Governo e dintorni. Gentiloni, il “nuovo” che avanza

Paolo Gentiloni é uomo, ma anche donna. Tale e quale. Vale una donna. Scambiambile. Intercambiabile. Se non funge la Quartapelle, la Dassù, la Sereni, la Pinotti, la Bonafé, allora c'è Gentiloni, che diamine.


Governo e dintorni. Gentiloni, il “nuovo” che avanza

di Maria Rosa Calderoni

Paolo Gentiloni é uomo, ma anche donna. Tale e quale. Vale una donna. Scambiambile. Intercambiabile. Se non funge la Quartapelle, la Dassù, la Sereni, la Pinotti, la Bonafé, allora c'è Gentiloni, che diamine. Un uomo che vale quanto una donna, una vera scoperta della moderna era renzistica; sin qui infatti era sempre stato il contrario, si levavano grida di meraviglia alla rivelazione di una donna che valeva quanto un uomo. E pazienza se ció manda a farsi benedire la già irrinunciabile parità di genere nella distribuzione delle cariche, anch’essa tabù (si fa per dire) della moderna era renzistica.

La nomina del Paolo Gentiloni a ministro degli Esteri - la quinta nel giro di 20 mesi, dopo Terzi di Sant’Agata, interim di Monti, Bonino, Mogherini - val bene una messa. Segna l’irresistibile ascesa di un altro renziano della “prima ora”. E Gentiloni uno della “prima ora” è stato un sacco di volte. Sessant’anni, nato bene, praticamente nobile, quattro volte deputato, due volte ministro, giornalista, ambientalista, comunicatore, portavoce, aspirante (trombato) sindaco di Roma, assessore al Giubileo, membro di commissioni varie (vigilanza Rai, Affari esteri e comunitari, Africa e questioni globali, Italia-Stati Uniti dell’unione interparlamentare), in vita sua non ha mai potuto fare un solo giorno di lavoro: politico di professione, detto anche “politico puro”: un vero amore al primo morso. Bypassando qua e là, mai stanco, sempre in scena, sempre con destrezza e gran bella faccia.

Liceo Tasso, movimento studentesco, Mario Capanna, Movimento Lavoratori per il Socialismo, Partito Unità proletaria per il Comunismo, Margherita, Ulivo, Pd, Idv, l’Unione, Italia Bene Comune; ovviamente e, più di tutto, uomo della “prima ora” di Rutelli, negli anni 90, quando l’ex Cicciobello era qualcuno. Rutelli, appunto. Considerato uno dei maestri di Gentiloni (con Veltroni e Prodi, fino all’incontro fatale con Renzi), è anche uno dei suoi più solidi pilastri. Quel Rutelli anche lui abile arrangiatore nell’arte antica del riciclo (Partito radicale, Verdi, Margherita, Dp, Dl, Api); oggi ovviamente buon amico ed estimatore di Renzi.

Sara pure “Renzusconi” l’odierno governo - e certo lo è, dato il noto patto politico-istituzionale detto del Nazareno - ma a guardar bene vi si scorge anche un marcato imprinting “rutelliano”, visto il bel grappolo di membri ex Margherita che ha in seno. Non vi dicono niente, per esempio, i nomi di Luca Lotti, Graziano Delrio, Dario Franceschini, Lorenzo Guerini, Lapo Pistelli, Roberta Pinotti, Filippo Sensi? Francesco Rutelli c’è.

Paolo Gentiloni c’è. Ex bersaniano, ex franceschiniano, ex lettiano, ex socialista, ex comunista, ex ex. E, pour cause, oggi renziano della “prima ora”.

Paolo Gentiloni c’è. Nu bellu guaglione.

12/11/2014 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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