Protesta dei docenti a Montecitorio il 18-19 e 20 Maggio. Passa il ddl sulla scuola alla Camera, a breve la votazione al Senato. Ufficializzato dai sindacati il blocco degli scrutini. L’autorità del garante nega il blocco per le classi terminali, in base all’Accordo del 1999, l’Anief lo rivendica in riferimento alla legge 146\1990. Bernocchi, portavoce dei Cobas, informa in un comunicato sulle eventuali sanzioni del blocco. La posizione contraria al ddl di 28 piddini fra cui Cuperlo e Fassina
di Alba Vastano
Al grido di “Tutti uniti per resistere” l’indignatissimo popolo dei docenti della scuola pubblica contro il ddl “La buona scuola” scende di nuovo in piazza. Per tre giorni, il 18, il 19 e il 20 maggio, piazza Montecitorio ha visto esplodere la protesta dei lavoratori della scuola. Il ddl dai contenuti classisti e liberisti non si ferma e sta diventando legge, avendo già passato lo scoglio della camera dei deputati manca “solo” il Senato. Non ci sta il mondo della scuola e la protesta si fa ancora più “calda”. Lo sciopero del 5 maggio scorso, che ha visto tutte le sigle sindacali dopo tanto tempo unite non è bastato a fermare Renzi. Nessuno si arrende e i sindacati Cobas, Unicobas e Usb (a cui si sono aggiunti Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu, ma con modalità diverse) ufficializzano il blocco degli scrutini per i due giorni successivi al termine delle lezioni. La sfida è pesante. Non sarà facile contrastare il rappresentante dell’Autorità di garanzia, Roberto Alesse che ha già escluso, come si legge in una nota, ogni forma di blocco degli scrutini per i cicli terminali del percorso scolastico, come gli esami di terza media, maturità e abilitazioni professionali. Il riferimento di legge è “l’Accordo” sulla scuola del 1999.
E Alesse precisa anche che “l’Accordo proibisce in modo categorico la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate nelle quali si effettuano gli scrutini finali”, lasciando aperto quindi il dubbio sulla liceità del blocco annunciato dai sindacati. A convalidare quando ricordato dal garante è Cesare Mirabelli, emerito della corte costituzionale, che afferma “il diritto degli studenti ad essere valutati, al termine di un percorso scolastico è una priorità” e prosegue: “Lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito, ma vanno tutelati i servizi pubblici essenziali” (da un’intervista rilasciata al “Il Messaggero”). Le sigle sindacali vi si conformeranno, ma non demordono sulla proclamazione del blocco degli scrutini per le classi intermedie.
L'Autorità, si legge in una nota, ha ricevuto, da parte delle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, le proclamazioni di due giorni di sciopero, da effettuarsi successivamente alla chiusura delle scuole. I predetti sindacati, conformandosi a quanto già dichiarato dall'Autorità, con riferimento all'articolo 3, lettera g, dall'Accordo sulla scuola del 1999, hanno esplicitamente escluso ogni forma di blocco degli scrutini per i cicli terminali del percorso scolastico (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali). Le perplessità sulle modalità che regolamenteranno il blocco degli scrutini annunciato però incalzano. Blocco sì, blocco no? Quali le eventuali sanzioni per le sigle sindacali e per i docenti che vi aderiranno? Ad intervenire in merito è anche l’Anief (associazione nazionale insegnanti e formatori): “Se i sindacati realizzeranno l’iniziativa del blocco degli scrutini, non forzeranno la legge. Il blocco è una risposta all’estrema resistenza del governo ad attuare una riforma che docenti, studenti e famiglie non vogliono. La dimostrazione è la enorme partecipazione agli scioperi e alle manifestazioni contro il ddl”.
L’Anief, in risposta alle limitazioni espresse dal Garante, risponde anche che “in riferimento alla legge n.146\1990 del Ccnl scuola, il blocco degli scrutini è lecito, tranne nei casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione.
Negli altri casi, i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a cinque giorni, rispetto alla scadenza programmata della conclusione”.
E per le eventuali sanzioni verso chi aderirà al blocco, risponde Bernocchi (Cobas): “Cosa accadrà dopo i due giorni di sciopero che si svolgeranno – lo ricordiamo – secondo il seguente calendario: 8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. L'eventuale prosecuzione del blocco verrà decisa dai docenti in lotta e dipenderà in primo luogo da cosa succederà al Senato per la legge. In caso di prosecuzione, può scattare la precettazione: ma solo dopo la dichiarazione di essa da parte del governo, i docenti potrebbero essere multati (500 euro nel primo episodio e fino a 1000 in caso di reiterazione”. Tra il sì in base alle legge 146\1990 e il no delle limitazioni del Garante sul blocco degli scrutini i lavoratori della scuola fanno sentire più che mai la loro opposizione a quello che più che una riforma considerano una violazione dei propri diritti e una grave colpo inferto alla Costituzione.
E dalla piazza Montecitorio Roberto Villani, un compagno e membro degli auto-convocati scuola della Capitale, grida la sua opposizione alla riforma: “Credo che l'esito di questa battaglia dipenda solo da noi, lavoratori e studenti della scuola.
Il governo e la maggioranza parlamentare asservita a Renzi infatti tirano dritto (anche se al Senato hanno numeri piuttosto risicati), ma il “popolo” della scuola è ormai assolutamente consapevole della “porcata” anticostituzionale che stanno facendo, e li sbugiarderà in ogni ambito possibile.
I sindacati sono finalmente sono tutti uniti contro il ddl, per cui abbiamo la possibilità di far molto male a Renzi, erodendone la credibilità e gli assetti parlamentari attraverso una lotta continua e determinata. Una lotta che passi per il blocco degli scrutini, per le occupazioni, per le mobilitazioni da continuare se serve anche a settembre, fino ad arrivare al referendum abrogativo se sarà necessario. Se siamo uniti e determinati li spianiamo, perché stavolta l'hanno fatta proprio grossa…
Questo ddL non va emendato ma solo ritirato, per la sua natura intrinsecamente classista e ultraliberista. La riforma che vogliamo è un altra, è la LIP.
Una legge che contrappone al preside sceriffo il preside eletto, alle clientele la vera “meritocrazia” delle graduatorie per titoli, esami ed esperienze acquisite col lavoro, alle classi pollaio i 22 alunni per classe, alla devastazione della democrazia scolastica il potenziamento degli organi collegiali, allo sfruttamento del lavoro giovanile (spacciato per alternanza scuola-lavoro) dei seri progetti di formazione professionale, all'ingresso dei capitali privati un finanziamento statale della scuola pubblica nella media dei paesi europei... Dunque la parola d'ordine è “lotta dura ed unitaria fino al ritiro totale del ddL!”, meglio la LIP!”.
Renzi sembra non capire le proteste, e accusa di ingratitudine i contestatori. Qualcuno del suo entourage però ha già preso posizione netta e contraria. Alla camera ben 40 “piddini” non hanno votato e 28 hanno addirittura pubblicamente dissentito (fra cui Cuperlo, D’Attorre e Fassina). E ai loro colleghi senatori hanno inviato una lettera, che recita in un passo: “Il contributo e l’impegno possono condurre ad ulteriori accertamenti e necessari cambiamenti del testo che vi consegniamo” e poi conclude: “Se una parte larga di insegnanti, studenti e famiglie vive la riforma come una ferita è compito della politica e del legislatore ricucirla”. Ma non riescono a fare i conti con la visione unica del loro premier.
Visione unica, ma anche visione mussoliniana. Tant’è che l’articolo 7 della sua riforma (forse il più contestato) che vuole che siano i dirigenti scolastici a proporre gli incarichi ai docenti, sembra estratto dalla riforma Gentile del 1923, firmata appunto da Mussolini. Tale riforma conferiva gli stessi poteri che “la buona scuola” assegna ai presidi.
Comunicato della Cgil 20 maggio
Personale docente
È possibile proclamare lo sciopero breve degli scrutini da parte del personale docente, in concomitanza con gli scrutini finali, fatta eccezione di quelli riguardanti le classi finali dei cicli conclusivi (per quelle classi che dovranno effettuare esami finali). I punti di attenzione:
-lo sciopero dello scrutinio può coinvolgere solo le classi non terminali. Gli scrutini finali, in base all’art. 193 del T.U. 297/94, possono essere calendarizzati a lezioni concluse benché la prassi da molti anni non escluda l’anticipo degli stessi. Anche se tale articolo riguarda solo la secondaria superiore, per estensione non può non applicarsi anche agli altri ordini di scuola
-lo sciopero può partire dal primo giorno previsto nel calendario di ciascuna scuola (quindi è possibile che le date siano diverse da scuola a scuola) e non può andare oltre la durata di 5 giorni;
-lo sciopero si intende di un’ora (quindi con la ritenuta di stipendio di una sola ora) in concomitanza con l’inizio degli scrutini programmati come da calendario;
-è sufficiente che si dichiari in sciopero un solo docente (e non tutti) per ciascuno degli scrutini riguardanti quella determinata classe (visto che in assenza anche di un solo docente non si può procedere dal momento che negli scrutini il consiglio deve essere al completo). In questo modo, con l’adesione anche di un solo docente per consiglio, si riescono a bloccare gli scrutini di una intera giornata in tutte le classi della scuola.
N.B. l’adesione allo sciopero di un’ora da parte del docente comporta la presa d’atto da parte del dirigente circa l’impossibilità a procedere, per mancanza del collegio perfetto, allo svolgimento del consiglio di classe e al suo rinvio a una data successiva. A questo fine non rileva il fatto che il consiglio sia stato programmato per più di un’ora. Va comunque rinviato.
Personale Ata
È possibile proclamare comunque sia lo sciopero breve (sempre un’ora, o alla prima di funzionamento della scuola o all’ultima), sia lo sciopero dell’intera giornata, quando si vuole.
Se però, sia in un caso che nell’altro, è prevista la concomitanza degli scrutini “finali della classi terminali”, allora vanno garantiti i servizi minimi nelle quantità sopra indicate dall’accordo nazionale dell’8 ottobre 1999 attuativo dell’art. 2 comma 1 dell’accordo allegato al CCNL/99. Se invece sono previsti gli scrutini delle classi non terminali, allora non ci sono minimi da dover garantire a condizione che non si produca lo “slittamento” degli stessi per più di 5 giorni (cosa possibile solo se si proclamasse lo sciopero Ata nei giorni successivi a quello degli scrutini già effettuato dai docenti).
Comunicato di Piero Bernocchi (portavoce nazionale Cobas) 20 maggio
Il Ddl è stato approvato alla Camera, mentre Alesse e Renzi si sono arresi all’evidenza e hanno dichiarato che il blocco degli scrutini è legittimo. Proseguirà lo sciopero dopo i due giorni? Lo decideranno i docenti in lotta, anche in base alle risposte del governo
Il Ddl è stato approvato alla Camera, mentre Alesse e Renzi si sono arresi all’evidenza e hanno dichiarato che il blocco degli scrutini è legittimo. Proseguirà lo sciopero dopo i due giorni? Lo decideranno i docenti in lotta, anche in base alle risposte del governo
Mentre migliaia di docenti ed Ata protestavano davanti a Montecitorio, chiedendo il ritiro totale del Ddl “Cattiva scuola”, l’Aula, scioccamente indifferente, approvava la legge. Ma era un risultato largamente scontato, vista la netta maggioranza a disposizione del PD. Però il passaggio al Senato sarà ben più periglioso. E, con tutti gli occhi puntati ai risultati elettorali, Renzi si è preso tempi “distesi”: la discussione a Palazzo Madama non inizierà prima del 5 giugno. Nel frattempo il presidente Alesse (Autorità di garanzia sugli scioperi) ha scoperto che il blocco degli scrutini per due giorni è perfettamente legale, mentre la ministra Giannini, novella Alice nel Paese delle Meraviglie, si è “rallegrata” perché avremmo rinunciato al “blocco”. Si riferiva al fatto che il blocco non riguarderà le classi di fine corso: cosa annunciata da tempo, visto che la legge anti-sciopero questo impone. Anche Renzi ha ammesso la legittimità dello sciopero, pur lamentando che danneggerebbe famiglie e studenti, peraltro del tutto solidali con noi. Dunque, finisce lo sciocco terrorismo anti-blocco: ed è un bene, sperando che i mass-media ne diano ampio resoconto.
Questa sera si riuniranno i Cinque sindacati “rappresentativi” e decideranno in merito alla loro partecipazione al blocco. Stamane a Montecitorio gli esponenti Cgil e Gilda si sono pronunciati a favore dello sciopero. Ci auguriamo che anche gli altri facciano lo stesso: ma in ogni caso lo sciopero si farà, rispondendo alla richiesta plebiscitaria della categoria. Resta da decidere se, prima dell’inizio del blocco (noi abbiamo proposto domenica 7 giugno), daremo occasione a tutti i cittadini contrari alla Cattiva scuola renziana di scendere in piazza con docenti ed Ata per difendere la scuola pubblica e bocciare il Disegno di legge. Aspettando una risposta dai Cinque, restiamo disponibili sia per una manifestazione nazionale sia per decine di manifestazioni cittadine. E se centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza unitariamente, sarà ben difficile per il Cattivo Maestro Renzi sostenere che il blocco degli scrutini dei giorni seguenti sarà solo l’espressione del “corporativismo” dei docenti, restii a valutazioni e classifiche di merito.