Pagina 20, in fondo a destra, una colonnina, 32 righe

Così, nascosta in una parte illeggibile del giornale, “La Repubblica” ha dato (o piuttosto non ha dato) la notizia dell’incriminazione di un agente americano, consulente di Cossiga e Andreotti, per l’omicidio di Aldo Moro. Il popolo non deve sapere quale ruolo decisivo e diretto hanno svolto gli americani (d’intesa con Cossiga, Andreotti e i servizi) per colpire la nostra democrazia.


Pagina 20, in fondo a destra, una colonnina, 32 righe

Così, nascosta in una parte illeggibile del giornale, “La Repubblica” ha dato (o piuttosto non ha dato) la notizia dell’incriminazione di un agente americano, consulente di Cossiga e Andreotti, per l’omicidio di Aldo Moro. Il popolo non deve sapere quale ruolo decisivo e diretto hanno svolto gli americani (d’intesa con Cossiga, Andreotti e i servizi) per colpire la nostra democrazia.

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi a proposito della necessità di uno sguardo comunista, capace di informare autonomamente sulle cose del mondo, l’episodio che segnaliamo dovrebbe farlo riflettere.
La notizia di cui parliamo avrebbe meritato secondo noi la prima pagina e un titolo a 9 colonne, perché è tale da cambiare il modo di leggere la storia d’Italia: il Procuratore Generale di Roma, dott. Luigi Ciampoli, chiede che si proceda contro Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato USA, per concorso nell'omicidio di Moro (“gravi indizi circa un suo concorso nell'omicidio”). Questo agente USA fu inviato a Roma dal suo Governo per gestire la crisi del sequestro Moro e riferiva quotidianamente a Cossiga e ad Andreotti, che per parte loro avevano attivato il loro pool di “esperti” (tutti rigorosamente piduisti).
Pieczenik - psichiatra esperto di terrorismo, laureato ad Harvard e specializzato al Mit - dichiara fra l’altro in un suo libro (scritto nel 2008 con il giornalista francese Emanuel Amara e intitolato Abbiamo ucciso Aldo Moro): “mi resi conto che portando la mia strategia alle estreme conseguenze (...) avrei sacrificato l’ostaggio”, e rivendica il falso comunicato, in cui si annunciava l’esecuzione di Moro e l’occultamento del suo corpo nel lago della Duchessa, che doveva servire a: “spingere le Brigate Rosse a uccidere Moro”. Costui è anche oggetto di un procedimento aperto da Obama per aver provocato “la morte di un uomo di Stato straniero” (“Il Fatto”, 14/11/14, p.11). E, sicuro come è dell’impunità data anche la totale inerzia del Governo italiano, Pieczenik arriva a confessare di aver operato una “manipolazione strategica” necessaria per evitare che in Italia si avvicinasse al Governo il PCI: “Fino alla fine ho avuto paura che lo liberassero”.
Ritorna anche, nell'inchiesta del PG di Roma, la notizia della presenza in Via Fani, al momento dell’agguato omicida, del colonnello del SISMI Camillo Guglielmi, che nel frattempo è deceduto; Guglielmi giustificò la sua presenza alle 9 del mattino a Via Fani con una scusa ridicola (disse che era lì perché ...invitato a pranzo da un testimone che lo smentì). Secondo il dott. Ciampoli insomma: “L’uccisione di Aldo Moro non fu un omicidio legato solo alle Brigate Rosse. Sul palcoscenico di Via Fani c’erano i nostri servizi segreti e quelli di altri Paesi stranieri...”.
Di tutto ciò “Repubblica”, per non parlare della grande informazione radio-televisiva, non dà praticamente notizia: il popolo non deve sapere quale ruolo decisivo e diretto hanno probabilmente svolto gli americani (d’intesa con Cossiga, Andreotti e i servizi) per colpire in un punto vitale la nostra democrazia.

Nell'articoletto invisibile di cui parliamo, il titolo, nel tentativo di banalizzare l'inchiesta o di ascriverla alla bizzarria di un magistrato, pecca perfino di buon gusto: “Omicidio Moro: il Pg di Roma mette nel mirino l’uomo degli Usa” (considerando che nel mirino Moro c’è finito davvero e non metaforicamente).
Il tutto a pagina 20 (le pagine pari sono quelle che si leggono di meno), sotto la notizia della Panda di Marino in divieto di sosta e a fianco della notizia riassunzione di Boffo alla CEI, in fondo a destra, una colonnina, 32 righe, non firmato. O forse sì.

22/11/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Raul Mordenti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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