L'estate è la stagione in cui, approfittando delle ferie, si approvano leggi liberticide o vengono sottoscritte intese sindacali a perdere. Nel luglio 2020, gli enti locali sono stati attraversati da provvedimenti che ben presto si catapulteranno contro i circa 600 mila dipendenti del comparto.
L'ultimo contratto nazionale della dirigenza presenta alcune novità preoccupanti relative all'attuazione di alcuni principi già contenuti nella legge Madia. Prendiamo ad esempio il ruolo dei segretari generali, garanti della legittimità degli atti, consulenti dei Sindaci e responsabili del supporto giuridico, oltre ai controlli interni e alle misure preventive della corruzione. A questi tradizionali compiti se ne aggiungeranno altri più legati all'aspetto gestionale della macchina comunale. I segretari generali vedono così rafforzato il loro ruolo sia nell'ambito del controllo sia nell’ambito gestionale. Il segretario diventa figura sempre più centrale con compiti di gestione diretta della macchina comunale, dipende ancora dal Viminale ma rafforza il ruolo di direzione e vertice della macchina amministrativa con compiti nuovi e più esecutivi previsti dal nuovo CCNL.
Il segretario avrà potere assoluto nel redigere il Programma esecutivo di gestione, il Piano dettagliato degli obiettivi e il Piano delle performance nonché gli atti di pianificazione, organizzazione e gestione del personale. Con il nuovo contratto i segretari avranno il potere di intervenire direttamente sull'operato dei dirigenti avocando, se necessario, il potere stesso dei singoli dirigenti. Il potere di surrogazione e avocazione rafforza la figura dei segretari che poi sono nominati direttamente dal Sindaco come sancisce il decreto legge 267\2000.
In questo modo i Sindaci e i segretari avranno sempre più potere decisionale e la famosa divisione tra ruoli politici e amministrativi verrà inficiata soprattutto per quanto concerne materie rilevanti come l'anticorruzione. Se poi consideriamo le modifiche al codice degli appalti possiamo concludere che, in nome dell'emergenza, si sono introdotte novità ragguardevoli destinate a rafforzare i ruoli di vertice della macchina comunale con maggiore potere ai segretari che vengono direttamente individuati dai Sindaci.
Altro aspetto importante è la sottoscrizione dell'ennesimo protocollo per il rientro in sicurezza dei lavoratori della Pa. Questo protocollo, sottoscritto da sindacati rappresentativi e non (perfino Usb), introduce una novità significativa destinata a ridurre ulteriormente gli spazi di libertà e democrazia nei luoghi di lavoro, annulla infatti il potere di contrattazione delle Rsu e depotenzia il ruolo dei rappresentanti lavoratori alla sicurezza.
Citiamo testualmente l'incipit del protocollo: le predette amministrazioni sono chiamate ad organizzare il lavoro dei propri dipendenti e l'erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, rivedendone l'articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l'utenza, fermo restando quanto demandato alla contrattazione collettiva...
Ma da quando un protocollo sulla sicurezza si occupa di flessibilità oraria e organizzazione del lavoro? E ricordiamo che queste materie sono da anni escluse dalla contrattazione nazionale e decentrata.
Mesi fa scrivevamo che i protocolli si prefiggevano obiettivi particolari destinati a indebolire il potere contrattuale e il ruolo di controllo dei rappresentanti alla sicurezza consultandoli solo formalmente e senza alcun potere di veto o decisionale. Non a caso gli stessi Rls non hanno avuto voce in capitolo sulle decisioni assunte dai singoli dirigenti in materia di smart working e il ruolo acritico dei sindacati rispetto al lavoro agile si è ridotto a perorarne la causa senza porsi alcuna domanda sull'utilizzo che ne viene fatto.
Abbiamo verificato che molte pubbliche amministrazioni sono inadempienti in materia di salute e sicurezza, da una parte si conferma lo smart working ma dall'altra si impongono fino a 4 giorni di lavoro in presenza e senza avere riorganizzato gli ambienti di lavoro, una contraddizione vera e propria che i sindacati non hanno mai voluto contrastare. E tanta passività si spiega con l'assenso a questo protocollo che permetterà ai datori di lavoro e ai dirigenti di introdurre orari e modalità gestionali sempre più flessibili.
L'unanime sottoscrizione del protocollo (eccetto cobas, cub e poche altre sigle conflittuali) dimostra l'assenso all'utilizzo improprio fatto da Governi ed Enti locali di questi protocolli che lungi dal tutelare la salute e la sicurezza della forza-lavoro diventano il cavallo di troia per il sindacato e la contrattazione. E poi, se certi protocolli vengano sottoscritti dai sindacati, vuol dire che il ruolo degli stessi è ormai del tutto subalterno all'Aran, al Governo e ai poteri forti, viene meno perfino la parvenza di opposizione, immaginiamoci allora cosa potrà accadere nei prossimi mesi.