Un libro di Andrea Bouchard, maestro e scrittore con un vissuto partigiano e nipote di Willy Jervis, torturato e fucilato dalle SS. La storia della lotta partigiana che manca nelle scuole a causa della riforma Moratti che ha eliminato lo studio del Risorgimento e della Resistenza nella scuola primaria. Un romanzo avvincente dai contenuti ancora attuali.
di Alba Vastano
Saper raccontare ai giovanissimi ciò che è stata la Resistenza e le gesta valorose dei nostri partigiani ma, soprattutto, trasmetterne e riattualizzarne i valori necessita non solo di uno storico, non solo di un narratore. C’è bisogno di chi partigiano lo è per vissuto, per storia familiare, o di chi quei valori di libertà e di giustizia sociale li persegue e ne fa un ideale ed uno stile etico di vita. Cos’è accaduto in quel periodo, dopo l’armistizio dell’otto settembre del ´43 fino alla Liberazione, quanto i partigiani, uomini e donne spesso giovanissimi, si siano spesi per la liberazione dagli oppressori di un Paese umiliato, diviso e venduto, se ne dovrebbe parlare nelle scuole. Anche ai bambini della scuola primaria che hanno visto sparire dal sussidiario, con la riforma Moratti (legge 53\2003), la storia del Risorgimento e della Resistenza.
Gli insegnanti, ormai, della storia di quel periodo, ne parlano poco o per nulla. Conformandosi allo stereotipo comune che l’umanità viaggia veloce verso il futuro tecnologico e globalizzato e la memoria non è poi considerata un valore fondamentale. Qualcuno, però, della lotta partigiana ne parla ancora e ha scritto un romanzo per giovanissimi sulla Resistenza. È uno scrittore già affermato nel campo della letteratura per ragazzi. È anche un maestro, figura insolita, oggi, accanto ai bambini della scuola primaria che generalmente conoscono “la maestra”. Il maestro è spesso bravissimo a raccontare. Sceglie solitamente questa professione per assoluta passione. Così è per Andrea Bouchard, insegnante in una scuola della Capitale. Maestro, ma non solo. È anche sceneggiatore e organizza spettacoli per ragazzi. Un uomo ironico e creativo che sa trasmettere ai suoi allievi i valori fondamentali della memoria storica, della democrazia, della lotta agli oppressori per liberare gli oppressi. Anche perché tutto ciò fa parte della sua storia familiare.
«Quello che mi ha spinto a scrivere "Fuochi d'artificio" è stato un motivo personale, non politico, nè storico, nè pedagogico ma il bisogno di riconciliarmi con le mie radici », così l’autore. E prosegue: « Io vengo da una famiglia di sinistra impegnata politicamente. Ho alcuni partigiani in famiglia, mia mamma era bambina e mio padre ragazzino in quegli anni ed erano proprio lì, in montagna. Quindi l'impatto emotivo della guerra su di loro è stato enorme e me l'hanno trasmesso. Da bambino cantavo le canzoni partigiane e giocavo coi bastoni a fare il partigiano». Bouchard, la lotta partigiana la porta nell’anima e nella sua storia. È originario, da parte dei genitori, delle valli Pellice e Germanasca (Torino), territori in cui è avvenuta una strenua Resistenza; è inoltre il nipote del partigiano Willy Jervis, torturato e fucilato con altri quattro partigiani. Era la notte del 5 agosto del 1944. Sulla salma venne trovato un messaggio fra le pagine di una Bibbia che teneva con sé. “Non piangete, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea”.
Per questo lo scrittore non può che onorare la memoria di quel periodo, perché la storia valorosa dei partigiani è nel suo dna. Valori che nel suo ultimo romanzo “Fuochi d’artificio”, appena edito dalla “Salani editore”, si evincono fra le gesta avventurose di quattro giovanissimi partigiani. Un’avventura ai tempi della Resistenza che è anche una storia d’amore e d’amicizia. È la storia di Marta, la tredicenne protagonista che per il fisico minuto sembra ancora più giovane. Ma è anche la storia di Davide, suo fratello. Ed è la storia di Sara, amica del cuore di Marta e di Marco verso il quale la ragazzina nutre teneri sentimenti. I quattro amici, affascinati dalla lotta per la liberazione che stanno conducendo i partigiani e dal loro coraggio, non resistono dal farne parte, nonostante la giovanissima età non lo consenta. E si avventurano in varie peripezie, superando tutte le paure e i dubbi che si presentano loro durante le azioni per debellare il nemico nazi-fascista. Le loro armi vincenti sono l’astuzia e il coraggio. Rischiano la vita continuamente, improvvisando gesta pericolosissime che solo chi ha un forte credo ideologico può intraprendere. E riescono sempre a farla franca.
«Cominciando a sentire i commenti di chi lo legge, mi accorgo che in moltissimi si riconoscono in quella storia. Pur essendo un libro per ragazzi, molti adulti e anche anziani, si sono commossi. Ho capito allora che quello che ho scritto riguarda milioni di persone. Cioè, lo sapevo, naturalmente. Non è che credessi che i partigiani fossero un fenomeno della mia valle però non ci pensavo, non me ne rendevo conto fino in fondo. E forse è meglio così, altrimenti e probabilmente, non mi sarei sentito all'altezza di questo compito. Quando l'ho presentato, davanti a ragazzi delle scuole medie che l'avevano letto e amato e ascoltavano a bocca aperta episodi storici che raccontavo, ho capito che io rappresento con questo libro un anello di congiunzione tra generazioni. Che io sono un ambasciatore, non un inventore. Mi sono nutrito di storie per raccontare una storia. E la cosa più bella, un po' magica, di cui vado più orgoglioso è che i ragazzi, leggendolo, hanno la sensazione che riguardi anche loro. Ma anche questo è merito mio solo in parte, perché è la forza dirompente, l'universalità della storia dei partigiani che parla da sé».
Fuochi d’artificio, un romanzo che è un monito per chi, di fronte alla partecipazione alle lotte per il ripristino dei diritti umani e per la libertà, invece dell’azione sceglie la viltà dell’indolenza e dell’indifferenza. Un insegnamento per le nuove generazioni. Ed è un modo per poter onorare la memoria dei martiri della Resistenza, perché oggi, e forse più che mai, c’è necessità di quei valori.
Note
"Fuochi d'artificio" Il piano segreto di quattro giovanissimi partigiani.
Romanzo di Andrea Bouchard
(Salani editore)
altre opere dell'autore:
"Acqua dolce" (premio biblioteche di Roma 2010)
"Magica amicizia" (finalista premio Bancarellino 2012)
"Il pianeta senza baci (e senza bici) 2013