Il valico di Rafah è il confine che separa l’Egitto e la Striscia di Gaza. E’ proprio in questo luogo che passa la quasi totalità di quei pochi aiuti umanitari presi d’assalto dalla popolazione palestinese inerme. Lungo tale varco si sono ammassate centinaia di migliaia di profughi a seguito del bombardamento del nord della Striscia di Gaza da parte delle forze sioniste dell’esercito israeliano.
Al momento la popolazione palestinese si trova in una gravissima situazione di sfollamento (circa 360 mila secondo le ultime fonti delle agenzie umanitarie) in quanto due alloggi su tre risultano inaccessibili ed inservibili e, pertanto, è costretta a vivere in tende da campo. La stessa cosa che accade ai tanti profughi di guerra nel mondo, con la differenza che, in questo caso, la guerra in questione non viene portata avanti, come “normalmente” accade, da due o più forze militari che si contendono un campo di battaglia: in questo caso sono mesi che le forze militari di un solo esercito appartenenti ad uno Stato terroristico seminano distruzione e morte unidirezionalmente, essendo il bilancio delle vittime ormai salito a circa 35 mila morti con un impressionante numero di civili, e oltre 78mila feriti.
A ragione, quindi, si può affermare che quello che sta accadendo risponda piuttosto al nome di genocidio e che si tratti del primo sterminio di un popolo perpetuato sotto gli occhi consapevoli del mondo intero. Inoltre, tale genocidio viene materializzato sotto i riflettori dei mass media che, in tempo reale, filmano e documentano gli avvenimenti.
Per quanto sia paradossale e agghiacciante tale situazione, la maggioranza schiacciante della comunità internazionale è contraria a quel che sta accadendo e desidera riconoscere lo stato palestinese: in seno all’Assemblea Generale dell'ONU è stata recentemente presentata e votata favorevolmente da ben 143 Stati una risoluzione tesa a riconoscere la Palestina come Paese qualificato a diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. La risoluzione raccomanda al Consiglio di Sicurezza di riconsiderare in tal senso la questione. È bene ricordare che oltre ai 143 Stati che hanno votato a favore, in 25 si sono astenuti (Italia compresa) e 9 sono stati i contrari (USA in capofila). Gli Stati Uniti d’ America hanno messo già varie volte il veto al Consiglio di Sicurezza, bloccando e spalleggiando l’attuale politica terroristica dello Stato d’Israele, passando armi e bloccando qualsiasi tentativo da parte degli unici due Stati che, con azioni reali, stanno mettendo in difficoltà lo sterminio: Iran e Yemen.
Non solo, in quegli Stati governati da forze politiche in qualche misura corresponsabili con ciò che sta succedendo in Palestina che hanno votato contro o si sono astenuti alla votazione, cresce sempre di più un'opposizione, per lo più giovanile, allo sterminio e, come da manuale, queste forze di cambiamento vengono ingiustamente represse. Alcuni Paesi si sono astenuti, fra cui l’Italia meloniana: altra grande figuraccia mondiale, perché di tale viltà di fronte allo sterminio del popolo palestinese chiederà il conto la Storia. E’ sotto gli occhi di tutti che il popolo italiano, qualora avesse la diretta possibilità di esprimersi su tale questione, non avrebbe dubbi nell'accogliere a pieno titolo la Palestina all'interno della comunità internazionale.
Ecco la lista dei 9 Stati, o meglio dei governi, direttamente responsabili dello sterminio del popolo palestinese: USA, Israele, Palau, Nauru, Micronesia, Papua Nuova Guinea, Ungheria, Argentina e Repubblica Ceca. Ecco i 25 governi che si sono astenuti, o come li avrebbe giudicati Dante, la lista degli ignavi, coloro che non hanno preso una posizione, che non hanno avuto un’idea propria, adeguandosi e limitandosi sempre a quella del più forte, nel caso concreto, ad Israele e Stati Uniti. Dante li inserirebbe nel vestibolo dell’Inferno, giudicati neanche degni di entrare nell’Oltretomba ma di rimanerne nell’anticamera, condannati, per contrappasso, a rincorrere in eterno un’inutile insegna, punti costantemente da mosche e vespe che causano loro costanti sanguinamenti e lacrime che divengono pasto per i vermi:
Albania, Bulgaria, Austria, Canada, Croazia, Fiji, Finlandia, Georgia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Marshall Island, Olanda, North Macedonia, Moldavia, Paraguay, Romania, Vanuatu, Malawi, principato di Monaco, Ucraina, Gran Bretagna, Svezia e Svizzera.
Ecco la lista dei 143 Stati che hanno invece votato a favore della risoluzione dell’Assemblea Generale dell'ONU per riconoscere la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite e che raccomanda al Consiglio di Sicurezza di riconsiderare favorevolmente la questione: Algeria, Andorra, Angola, Antigua And Barbuda, Armenia, Australia, Azerbaijan, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Bielorussia, Belgio, Belize, Benin, Bhutan, Bolivia, Bosnia e Herzegovina, Botswana, Brasile, Brunei Darussalam, Burkina Faso, Burundi, Capo Verde, Cambogia, Repubblica Centrafricana, Ciad, Cile, Cina, Colombia, Comoros, Costa Rica, Costa D’Avorio,Cuba, Cipro, Repubblica democratica popolare di Corea, Danimarca, Gibuti, Dominica, Dominican Republic, Egypt, El Salvador, Equatorial Guinea, Eritrea, Estonia, Ethiopia, Francia, Gabon, Gambia, Ghana, Grecia, Grenada, Guatemala, Guinea, Guinea-Bissau, Guyana, Haiti, Honduras, Islanda, India, Indonesia, Iran, Iraq, Irlanda, Jamaica, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Kenya, Kuwait, Kyrgyzstan, Lao People's Democratic Republic, Libano, Lesotho, Libia, Liechtenstein, Luxembourg, Madagascar, Malaysia, Maldives, Mali, Malta, Mauritania, Mauritius, Mexico, Mongolia, Montenegro, Marocco, Mozambico, Myanmar, Namibia, Nepal, New Zealand, Nicaragua, Niger, Nigeria, Norvegia, Oman, Pakistan, Panama, Perù, Filipinne, Polonia, Portogallo, Qatar, Repubblica di Corea, Federazione Russa, Rwanda, Saint Kitts And Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent And The Grenadines, San Marino, Arabia Saudita, Senegal, Serbia, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Somalia, Sud Africa, Spagna, SriLanka, Sudan, Suriname, Siria, Tajikistan, Thailandia, Timor-Leste, Trinidad And Tobago, Tunisia, Turkmenistan, Turchia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Tanzania, Uruguay, Uzbekistan, Viet Nam, Yemen, Zambia, Zimbabwe.