Tante idee e grandi aspirazioni, di fronte ad una richiesta forte di unità e riaggregazione della sinistra, ma poca concretezza e relazione con lo scontro di classe e con i movimenti reali più significativi.
di Sandro Targetti
Molti gli appelli ad un processo unitario inclusivo e partecipato, molta attenzione (ma anche contrasti e dissensi) sulle forme, sugli organismi dirigenti, sulle modalità di costruzione della "casa comune della sinistra e dei democratici italiani" con critiche aspre, anche se previste, alla forma partito. Frequenti sono state le richieste di accelerare il decollo del soggetto politico nuovo.
Sono emerse le preoccupazioni per lo stallo del progetto verificatosi dopo le scorse elezioni politiche, determinato della scelta di prendere tempo, confidando in una possibile (ed ovviamente auspicabile) vittoria di Syriza in Grecia e nella spinta che da ciò deriverebbe per dar vita al progetto italiano mediante un “processo aperto ed inclusivo”.
Ci sarà un'ulteriore discussione per sintetizzare i documenti giunti a questa assemblea con la riconvocazione di un altro appuntamento nazionale per il prossimo marzo, che dovrà definire la linea e lanciare il soggetto politico nuovo.
Sui contenuti solo alcuni interventi hanno posto l'esigenza di una chiara scelta alternativa al PD già dalle prossime regionali (senza aspettare le elezioni politiche), marcando la differenza con il progetto di Vendola. In generale, però, pur affermando l'autonomia e l'alternatività al PD, ho colto la volontà di non contrapporsi a “Human Factor” e anzi di verificarne eventuali convergenze. L’alternatività al PD rappresenta sicuramente una scelta importante, ma ormai imposta dalla evidenza dei fatti e della linea politica di questo partito.
Anna Maria Rivera ha denunciato lo scarso profilo "meticcio" e la poca attenzione alle questioni dei migranti e delle periferie, quasi nessuno ha parlato dei conflitti di classe (lavoro, sindacato, lotte operaie, diritto alla casa), di blocco sociale, di come lottare contro questa Europa. Del tutto assente la questione comunista e la necessità di un socialismo per il xxi secolo: in una platea assai matura, per non dire anziana, scarsa la presenza dei protagonisti diretti delle avanguardie reali dei movimenti di lotta più significativi.
Con tutto il rispetto nei confronti di questo nuovo tentativo di unire la sinistra e superare le divisioni e le sconfitte degli ultimi anni (questione reale, largamente sentita dal popolo di sinistra), sinceramente ritengo questa esperienza (per come concretamente si sta svolgendo) fortemente inadeguata e incapace di rispondere alle necessità di questa fase.
Come già avvenuto altre volte, troppa attenzione al “contenitore”, alle modalità di organizzazione, che sono sicuramente importanti, ma non risolutive della effettiva capacità di costruire una coalizione sociale e politica anticapitalista, dotata di programma, di comuni pratiche e internità ai conflitti, in grado di incidere sui rapporti di forza. Una coalizione capace di essere riferimento e strumento di ricomposizione di un blocco sociale di alternativa, e che non si riduca, ancora una volta, ad una operazione di ceto politico.
La stessa alternatività al PD rischia di sfumare in una possibile convergenza con il progetto di Vendola (in nome ovviamente dell'unità), alimentando nuovamente l'illusione di “rifondare il centrosinistra” con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.
Sicuramente dovremo approfondire queste prime sommarie valutazioni e soprattutto verificare lo sviluppo di questa esperienza, agendo sulle sue contraddizioni: vi sarà un rapporto vero con le lotte sociali e sindacali? Come si costruirà il programma? Come si concretizzerà la lotta contro questa Europa e contro la truffa del debito? Questi problemi non potrà risolverceli Syriza! Quali scelte saranno fatte e quale sostegno verrà dato alla formazione di liste di alternativa al PD per le prossime elezioni regionali?
Occorre rilanciare la concreta attualità della questione comunista, che la crisi ripropone, e impedire che il PRC si esaurisca in questa storia, ridefinendone invece l'iniziativa e l'autonomia politico-organizzativa, insomma un ruolo utile dei comunisti in questa fase (importanti in questo senso la prossima Conferenza di organizzazione e la Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti) e al tempo stesso costruire concrete esperienze di coalizioni sociali e politiche anticapitaliste in termini di programmi, pratiche sociali e vertenze.
Ancora una volta la “semplicità difficile a farsi”, ma non saranno certo le scorciatoie e le operazioni politiciste a risolvere le nostre difficoltà.