La teoria delle idee

Platone ricerca un criterio scientifico, un fondamento oggettivo, che consenta di ricostruire un sistema stabile di significati, almeno nel campo #etico-politico


La teoria delle idee Credits: : https://www.prometheus-studio.it/filosofia_e_storia/2020/10/24/il-pensiero-di-platone-427-a-c-347-a-c/

 

Il rapporto tra filosofia e politica

La filosofia platonica ha una genesi esistenziale: l’evento fondamentale è la morte di Socrate. Socrate, il più giusto degli uomini, è stato mandato a morte dalla restaurata democrazia ateniese, quindi la democrazia non è uno Stato giusto. Da qui la necessità per Platone di fondare uno nuovo Stato sulla base della giustizia. D’altra parte per fondare uno Stato giusto bisogna prima sapere che “cos’è la giustizia”. Occorre quindi superare il relativismo dei sofisti che si basa sulla sensazione, sul mondo empirico senza interrogarsi sull’essere delle cose e rimanendo così ancorati alla doxa, all’opinione, senza elevarsi all’episteme ovvero alla scienza, alla conoscenza universale. Quindi per fondare lo Stato giusto bisogna prima porsi il problema da un punti di vista gnoseologico, conoscitivo.

Il linguaggio

Platone muove dal linguaggio, mostrando come l’uso retorico teorizzato dai sofisti ha determinato la relatività di ogni significato, soprattutto nell’ambito dei valori etico-politici. Parole come giusto e buono sembrano variare significato a seconda di chi le pronuncia. Pare così impossibile reperire un criterio assoluto, al di là degli interessi in conflitto, che garantisca la loro validità. Tutto sembra dipendere dalla capacità persuasiva del discorso.

Alla ricerca di un sistema stabile di significati

Al contrario Platone ricerca un criterio scientifico, un fondamento oggettivo, che consenta di ricostruire un sistema stabile di significati, almeno nel campo etico-politico. Del resto, da un’analisi del linguaggio emerge – di contro alla variabilità dei soggetti parlanti – una relativa costanza e univocità dei significati. Così per dare un senso alle proposizioni è necessario che i predicati – come buono, giusto – mantengano più o meno lo stesso significato, nonostante siano attribuibili ai soggetti più diversi. Inoltre questo significato resta indipendente dai soggetti stessi – ad esempio gli dèi sono buoni verso i giusti e cattivi verso gli empi.

Contro la concezione sofistica il linguaggio traduce rapporti reali fra gli enti e le relative idee

A tale scopo il predicato deve basarsi su qualcosa di permanente nel suo significato essenziale e di esistente al di fuori dei soggetti di attribuzione. Il predicato deve dunque riferirsi a un oggetto non linguistico, che ha un’esistenza autonoma, di cui il predicato è il significato permanente. Tale oggetto è l’idea.

Finalità politica della teoria delle idee

Alla poderosa sfida della sofistica, con la sua relativizzazione dei concetti morali e dei criteri di verità, Platone risponde dunque con la sua teoria delle idee, dottrina sulla quale imposta la propria terapia filosofica della verità, della città e dell’anima. I sofisti avevano messo in dubbio l’esistenza di valori universali, ai loro occhi il giusto, il bello, il bene, il vero erano nozioni di carattere relativo che variavano a seconda dei contesti. Platone è consapevole della pericolosità di tali affermazioni: la disparità di opinioni non può che produrre disordine e violenza, ossia la legge del più forte. Le idee sono lo strumento per uscire dal caos delle opinioni; l’assolutismo delle idee diviene il mezzo per contrastare il relativismo politico e l’anarchia sociale. La conoscenza delle idee consente la fondazione di una scienza politica universale, che garantisca pace e giustizia tra gli uomini.

La genesi della teoria delle idee

Platone, contro il relativismo dei sofisti, ritiene che la scienza debba essere qualcosa di stabile e immutabile, sviluppando la ricerca della definizione di Socrate. Quindi, oggetto della scienza non possono essere le cose sensibili, mutevoli, soggette al divenire, ma le idee, ovvero queste entità immutabili, perfette e autonome che si trovano nel mondo sovrasensibile. Quindi Platone introduce una prospettiva dualistica, sia di tipo gnoseologico: il mondo sensibile è il mondo dell’opinione, mentre quello delle idee è il mondo della scienza; sia di tipo ontologico: l’essere vero e autentico sono le idee, mentre il mondo sensibile è il mondo delle parvenze, in quanto è soggetto al divenire, per cui le cose sono e non sono eguali a sé stesse. In altri termini, il mondo delle idee è intelligibile e le idee sono invisibili, indivisibili, ingenerate, eterne e perfette. Esso è il mondo vero, oggetto della conoscenza certa e universale della scienza. Al contrario, il mondo delle cose sensibili, visibili, divisibili, generate, mutevoli e imperfette è il mondo apparente, oggetto della conoscenza incerta dell’opinione.

La scienza ha come oggetto le idee, l’esperienza le apparenze mutevoli

Platone critica altresì il sapere empirico e le tecniche che ne derivano, che rivendicano la loro fedeltà all’esperienza. Platone ritiene, in effetti, che l’esperienza sensibile non porti a verità certe e stabili, in quanto i suoi dati sono istantanei e soggettivi.  La stessa sensazione può essere valutata oggettivamente solo se riportata a un criterio di riferimento non empirico. Ogni scienza costruisce un sistema di proposizione universalmente valide per ogni tempo e ogni individuo. Ciò rende difficile una scienza che abbia come oggetti degli oggetti empirici, le cui proprietà variano nel tempo e si manifestano diversamente da soggetto a soggetto. Affinché vi sia scienza debbono esserci oggetti stabili, dotati di un’essenza permanente come le idee. Questo è evidente nella geometria, nella quale i teoremi si applicano a delle figure geometriche ideali e non a quelle empiriche. Così la forma di conoscenza scientifica consente una perfetta conoscibilità, che corrisponde al grado di realtà dell’essere o alla perfetta esistenza propria delle idee. L’opinione ha come modo di conoscenza l’opinabilità e i suoi oggetti hanno come grado di realtà il divenire empirico. Infine, l’ignoranza ha come modo di conoscenza l’inconoscibilità e i suoi oggetti hanno come grado di realtà il non-essere, l’inesistenza. D’altra parte è dalla perfetta realtà delle idee che dipende la perfetta conoscenza propria della scienza, dall’esistenza mutevole instabile del divenire empirico e temporale derivano gli analoghi caratteri dell’opinione.

La natura delle idee

Le idee, che per Platone costituiscono la vera realtà, il vero essere, non possono essere percepite dai sensi, sono invisibili ai sensi, ma visibili all’intelletto, quindi sono conoscibili, ma solo con la ragione. Esse sono essenze unitarie e indivisibili. Ciò significa che se esistono molte cose belle, esiste solo un’idea di bello che rimane sempre identica a se stessa, mentre le molte cose belle possono trasformarsi in brutte.

Perché le idee?

La prima ragione è relativa alla gnoseologia, è legata quindi al tema della conoscenza. Platone parte dalla constatazione che esista una conoscenza certa e universale. Ad esempio dalla matematica sappiamo che “la somma degli angoli interni di qualsiasi triangolo è di 180°”, ciò è universalmente vero. Ma tale conoscenza per essere vera non può rivolgersi a nessuno dei triangoli empirici che disegniamo, noi ci dobbiamo rivolgere a un triangolo ideale, perfetto che realizzi completamente l’essenza dell’essere del triangolo. Le cose sensibili sono invece mutevoli, quindi intorno a esse non vi può essere vera conoscenza.

La seconda ragione è invece semantica. È possibile assegnare lo stesso predicato a cose diverse (ad esempio “bello”), solo ipostatizzando l’esistenza di qualcosa che è bello in sé stesso. Qualcosa che corrisponde al significato del predicato “bello”, questo qualcosa è esattamente il bello in sé, l’idea di bello.

Il criterio di validità dei giudizi

Ad esempio asserite “x è giusto” significa – se il giudizio è vero – che x ricade nella sfera di significati della giustizia in sé. Si è così stabilito un criterio di validità dei giudizi, contro il dualismo sofistico fra linguaggio e verità. Il linguaggio traduce, se i giudizi sono veri, rapporti reali fra l’ente e la relativa idea. La decisione di ciò che è giusto e bene per l’uomo e per la società è sottratta sia al parere soggettivo del singolo, sia all’imposizione del potente, sia all’opinione della maggioranza. Poiché il giusto e il bene sono idee, su di esse e sulle loro relazioni con la vita della polis potrà pronunciarsi a buon diritto solo chi ne possiede la scienza, dunque il filosofo. È così fondata la pretesa del filosofo di dettare i piani per la riforma della polis, che ha la propria garanzia nel sapere e non nella maggioranza, legata al mondo precario e inconsistente delle opinioni, degli interessi immediati, dell’uso retorico del linguaggio. L’azione politica dei filosofi sarà volta alla realizzazione dell’idea di giusto, che ha una realtà oggettiva, al di là delle opinioni.

Il rapporto tra idee e cose

Le idee sono molte mentre l’essere parmenideo è unico, inoltre le idee hanno una connessione con il mondo sensibile. Il rapporto è di partecipazione (metessi), ad esempio le cose sono belle in quanto partecipano dell’idea di bello che è la causa per cui sono belle; di imitazione (mimesi) in quanto le cose sono la copia imperfetta delle idee, quindi imitano una realtà perfetta – per cui le idee sono i modelli delle cose – e di parusia, per cui le idee sono presenti nelle cose. Le idee oltre a essere la causa delle cose sono anche i criteri di giudizio delle cose, ad esempio noi diciamo che due cose sono uguali sulla base dell’idea di uguaglianza.

Dove e come esistono le idee

Le idee sono trascendenti, si trovano al di là del mondo sensibile. Ma sono entità reali, nel senso che esiste un vero e proprio mondo delle idee nell’al di là, oppure sono entità mentali, ovvero modelli di classificazione delle cose, criteri mentali attraverso cui pensiamo gli oggetti? La prima interpretazione è più legata al mito, ma anche al cristianesimo, al paradiso cristiano più che a Platone; la seconda, che si è imposta nel Novecento, è quella ora più accreditata, ad esempio: l’idea di numero, di uguaglianza, di cerchio pure se esistono al di là dello spazio e del tempo non vuol dire che si trovano in un iperuranio.

Come si conoscono le idee

Le idee non si conoscono attraverso i sensi, ma attraverso l’anamnesi, ossia la teoria della reminiscenza, quindi con gli occhi della mente, ovvero con una visione intellettuale. Per Platone noi portiamo dentro di noi una verità prenatale, innata, frutto della contemplazione delle idee da parte dell’anima.

La teoria delle idee

Platone mira a ricostituire una gerarchia rigorosa fra le diverse forme del sapere, in cui il sapere superiore dia una garanzia assoluta di verità. Egli mira, inoltre, a costruire una scienza rigorosa anche del mondo etico e politico, sulla cui base fondare una rivoluzione scientifica della società. Lo strumento per compiere questo progetto è la teoria delle idee.

08/07/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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