A Roma sabato 8 dicembre 2024 si è svolto un grande corteo fortemente partecipato che è giunto fino al Campidoglio contro Gualtieri e la sua politica tutta concentrata sul Giubileo, sullo Stadio della Roma a Pietralata, sull’Inceneritore a Santa Palomba, sul biodigestore a Castel Cesano, sui Grandi Eventi e tanto, tanto ancora. Centinaia di manifestanti hanno letteralmente riempito la piazza nella quale domina la statua di Marc’Aurelio per chiedere il vero cambio di passo, anzi un nuovo cambio di passo dove al posto del Giubileo degli affari e gli interessi speculativi dei privati vengano messe al centro dell’agenda politica di un’amministrazione targata PD le vere istanze del territorio che chiede maggiori servizi essenziali, una seria tutela dell’ambiente che viene sempre più sacrificato sull’altare del profitto (sono di oggi i dati impietosi di Ispra sul consumo di suolo pubblico dove Roma è ben oltre la media nazionale), salute pubblica, diritto all’abitare, stop al caro affitti, miglioramento dei trasporti e della viabilità, attenzione alle richieste del Terzo Settore e alle istanze della cittadinanza secondo quell’ottica di democrazia partecipata che sembra essere stata completamente dimenticata da chi è stato eletto per governare al meglio una città caratterizzata da numerose problematiche. Tra i partecipanti c'erano i comitati per il diritto all'abitare e quelli contro l'inceneritore e del biodigestore, Arci, Usb Potere al Popolo, la rete Caio, rappresentanti dei Cinque Stelle e di Rifondazione Comunista, Cambiare Rotta, Comitato Stadio Pietralata No Grazie, Sì Parco no Stadio, Forum Territoriale Permanente – Parco delle Energie, Associazioni Latium Vetus e tantissime altre realtà ambientaliste. Tante anche le bandiere palestinesi per chiedere una pace giusta. E gli slogan contro Roberto Gualtieri e la sua giunta che sta perdendo il contatto con quella base territoriale nella quale durante la campagna elettorale aveva affermato di credere e di voler valorizzare secondo quell’ottica di ascolto e di sussidiarietà orizzontale che nei fatti non c’è poi mai stata. Anzi si sono portati avanti dei progetti che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica che sono fondamentali per un tessuto urbano come quello della Capitale fortemente cementificato e inquinato. Tanti gli interventi che hanno voluto rimarcare questa intima contraddizione di scelte politiche discutibili come ha avuto modo di sottolineare Francesco Saporito del Comitato Stadio Pietralata No Grazie dove è stato messo l’accento sulla cementificazione di 14 ettari a bosco del Parco di Pietralata e la presenza fondamentale di un Ospedale che andrebbe tutelato e non sovrastato da un impianto sportivo alto 57 metri con, a regime 62.000 spettatori, smentendo nei fatti le operazioni di “greenwashing” del sindaco Gualtieri (Contro il piano rifiuti, i movimenti hanno anche portato una bara di legno con sopra una corona di fiori) e del suo assessore all’Ambiente Sabrina Alfonsi o di Giuseppe Libutti della Rete Caio che ha definito la giornata della manifestazione come “Un’opposizione cittadina, democratica e solidale alla maggioranza Gualtieri e agli interessi di bottega politica” sottolineando con urgenza la neccesità di costruire un altro modello di città che abbia al centro una diversa ricetta di sviluppo che parta dal basso e tenga in dovuto conto tutte le istanze partecipative senza se e senza ma. Si crede anche in un diritto all'abitare che si basi sul diritto costituzionale diritto alla casa e ad abitare una città in modo degno e con servizi funzionanti. Si contesta anche l’iperturismo e la gentrificazione che porta all’espulsione di interi pezzi della comunità per lasciare il posto ad un deserto urbano, fatto di cemento, alberghi, B&B e Ristoranti. Si parla di “razzismo ambientale” come ha affermato Domenico Razza, presidente di uno dei comitati di Casal Selce, per un biodigestore che si intende realizzare a poche decine di metri dalle case creando problemi di salute e di vivibilità ad un intero quadrante. Nessuna indulgenza per Gualtieri dunque perché il suo operato politico e le sue scelte operative non hanno tenuto in nessun conto, nemmeno dei dibattiti pubblici e nelle conferenze dei servizi, le legittime istanze della società civile che ora giustamente cerca di far sentire la propria voce e di mettere in luce le responsabilità di una desertificazione anche del Terzo settore che non ha ricevuto risposte concrete alle sue legittime richieste. Si sta formando e coagulando un movimento che riunisce le diverse istanze territoriali e ambientali e può essere sul serio forza politica nuova che porti ad un cambiamento di rotta da parte della città, rivendicando un nuovo modello di azione che si basi sull’asse partecipativo e democratico attraverso l’ascolto di tutte le necessità.