Il c.d. Pentagono italiano è un potente centro di coordinamento, direzione e controllo delle manovre di guerra ospitato all’interno del parco archeologico di Centocelle, tra via Casilina e via Tuscolana, in uno dei quartieri più popolosi della Capitale. Il progetto, voluto dal Ministero della Difesa e benedetto dalla giunta pentastellata, prevede l’ampliamento dell’aeroporto militare, nuovi edifici dove ospitare i militari, strade e infrastrutture di supporto ad essi dedicate. Ma a rischio non sono solo le ville romane ed i 126 ettari di maltenuto verde pubblico. A rischio c’è la quotidianità di centinaia di migliaia di persone.
Il Pentagono, infatti, è parte della revisione del modello operativo delle forze armate spiegato nel “Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa”. Esercito, aeronautica e marina dovranno avere un ruolo sempre più offensivo e dovranno essere sempre più integrati tra loro e con la Nato. La guerra diffusa e il controllo capillare che gli Stati Uniti d’America intendono esercitare su tutto il pianeta si configurano, ancora una volta, quali condizioni indispensabili per mantenere in vita l’attuale modo di produzione, sempre più predatorio ed incapace di dare risposte ai bisogni sociali. All’enorme progresso delle forze produttive, infatti, corrisponde il peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari, sempre più costrette a enormi sacrifici, non ultimo quello “estremo” di esser chiamati al saccheggio in nome della patria per un tozzo di pane ed una medaglia alla memoria.
Di contro all’intensificarsi della guerra per procura tra potenze imperialiste e alla possibilità di rivolgimenti di carattere anticapitalista, gli USA, ossia la frazione egemone della grande borghesia internazionale, si è caricata sulle proprie spalle la responsabilità di svolgere il ruolo di carabinieri del mondo. Manovrando in campo aperto e per via indiretta, impongono l’aumento delle spese militari (l’Italia dovrà adeguarsi portandole al 2% del Pil) e la costruzione di una rete capillare di centri di comando adeguati alle nuove modalità e tecniche di guerra che vanno imponendosi sullo scenario mondiale.
L’inizio della pacificazione mondiale, che, secondo le mistificazioni indotte dal pensiero borghese, doveva svilupparsi in seguito alla caduta del muro di Berlino, si è rivelata per quello che era, ossia una balla ideologica prodotta per convincere le popolazioni del globo terraqueo che le guerre fossero frutto della contrapposizione dei “due mondi”: quello capitalista da un lato e quello sovietico da un altro.
Ma sono bastati 25 anni di guerre ininterrotte per dimostrare, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la guerra è ineliminabile all’interno di questa organizzazione economico sociale. Essa infatti è lo strumento principale per risolvere il conflitto tra le classi, utile a combattere tutte le tendenze di sviluppo in senso antimperialista e socialista, nonché l’arma per controllare i flussi di valore e imporre il trasferimento sulla pelle dei lavoratori degli effetti delle crisi che inevitabilmente attanagliano questo modo di produzione.
È da questo punto di vista generale che devono essere inquadrati tutti i focolai di guerra in corso, molti dei quali si sono svolti o si stanno svolgendo anche con il supporto logistico dell’esercito italiano, di cui il pentagono costituirà un elemento cruciale. Da esso partiranno infatti tutti i comandi per le azioni di guerra, vi lavoreranno funzionari altamente specializzati e di conseguenza esso sarà il nodo in cui convergeranno tutte le informazioni riservate sulle operazioni in corso. Anche di questo si preoccupa la popolazione locale, che sente forte il rischio di vivere vicino ad un centro strategico altamente sensibile.
A ciò si deve aggiungere che il quartiere di Centocelle/Tuscolano che ospita il parco vive un’altra catastrofica contraddizione: quella dell’inquinamento. Il parco infatti, destinato ad area verde della zona per il rispetto dei vincoli di destinazione, non ha mai visto lo sviluppo di una reale vivibilità, anzi, nel corso degli anni la zona è divenuta sempre più una discarica a cielo aperto in cui sono state sversate diverse sostanze e materiali altamente tossiche con diverse provenienze ma più o meno tutte legate alle esigenze di piccole imprese (edili, officine, autodemolitori, ecc) di scaricare sull’ambiente il costo per rimanere vive sul mercato. Ora che il parco, data la presenza di roghi tossici, è chiuso ed inaccessibile, come spesso accade in queste occasioni, le istituzioni tentano la carta dello “scambio ineguale” proponendo la bonifica e risistemazione in cambio di un ulteriore allargamento della presenza militare a danno proprio del verde pubblico.
Dunque, contro questo ennesimo scempio che favorisce le guerre fatte in nome del profitto scendiamo in piazza per urlare a gran voce che ci vergogniamo di avere nei nostri quartieri un centro di morte. Lotteremo affinché al centro delle politiche venga posto l’uomo e le sue esigenze di sviluppo sociale: al posto delle armi vogliamo le scuole e i parchi!
Alla manifestazione hanno aderito: Potere al Popolo, Rete No War, USB, Cinecittà Bene Comune, La Città Futura, CUB immigrazione e altri stanno aderendo in queste ore...