la Costituzione.
Tutto ciò richiede anche una politica estera orientata verso i Brics ed un Mediterraneo da liberare dagli USA. In questo caso sarebbe possibile rilanciare un movimento pacifista ora, non a caso, muto. Ciò renderebbe possibile inquadrare in modo più ampio il tema dell'immigrazione uscendo da un impostazione meramente cattolica e umanitaristica. La stessa lotta al TTIP assumerebbe un significato più ampio e non monotematico.
In questa prospettiva è però necessaria l'elaborazione di una concreta prospettiva socialista. Senza questo obiettivo, sovranità nazionale, internazionalismo, lotta di classe, le stesse parole: sinistra e comunista, perdono di senso. E con loro il nostro pur appassionato agire quotidiano.