ZURIGO. La Banca nazionale svizzera è impaziente. Non vede il momento in cui potrà uscire dalla crisi della politica monetaria che l’ha coinvolta negli ultimi anni. L'obiettivo, a un certo punto, pareva avvicinarsi, ma i rischi provenienti dall'Italia avrebbero contrastato i piani per consolidare il potenziamento di una già solida economia finanziaria.
Il vicepresidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Fritz Zurbrügg è stato in Italia, mentre il conflitto tra l'Italia e l'Unione Europea sul bilancio italiano è aumentato di tono. Zurbrügg ha visitato la Camera di commercio svizzera a Milano, la città considerata patria della Lega che governa la regione Lombardia. La Lega con gli alleati di Governo, M5S, si sono avventurati in una serie di “botta-risposta” mai viste prima dall'Unione Europea.
Così agli analisti svizzeri, che verificano con modalità diverse il rating dei Paesi, considerano avviato il conto alla rovescia. Il governo italiano sta portando il terzo potere economico dell'Europa a un alto livello di indebitamento, così gli esperti hanno qualche timore. Con il bilancio presentato dal Governo italiano il rapporto debito/PIL arriverebbe al 130% della performance economica. Questo in un Paese in cui il debito pubblico è già di 2.302 miliardi di euro procura qualche brivido. L’UE ritiene che le sue direttive sulla stabilità siano state violate e, così, avanti con il “botta-risposta” non molto gradito agli analisti finanziari svizzeri. Bilancio rimandato al governo italiano per una revisione entro tre settimane, ma l'Italia non appare impressionata. Parte il conto alla rovescia: non si intravedono forze politiche razionali e capaci di controllare. Solo i mercati potrebbero ancora far ragionare l'Italia? Domanda che gli analisti svizzeri si pongono, mentre l'UE spera.
In un dibattito universitario è scaturita la domanda: qual è il collegamento di tutto questo con la Svizzera? "Quando l'Italia sfugge a ogni controllo, limita il margine di manovra della Banca Centrale Europea per normalizzare la sua politica monetaria" dice Fabio Canetg, macroeconomista dell'Università di Berna. Il vicepresidente della Banca nazionale Fritz Zurbrügg aggiunge "tutto ciò che ferisce l'Europa fa male anche alla Svizzera".
Le autorità monetarie svizzere confidavano di uscire dalla situazione critica in cui si trovano da quasi 10 anni. "Abbiamo aspettato questa standardizzazione per anni" dice Zurbrügg.
È dal 2008, dalle “bolle” di crisi in arrivo dagli USA, che la Banca nazionale svizzera è in una posizione molto delicata nella politica monetaria, pur avendo i caveau stracolmi. La crisi dell'euro ha già mostrato cosa potrebbe scaturire da una massiccia fuga verso il franco svizzero. Così la BNS decise nel settembre 2011 di fissare una soglia del franco svizzero contro l'euro, costringendosi a comprare centinaia di miliardi di euro per evitare una “esplosione” del franco svizzero.
Intanto il bilancio della Banca nazionale ammonta a 800 miliardi di franchi, scaturito essenzialmente da questo acquisto di valuta estera. Gli esperti sostengono che il bilancio della Banca nazionale è "gonfio", i politici sono attratti dalla possibilità di finanziare ogni cosa.
Nel 2015 la Banca nazionale ha ritirato il sostegno all'impostazione di una tariffa base, ma ha mantenuto la politica di acquisto di valuta per sostenere il tasso di cambio tra valute. “La situazione è ancora molto instabile" sostiene Fritz Zurbrügg.
C’è anche da sottolineare come la politica dei tassi d'interesse della BNS non è proprio indipendente da quella della BCE, la BNS deve rispecchiare approssimativamente la politica dei tassi d'interesse della BCE. Per evitare un ulteriore netto apprezzamento del franco, che è essenziale per la sopravvivenza del settore delle esportazioni svizzero, la BNS ha introdotto tassi di interesse negativi.
La “Neue Zürcher Zeitung” scrive che la BCE minaccia il peggioramento del conflitto sul bilancio italiano “giocando” sul predominio fiscale, una situazione che si verifica quando le decisioni politiche non possono più essere ignorate da una banca che emette valuta. "C'è una sola situazione che le banche valutarie temono quanto l'inflazione o la deflazione prolungata: il dominio delle tasse", scrive “NZZ”.
Cosa si può scrivere, concludendo? Che in termini concreti se l'Italia rifiuta gli obiettivi di bilancio europei, la BCE potrebbe essere costretta a permanere in una situazione critica, non abbandonando i riacquisti di obbligazioni pubbliche alla fine dell'anno per stimolare l'economia.
“Siamo lieti che ci siano segnali di normalizzazione, prima di tutto negli Stati Uniti. Naturalmente, ora speriamo che altri Paesi seguiranno questa tendenza” ha affermato Fritz Zurbrügg in Italia. Raramente un banchiere è stato così esplicito nella difesa del capitalismo finanziario, che andrebbe invece roso alle radici per decretarne il fallimento.