Recensioni di classe 61

Recensioni dell’ottimo film Amira, del significativo Oppenheimer, del bel documentario: Nel nostro cielo un rombo di tuono, del significativo film di animazione Wendell & Wild, dell’interessante As bestas, della godibile serie Shrinking, delle prime due stagioni della piacevole serie The bear, ecc.


Recensioni di classe 61

Amira di Mohamed Diab drammatico, Egitto, Giordania 2021, voto: 8-. Tragedia molto realistica e per diversi aspetti tipica, denuncia gli effetti mostruosi dell’occupazione della Palestina e come questa tragica condizione finisce per incattivire in modo irrazionale lo stesso popolo costretto a sopravvivere sotto il dominio straniero. Peccato che, per quanto realista, nella grandiosa tragedia delineata nel film non ci sia una catarsi. Molto significative le riflessioni sui genitori biologici e di chi, di fatto, ne ha svolto le veci.

Oppenheimer di Nolan, con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Rami Malek, biografico, drammatico, storico, durata 3 ore, voto: 7+. Film imponente, che affronta questioni storiche sostanziali da parte di un regista bravo dal punto di vista formale, ma privo di una visione critica e approfondita del mondo. Il film ha delle spaventose cadute, come la sostanziale giustificazione dello spaventoso crimine contro l’umanità volto a uccidere e terrorizzare la popolazione civile giapponese, cioè di un paese pronto ad arrendersi senza condizioni, con il reale scopo di ricattare chi si batteva per l’emancipazione dell’umanità, posto sotto la minaccia dell’apocalisse nucleare. Anche il rapporto dello scienziato protagonista con l’apparato militare dell’imperialismo è trattato in modo sostanzialmente acritico. D’altra parte, vi sono diversi spunti significativi e un finale decisamente notevole. Restano al solito i consueti difetti dei prodotti dell’industria culturale anglosassone, come l’individualismo esasperato, per cui Oppenheimer sarebbe il padre della bomba atomica e un politicante repubblicano il rappresentante delle persecuzioni giudiziarie dello scienziato.

Nel nostro cielo un rombo di tuono di Riccardo Milani, documentario, Italia 2022, premio speciale Il grande calcio, gli eroi dello sport ai Nastri d’argento, voto: 7. Nonostante la durata esagerata e la tematica piuttosto poco significativa, il montatore ha fatto indubbiamente un ottimo lavoro rendendo il documentario, per quanto possibile, non solo interessante, ma a tratti anche avvincente. Gli aspetti più significativi sono la descrizione di un mondo dello sport non ancora completamente egemonizzato dal capitale finanziario transnazionale e di un paese che viveva uno dei periodi di più ampie e significative mobilitazioni sociali e politiche.

Wendell & Wild di Henry Selick, animazione, USA 2022, su netflix, nomination miglior film d’animazione Critics Choice Award 2023, voto: 7. Finalmente un film per bambini, ma non solo, che tocca in maniera significativa problematiche sociali ed economiche, individuando in modo adeguato i nemici di classe.

As Bestas di Rodrigo Sorogoyen, thriller, Spagna, Francia 2022, miglior film straniero a Cesar 2023, miglior coproduzione internazionale a Lumiere awards 2023, nomination regia, miglior film e molto altro a Goya 2023, voto: 7-. Il film analizza una significativa contraddizione fra ambientalismo ed esigenze della popolazione povera nelle campagne. Si mette in modo significativo anche in luce la contraddizione fra lo sviluppo di energie rinnovabili e l’ambientalismo. Peccato che il film duri troppo e che alcune posizioni siano eccessivamente caricate. Per il resto As bestas è abbastanza avvincente e interessante.

Shrinking è una serie televisiva statunitense creata da Brett Goldstein, Bill Lawrence e Jason Segel, con Harrison Ford, commedia, Apple TV+, voto 6,5. Serie godibile, divertente e anche abbastanza emozionante. Approfondisce abbastanza bene i rapporti psicologici, ma non sfiora nemmeno le problematiche economiche, politiche e sociali. La serie si mantiene godibile, anche se emerge la componente tutto sommato conservatrice della commedia.

D’altra parte Shrinking si sforza, fra le righe, di introdurre elementi progressisti contro il razzismo, il machismo e la famiglia patriarcale.

The bear è una serie televisiva statunitense creata da Christopher Storer, prima stagione in 8 episodi, distribuita da Disney+, candidata a miglior serie a Emmy, Critics Choice Awards e Golden Globe, in cui è premiata per il miglior attore in una serie commedia o musicale Jeremy Allen White, oltre ad altre nomiation, voto: 6. Ottimo ritmo, sfiora tematiche abbastanza significative, anche se rischia di affermare il concetto per cui, in particolare nelle piccole aziende, i lavoratori oltre a essere sfruttati al massimo debbono autosfruttarsi.

Nella seconda parte della prima stagione la serie cresce trovando un giusto equilibrio fra gli aspetti comici e drammatici. Fra le righe emerge la condizione terribile della forza lavoro negli Stati Uniti, per cui l’impresa oggetto della serie diviene un luogo privilegiato dove si può lavorare e essere rispettati.

La seconda stagione mantiene il buon livello della seconda, senza però eguagliarne i picchi. Tutte le cose poco chiare della prima serie sono state, almeno in parte, risolte e, quindi, la serie pur mantenendosi gradevole perde almeno un po’ il proprio interesse.

Negli episodi dal tre al cinque la serie subisce una rapida e improvvisa decadenza per la necessità puramente commerciale di allungare il brodo e di rendere più appetibile la merce con famose Guest star. In tal modo vi sono degli assurdi detuor del tutto gratuiti e inconcludenti, noiosi e inverosimili che fanno passare la voglia di continuare a vedere The bear.

Negli ultimi episodi la serie torna godibile e riprende il ritmo che la caratterizza. Restano i problemi di fondo, il fascismo inconsapevole con cui si interpreta, in senso neocorporativo, il mondo del lavoro, votato all’ultra sfruttamento di ogni momento della propria vita, per il sogno piccolo borghese del proprietario di divenire un padroncino. Così la serie diviene una apologia, inconsapevole, della gentrificazione, per cui a Chicago si chiude un esercizio votato a offrire ristoro ai proletari in pausa pranzo, per farne un locale di lusso.

After Yang di Kogonada, drammatico, Usa 2021, premiato a Sundance, ha ottenuto 2 candidature a Spirit Awards, ha vinto un premio ai NSFC Awards, ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Super, voto: 6-. Il film formalmente è ben realizzato, ma il contenuto è molto discutibile, dal momento che prevede la possibilità che si possa acquisire una intelligenza artificiale per dare un fratello a un figlio, altrimenti unico. Siamo alla solita pessima ideologia per cui l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire l’essere umano.

Ray Donovan: The Movie di David Hollander, drammatico, Usa 2022, nomination miglior film tv Critics Choice Awards, voto: 5+. Conclusione di una serie, il film non ha nulla di significativo da comunicare. Si tratta di una merce abbastanza ben confezionata dell’industria culturale.

Master Gardener di Paul Schrader, con Sigourney Weaver, thriller, Usa 2022, voto 5. In concorso a Venezia, il film è piuttosto deludente. Dovrebbe raccontare la storia della redenzione di un nazista assassino, ma in realtà non vi è una reale conversione. Per il resto il film che vorrebbe essere un thriller d’autore, non è nell’uno nell’altro. Non è coinvolgente, né godibile e lascia veramente poco su cui riflettere.

The White Lotus, seconda stagione, serie televisiva statunitense creata, sceneggiata e diretta da Mike White, su Sky Atlantic, voto: 5. Dopo il grande ed esagerato successo della originaria miniserie, si è deciso di prolungarla con una seconda stagione. Rimane più o meno invariato il format, ma per il resto cambia quasi tutto, compresi i principali interpreti. La serie è meno thriller della prima e vira più sulla commedia. Anche le poche questioni sostanziali della prima serie, finiscono ancora di più in secondo piano nell’attuale serie. Gli stereotipi molto banali rendono la serie particolarmente indigesta al pubblico italiano. D’altra parte, The White Lotus mantiene un discreto ritmo e risulta, nonostante tutto, piacevole. La serie è tutta incentrata su rapporti sessuali un po’ in tutte le salse, configurandosi come un guilty pleasure.

Nella conclusione, cercando di recuperare qualche aspetto thriller della prima stagione, la serie si degrada con scene e personaggi inverosimili, conditi da una serie di pregiudizi e cattive generalizzazioni sugli italiani e i gay.

Pam & Tommy miniserie televisiva del 2022, incentrata sulle star Pamela Anderson e Tommy Lee, nella serie interpretati da Lily James e Sebastian Stan, sulla piattaforma Disney+, in 8 episodi, nomination miglior miniserie Golden Globe e Choise Awards, voto 5-. Prodotto dell’industria culturale di mero intrattenimento, ben confezionato, ma troppo vuoto di contenuti sostanziali.

The Last of us serie televisiva statunitense ideata da Craig Mazin e Neil Druckmann, adattamento dell’omonimo videogioco in nove episodi, su Sky Atlantic, voto 4,5. Serie piuttosto noiosa, che non affronta nessun tema sostanziale.

PacifictionUn mondo sommerso, drammatico, Francia, Spagna 2022, miglior regia a Albert Serra, attore a Benoît Magimel e fotografia a Lumiere Awards 2023, gli ultimi due premiati anche a Cesar 2023, voto: 4. Considerato fra i migliori film francesi dell’anno, idolatrato dalla maggioranza dei critici di Il manifesto, il film è più che deludente. Sfiora un tema significativo, cioè i test nucleari francesi nelle colonie della Polinesia, ma è quasi un pretesto per un registra ultra formalista e post moderno che non fa che rimirarsi la lingua per quasi tre ore.

01/12/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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