“Evviva la Rivoluzione Russa!”: quando l’America scoprì il Bolscevismo

Il libro di Philip Foner, storico del movimento operaio americano, ripubblicato in occasione del Centenario, testimonia di come il proletariato americano appoggiò gli eventi del 1917.


“Evviva la Rivoluzione Russa!”: quando l’America scoprì il Bolscevismo Credits: naturalnews.com

Pubblicato su People’s World il 25 agosto 2017, traduzione italiana a cura di Zosimo

Questo novembre (Ottobre secondo l’antico calendario russo) si celebra il 100° anniversario della Rivoluzione Bolscevica, probabilmente “uno dei più grandi eventi della storia umana”, come ebbe a definirlo l’indomabile John Reed nel 1917.

Cinquant’anni dopo la nascita della prima repubblica socialista al mondo, Philip S. Foner – uno dei più grandi storici del XX secolo – in collaborazione con la casa editrice americana International Publishers, diede alle stampe “La Rivoluzione Bolscevica: il suo impatto su radical, liberal e laburisti Americani” (l’opera è consultabile su archive.org a questo link), una storia inedita nel suo genere che documentava l’ampio supporto della Rivoluzione da parte della classe operaia statunitense.

In questi giorni, proprio in occasione del Centenario della Rivoluzione Bolscevica, la International Publishers ha realizzato una nuova edizione dell’incredibile opera di Foner, un’edizione dedicata al centenario, con una nuova introduzione da parte dello storico Gerald Horne.

Per il lettore generico così come per quello che ha maggiore familiarità con la storia della classe operaia negli USA, la collezione di articoli, discorsi, risoluzioni – documenti che rappresentano una storia del supporto americano alla rivoluzione – è qualcosa di straordinario.

Degne di nota anche le cinquanta pagine di introduzione che Foner offre al lettore, collocando la rivoluzione e le varie risposte ad essa nel contesto storico-politico, tenendo conto del fatto che i lettori generici di oggi (così come nel 1967) molto probabilmente non hanno consapevolezza di fino a quale punto il governo degli Stati Uniti di allora – così come l’allora reazionaria American Federation of Labor (AFL) – si sia spinto a livello internazionale per reprimere la nuova repubblica, mentre contestualmente, sul piano interno, soffocava ogni manifestazione di sostegno, sia tra i lavoratori che tra la popolazione più in generale.

In effetti, il sostegno ricevuto dalla rivoluzione russa all’interno degli Stati Uniti, in particolare tra i lavoratori, sarebbe oggi storicamente dimenticato se non fosse stato per il lavoro di documentazione realizzato da Foner, tenuto conto che i venti prevalenti del “Terrore Rosso” e della Guerra Fredda servirono a mettere sull’avviso la maggioranza degli storici – forse quelli con minore lungimiranza, statura e coraggio – specialmente se ambivano ad un insegnamento universitario. Foner nel 1941 venne rimosso da ogni incarico di insegnamento, a causa dell’anti-comunismo ormai dominante; ci sarebbe voluto un quarto di secolo perché ritornasse ad ottenere una cattedra a tempo pieno. Questa volta alla Lincoln University, ironia della storia, nel 1967.

Ne “La Rivoluzione Bolscevica” si apprende che la Alleanza del Lavoro Americana per le Relazioni Commerciali con la Russia, fondata nell’autunno del 1920, annoverando come associati oltre 800.000 lavoratori iscritti ai sindacati di New York, lanciò un appello affinché: “…il Dipartimento di Stato adotti le necessarie misure per rimuovere tutti gli ostacoli al commercio con la Russia…”, una posizione in aperto contrasto con la politica estera USA di quegli anni, che ebbe come principale obiettivo quello di strangolare sin dal suo nascere la nuova repubblica socialista.

In aggiunta, l’Alleanza del Lavoro e i suoi obiettivi furono ufficialmente sostenuti da 12 organizzazioni sindacali nazionali e internazionali, da diverse federazioni sindacali di livello statale nonché dai sindacati centrali di 72 città in 29 stati degli USA, tutti affiliati alla AFL e rappresentando complessivamente oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori iscritti ai sindacati, più della metà del totale degli iscritti dell’intera federazione sindacale nazionale. Si apprende poi che il sindacato di appartenenza di Samuel Gompers, allora presidente reazionario della AFL, quello delle manifatture dei sigari, sostenne la normalizzazione delle relazioni con i sovietici, nonostante il disdegno dello stesso Gompers verso il socialismo.

E’ poi interessante scoprire che il segretario dell’Alleanza del Lavoro fu nientemeno che quell’Alexander Trachtenberg, che solo quattro anni più tardi, nel 1924, avrebbe fondato la casa editrice International Publishers.

Ne “La Rivoluzione Bolscevica” apprendiamo inoltre del sostegno alla rivoluzione da parte di alcuni eminenti uomini religiosi, quail il Dr. John Haynes Holmes, pastore della Chiesa del Messia a New York, il quale, ad esempio, avrebbe pubblicamente dichiarato: “Ringraziamo Dio per la Rivoluzione Russa”. Si può inoltre leggere la testimonianza di un milionario di Wall Street, un banchiere, un capitano d’industria, il “re delle miniere”, il Colonnello William Boyce Thompson, che soggiornò per sei mesi nella Russia Sovietica e riferì ai giornali che: “io credo sinceramente che la Russia sta indicando la strada per la pace generale, così come per i grandi cambiamenti nel mondo…”. Di pari interesse è il racconto sulla marea montante, in quegli anni, di rivolte operaie, di scioperi, di crescita dei sindacati in generale e di rivoluzioni socialiste di prossimo avvento”.

Si viene inoltre a conoscenza dell’iniziale supporto alla rivoluzione da parte del leggendario socialista Eugene V. Debs, “il mondo è meravigliato, attonito, spaventato…” dai bolscevichi, aggiungendo: “…qualunque sia il destino della rivoluzione, la sua anima è ormai immortale”. Un sentimento condiviso da molti anche a cento anni dalla sua nascita.

Debs avrebbe inoltre dichiarato: “Sono un Bolscevico e ne vado fiero”.

Altrettanto importante quanto la documentazione storica raccolta nel volume di Foner, è poi l’introduzione di Gerald Horne all’edizione del centenario, un’introduzione che ha il merito di collocare la rivoluzione – sebbene infine sconfitta – nel contesto storico mondiale.

Horne dimostra il legame con (e l’ispirazione da) un’altra grande rivoluzione, quella di Haiti (1791-1804, ndr). E’ illuminante nel paragonare il ruolo storico dei comunisti sovietici a quello dei rivoluzionari haitiani; questi ultimi hanno provocato “una crisi generale dell’intero sistema schiavista…”, mentre i primi hanno segnato “una crisi generale dell’intero sistema capitalista”, ed entrambi hanno “sconvolto il mondo” per parafrasare John Reed.

Horne evidenzia inoltre il diffuso supporto degli afro-americani – in particolare W.E.B. DuBois e Paul Robeson – alla rivoluzione, ed osserva come, vista la loro storia di schiavismo prima e di sfruttamento salariale poi, non debba sorprendere che i bolscevichi abbiano ricevuto un tale supporto negli Stati Uniti, specialmente tra i lavoratori neri.

La lettura de “La Rivoluzione Bolscevica” di Foner è quindi un passaggio obbligato per chiunque abbia un remoto interesse a conoscere cosa pensarono, e scrissero, i lavoratori

americani durante i primi tre anni di rivoluzione. La International Publishers e Gerald Horne hanno quindi reso un grande servigio con la pubblicazione di questa nuova edizione del centenario.


Bibliografia:

Philip S. Foner, The Bolshevik Revolution: Its Impact on American Radicals, Liberals, and Labor, International Publishers, 2017, 304 pp..

11/11/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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