Molte le realtà intervenute all’ultima assemblea del Laboratorio Romano per lo Sciopero Sociale. Per contrapporre nel prossimo anno di campagna elettorale a Roma un’idea di gestione della città totalmente contraria a quella oggi dominante che ha fatto proprio lo slogan “Tutto per il profitto, Niente per chi lo produce!”
di Riccardo De Angelis
In una Roma blindata, c’è chi non vuole arrendersi sotto un telo mimetico, con il quale vorrebbero soffocare le voci delle vittime delle politiche di austerity.
Questa è la premessa del dibattito svoltosi nell’Aula di Fisica (La Sapienza) lo scorso 25 novembre, in occasione dell’ultima assemblea del Laboratorio Romano per lo Sciopero Sociale.
Le diverse realtà intervenute, come l’Assemblea dei lavoratori dell’Assistenza (ALA), o gli operatori sociali di diverse cooperative, come i dipendenti dei Canili Comunali, insieme ad esponenti sindacali della Scuola o della logistica, hanno animato una discussione centrata non solo sugli obiettivi di lotta delle proprie vertenze ma anche sulle cause e responsabilità dei governi della città, a prescindere dal colore con i quali si sono succeduti.
L’effervescenza di un dibattito stimolato dalla necessità di conflitto delle vertenze presenti, mescolata con le riflessioni e l’elaborazione di soggettività politiche, sindacali e sociali che hanno svolto il ruolo di promozione di questo ambito, rendono questo percorso quanto mai prezioso.
In particolare, l’assemblea romana ha intercettato di fatto quasi tutte le vertenze che direttamente o indirettamente hanno come causa scatenante le politiche di Austerity. Dai tentativi di privatizzazione dell’acqua, alla crisi occupazionale che l’esternalizzazione dei servizi sociali, insieme allo scoperchiamento di Mafia Capitale, ha creato in quel settore. La questione dei trasporti come le mobilitazioni della Scuola, la casa e la guerra agli spazi sociali autogestiti fuori dai bandi di costrizione.
L’ultimo incontro in particolare, ha assunto dei punti programmatici sulle lotte inerenti gli appalti pubblici per i servizi sociali come la garanzia di salvaguardia, la continuità contrattuale, il rispetto dei pagamenti e del CCNL come vincolo al mantenimento dell’appalto; punti immediatamente individuabili anche in altri settori in cui si utilizza il sistema dell’appalto e del subappalto come l’edilizia, i call center, l’informatica ecc.
A fianco di questa naturale predisposizione del processo ad accogliere certe istanze si è sviluppato il dibattito su una questione centrale quanto attuale a Roma. Quale tipo di governo della città ci si debba aspettare in un contesto in cui si passerà dagli attuali vincoli di spesa del Patto di Stabilità al ben più feroce FISCAL COMPACT. Il tutto gestito come una caserma con il pretesto della lotta al terrorismo.
Ci verrebbe da fare un collegamento semplicistico con la repressione in atto ai militanti della sinistra in queste ore in Francia.
In questo senso la mobilitazione del 4 dicembre è un primo passaggio sul quale costruire un’opposizione altrettanto feroce ad una visione di Roma che il duo Gabrielli/Tronca vorrebbero ad interim, nonostante il seggio del Sindaco vacante. Portare in Campidoglio, dopo una giornata di mobilitazione, la voce delle lotte pretendendo un tavolo permanente che prenda in esame le vertenze in atto. La richiesta determinata di internalizzare i servizi di pubblica utilità, anche solo per sminare il sistema innestatosi come un cancro nel sociale, proprio grazie alle esternalizzazioni e privatizzazioni.
Altro che vendere Acea!
Approntare quella pressione necessaria verso le istituzioni e l’indispensabile mutualismo tra i soggetti sia perché legati dallo stesso filo conduttore, sia per esercitare quella forza utile a dare delle risposte immediate e contrarie alle soluzioni che Tronca vorrebbe importare da Milano.
L’altro filone, non a caso, della discussione è stato il “Lavoro Gratuito” eredità dell’esperimento EXPO 2015 appena concluso e che sempre Tronca ripropone a Roma per l’anno del Giubileo. Considerata un’occasione persa quella di non aver sfruttato la mediaticità dell’evento milanese per far emergere l’abominio di un accordo siglato da Cgil-Cisl-Uil, in cui si riconosce la possibilità di far lavorare migliaia di persone senza una remunerazione adeguata, si è riflettuto sulla necessità di una campagna serrata contro l’ipotesi della stessa ricetta per il Giubileo. Tentando evidentemente di spazzar via proprio quelle istanze che oggi stanno reclamando il giusto salario e i diritti dovuti per le attività che svolgono con professionalità, troppo spesso frustrate dagli appalti al massimo ribasso. Regole di assegnazione di appalti che vorrebbero tener conto solo del costo a cui viene offerto il servizio, senza alcuna valenza per la qualità dello stesso.
Spazzar via, con una immissione non più di forza-lavoro a basso costo, ma di forza-lavoro gratuita. Dichiarando apertamente la guerra al Salario, dopo l’azzeramento dei diritti, come obiettivo strategico.
Le dichiarazioni di Poletti contro la retribuzione legata all’orario di lavoro, sono solo l’ultimo sibillino assalto alla base su cui si fonda il lavoro dipendente, portabandiera di chi vorrebbe un salario del tutto sottomesso ai profitti o alla benevolenza padronale e non legittimato dall’attività comunque svolta.
In occasione dello speakers’ corner del 4 dicembre si è ridata voce al Laboratorio con la Declaration specifica GRATISNONE’LAVORO con la quale si apre al campagna IoNonLavoroGratis. Il baluardo del diritto a una dignitosa remunerazione (sancito anche dalla Costituzione, stucchevole ma sempre utile ricordarlo) come percorso nel quale ricompattarsi dal “lavoratore contrattualizzato” fino al “disoccupato stabile”. Per contrapporre in questo prossimo anno di campagna elettorale a Roma, un’idea di gestione della città totalmente contraria dall’idea che ha il Partito della Nazione (PD - NCD) riassumibile in uno slogan: “Tutto per il profitto, Niente per chi lo produce!”