ROMA. Imminenti le elezioni amministrative in 1010 Comuni. Si voterà l’11 giugno in 785 Comuni in Regioni a Statuto ordinario e in 225 Comuni in Regioni a Statuto speciale. Sono 25 i capoluoghi di provincia di cui 4 capoluoghi di Regione (Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo). 8 Comuni hanno più di 100.000 abitanti (Genova, Monza, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Taranto e Verona). Nei Comuni con più di 100mila abitanti e nei capoluoghi di provincia con popolazione inferiore a 100mila abitanti si eleggeranno 32 consiglieri comunali più il Sindaco e si formeranno Giunte con al massimo 9 assessori, come dal 2011 e anche dopo l’emanazione della Legge 16 del 2014 cosiddetta Delrio.
Facciamo un veloce giro d’Italia con tappa nei 4 Comuni capoluoghi di Regione.
PALERMO. Nella schiera dei sostenitori di Leoluca Orlando si ritrova la lista “Sinistra comune” con Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana e L’Altra Europa.
CATANZARO. Oltre a Vincenzo Ciconte del centrosinistra e Sergio Abramo del centrodestra ci sarà la lista civica “Cambiavento” con Nicola Fiorita candidato a Sindaco e l’appoggio del PRC.
L’AQUILA. Qui Carla Cimoroni è la candidata della lista civico-sociale “L’Aquila chiama” che è appoggiata da Rifondazione Comunista. Sette gli altri candidati a Sindaco, in tutto 25 liste e 800 candidati al Consiglio comunale.
GENOVA. 15 liste con 9 candidati a Sindaco. Il centrosinistra propone Gianni Crivello, il centrodestra Marco bucci, il Movimento 5 Stelle Luca Pirondini, mentre Marika Cassimatis ex-M5S guida la lista con il suo nome e Paolo Putti ex-M5S, si presenta con la lista “Chiamami Genova” appoggiata da Rifondazione Comunista. Ci sono anche le liste “Siamo Genova” che candida Arcangelo Mesella, “Riscossa Italia” con Marco Mori e il Partito Comunista dei Lavoratori guidato da Cinzia Ronzitti.
Un test elettorale significativo, i cui risultati potranno dare indicazioni da valutare anche nel confronto tra i filogovernativi del PD e la populista destra nei cui programmi, a tratti veri e propri “copia-incolla”, si auspica la città delle professioni, dei servizi tecnologici, del liberismo commerciale e , dall’altra parte, gli anticapitalisti, la sinistra progressista per la città della cultura, della formazione, della ricerca scientifica, dell’accoglienza e del rispetto della dignità umana prima d’ogni altra cosa.
Scorrendo le liste presentate in tante città dove l’11 giugno si voterà per Sindaco e Consiglieri comunali non si trova spesso la parola “comunista” e a volte nemmeno un riferimento nel simbolo delle liste civico-sociali a una rossa bandiera con falce e martello. Ci dicono che sono riferimenti dimenticati oppure lontani per molti elettori, soprattutto giovani.
Forse, il “partito” di maggioranza relativa, quello degli astenuti, crescerà da nord a sud.