ZURIGO. L’incontro con i colleghi all’Università di Zurigo è sempre una buona occasione per apprendere belle novità e, in momenti di vicende mondiali deprimenti, ci si risolleva almeno un po’.
Si è appena svolto un seminario sulla lotta in corso contro lo spopolamento delle periferie montane. Si cercano sempre nuove strategie, in vari settori: c’è chi pensa alla riconversione turistica dei territori, chi punta sul mercato immobiliare a prezzi stracciati e c’è anche chi appoggia soluzioni più radicali, come pagare giovani famiglie per traslocare e andare a vivere in località dove è da tempo inarrestabile la fuga di cittadini. Qui in Svizzera, nel paese vallese di Albinen, vengono offerti 25.000 franchi per ogni adulto. A Lerici, in Liguria, sono donati 200 euro mensili per sostenere il pagamento dell’affitto. Anche nei cantoni Ticino e Grigioni si stanno avviando alcune iniziative per invertire un pericoloso trend: la morte di alcune regioni senza più abitanti in località nascoste.
Esiste un altro grave trend negativo che riguarda, questa volta, il mare. A Ginevra questa settimana viene presentato in anteprima mondiale dal navigatore franco-svizzero Yvan Bourgnon un quadrimarano solare gigante ideato per la pulizia di mari e oceani dai rifiuti di plastica. Ogni anno sono circa 9 milioni di tonnellate di plastica quelli che vengono scaricati in acqua, nei mari e negli oceani. Il gigantesco vortice di rifiuti che arrivano dal Nord Pacifico si estende per oltre 1,6 milioni di chilometri quadrati.
Un disastro ecologico, ma non soltanto. Si tratta anche di un disastro economico e sanitario che è un’emergenza globale: come preservare il "grande blu"? Il quadrimarano gigante è in grado di raccogliere fino a 600 metri cubi di rifiuti. Un impianto di trattamento galleggiante perché la barca solare sia in grado di ordinare e compattare grandi rifiuti di plastica e poi riportarli a terra per il riciclaggio.
“Durante una gita in famiglia in giro per il mondo, quando ero piccolo, non vedevo nessuna plastica sul mare: trent'anni dopo, avevo difficoltà a navigare nei rifiuti di plastica dell’Oceano Indiano”, ha detto Yvan Bourgnon alla Radio Televisione Svizzera (RTS). Troppo silenzio e così non è stato suonato l'allarme 30 anni fa. Bourgnon metterà in acqua il suo primo catamarano - The Manta - nel 2022. Lui spera che un centinaio di barche identiche seguano subito così da essere in grado di avviare la risoluzione del problema.
Il costo di ogni barca è stimato in 30 milioni di euro. Attualmente i “finanziamenti Manta” arrivano da donatori e sponsor privati, ma sarà necessario che gli Stati, le comunità e le popolazioni mettano mano nel portafoglio per finanziare la realizzazione di più barche possibili.
L'iniziativa di Yvan Bourgnon non è l'unica lanciata negli ultimi anni per combattere la presenza di detriti di plastica che inquinano gli oceani. Sono riecheggiati anche i sistemi di barriere galleggianti sviluppati da The Ocean Cleanup Foundation per “intrappolare” borse, bottiglie, imballaggi e reti da pesca abbandonate.
Boyan Slat, fondatore della fondazione, ambisce a pulire il Pacifico settentrionale liberandolo dalla sua gigantesca lastra di plastica.
C’è chi sta studiando altre macchine per la pulizia dei mari: le più piccole sono in fase di test, come il Sea-Vax un’aspirapolvere per i mari di invenzione britannica che opera utilizzando l'energia solare. Ci sono anche speciali droni alati della Protei, progettati per combattere le fuoriuscite di petrolio, ma che si pensa possano anche individuare e pescare i rifiuti galleggianti.
Per alcuni non è realistico prendere in considerazione le pulizie su larga scala. La gran parte dei rifiuti è, infatti, sott'acqua anche a profondità abissali. Diventerebbe molto difficile e costoso far lavorare le attuali macchine. Un altro ostacolo è la mancanza di una soluzione rapida per catturare le microplastiche, elementi infinitamente più piccoli e dannosi per la salute: sono ingeriti dai pesci e, quindi, entrano nella catena alimentare. Per tentare di fermare l'incremento esponenziale del magma di plastica nei mari, gli ambientalisti ritengono necessario il cambiamento radicale del modo di vita: basta con il consumo attuale e finiamola con l'usa e getta.