La situazione è eccellente

La profonda crisi globale e le contraddizioni che stanno esplodendo inesorabilmente, oltre a grandi pericoli portano grandi possibilità di cambiamento. I comunisti hanno il compito, alla luce di un’analisi seria e non condizionata dalla propaganda mainstream, di individuare una strategia di azione e di portarla avanti concretamente dove possono incidere sui processi reali di cambiamento.


La situazione è eccellente

Sebbene a livello globale ci si trovi in una fase di profonda crisi e i vari rischi siano estremamente elevati e concreti, per molte forze di classe questo è un momento di particolare soddisfazione: si sta dimostrando la correttezza delle analisi che si propongono da più di un decennio. Nello specifico, il declino del sistema imperialistico americano con la dissoluzione della propria egemonia globale, la definizione di un nuovo ordine mondiale basato sul multipolarismo. Sarà un mondo multipolare solo ed esclusivamente perché il nuovo polo emergente (che si aggrega intorno a Cina e Russia) non ha la stessa vocazione imperialistica e monopolistica degli USA, non vuole ergersi a padrone assoluto del mondo. Già questo sarebbe più che sufficiente per convenire sul fatto che si tratta di un avanzamento politico.

Per un comunista non è tuttavia sufficiente la presa d’atto di ciò, si deve attivare concretamente all’interno dei processi di trasformazione. Ad ogni buon conto, anche questo primo passo non è scontato, tanti sinceri comunisti non hanno ancora preso coscienza di questo processo. Ciò è prevalentemente imputabile a due fattori strettamente collegati tra loro: la leggerezza d’analisi e il farsi condizionare dalla propaganda mainstream.

Il passo successivo diventa quello della traduzione concreta dell’analisi attraverso una progettualità che individui degli obiettivi, tedendo conto della condizione reale con particolar riguardo alle forze e ai rapporti in essere. Fermo restando che l’obiettivo di un comunista resta la Rivoluzione, ci possono essere una serie di traguardi intermedi che vanno fissati e per il raggiungimento dei quali bisogna elaborare una adeguata strategia. Teoricamente ciò è ampiamente condiviso, ma nella realizzazione pratica emergono delle criticità. La prima a mio avviso è il fatto che nell’analisi del processo in essere ci sono due speculari derive. La prima è degli insicuri o dei confusi, di chi in realtà non ha ancora del tutto fatto gli adeguati passi e pensa che possa continuare ad esistere – con questi connotati – il mondo e la società in cui viviamo. La seconda è di chi pensa di poter essere determinante nel cambiamento di cui sopra, un atteggiamento megalomane ed eurocentrista. A chi cede a queste due derive va fatto notare che: non è che il cambiamento forse ci sarà, c’è già, si tratta di un processo inarrestabile, che non ha certo bisogno del nostro aiuto.

Quindi, in questo scenario, quale sarebbe il ruolo dei comunisti in Italia e nel resto d’Europa? Assistere passivamente? Cercare di salire sul carro dei vincitori? A mio avviso il ruolo che ci spetta è quello di approfondire l’analisi e divulgarla, poi elaborare una strategia d’intervento e realizzarlo. Quest’ultimo – tenendo conto del fatto che il processo di trasformazione globale è già in essere – deve puntare a condizionare il processo di adattamento del nostro Sistema. Questo processo locale è solo parzialmente avviato, c’è il “freno a mano tirato” perché la borghesia ancora non ha elaborato un proprio piano ampiamente supportato (prevalentemente perché le contraddizioni e lo scontro interno sono giganteschi, ma anche perché una parte è accecata dalla propria stessa propaganda e non vede il cambiamento in corso). I comunisti si devono inserire in queste contraddizioni nella prospettiva di incidere sul processo locale di trasformazione – quello globale va per conto proprio – tentando di condizionare il cambiamento o magari per scardinare completamente il Sistema borghese morente.

In virtù delle contraddizioni e dello scontro in essere in seno alla borghesia, si possono aprire scenari inediti. Non si può escludere che settori della borghesia adottino strategie che abbiano delle qualche convergenze d’obiettivi con le nostre. In quella ipotesi si deve restare fedeli alla distinzione tra strategia e tattica scongiurando gli eccessi di tatticismo che soprattutto in tal contesto potrebbe sfociare nel più disastroso opportunismo.

Al contempo, non si deve nemmeno compiere l’errore di affermare che questi processi non abbiano natura ideologica, i comunisti non possono arretrare di un solo passo dalle loro posizioni. In particolare non si deve ammettere alcuna forma di revisionismo che cerchi di rimuovere la discriminante antifascista, tendenza dilagante tra gli analisti geopolitici.

In definitiva, il mondo sta cambiando e questo cambiamento travolgerà il nostro Paese, attiviamoci per sfruttare la situazione perché il vecchio Sistema sta morendo, basta una spallata per farlo crollare, “grande la confusione sotto al cielo”, ora più che mai, la situazione è eccellente.

28/04/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alberto Fazolo

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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