Dalla Conferenza di Organizzazione del PRC di Bologna sono stati approvati due ordini del giorno che denunciano l’Unione Europea come strumento fondamentale delle politiche liberiste e chiedono la riconquista dello spazio nazionale in quanto prioritario per qualsiasi altra politica internazionale
di Ugo Boghetta
La Conferenza d'organizzazione della federazione del Prc di Bologna ha approvato a larga maggioranza due ordini del giorno presentati, rispettivamente, dal circolo universitario e dal circolo centro storico. Il solito burocrate disinformato dirà che non sono ammissibili perché la Conferenza non è un Congresso. Ma così non stanno le cose. Una Conferenza d'organizzazione infatti dovrebbe partire dalla verifica. E la verifica dice che i problemi del PRC sono di due ordini di motivi: la mancanza di identità come conseguenza dell'assenza di qualsiasi discorso sul socialismo; l'inefficacia della linea politica su Unione Europea / Euro con relative conseguenze in casa nostra.
Il documento degli universitari centra molto il tema della colonizzazione culturale che passa attraverso la lingua inglese. Colonizzazione che trova in Renzi un suo pimpante cavallo di Troia: vedi Jobs Act. L'altro prende atto del fatto che la linea della disobbedienza non è stata praticata perché è impossibile farlo. In effetti se sei al governo, come Syriza, i trattati li disdici, li contesti, li ricontratti. Se sei all'opposizione (per altro assolutamente minoritaria) devi andare alla radice della questione. E la radice è il trattato di Maastricht. Trattato che ha dato vita all'eurozona liberoscambista ed al suo strumento: l'euro. Tutto il resto è conseguente.
L'ordine del giorno finale del congresso, infatti, poneva la rottura dei trattati come obiettivo principale: “... Il PRC fa della lotta per la rottura con questa Unione Europea, per la messa in discussione della sua architettura istituzionale neoliberista e dei suoi Trattati, come il fiscal compact, Mes , Maastricht e Lisbona, il centro della sua proposta e iniziativa politica. La disobbedienza ai trattati e la costruzione di coalizioni sociali e politiche contro l’austerità a livello nazionale ed europeo sono una priorità e necessità”.
La disobbedienza, dunque, era solo uno strumento. Verificata l'inadeguatezza dello strumento, non rimane che tornare all'obiettivo principale. Del resto la Sinistra Europea non ha mai parlato di riformabilità della UE. E la vicenda greca dimostra come una sinistra al governo dentro l'Unione Europea alla lunga non può che soffocare. Già i problemi sono di difficile soluzione. Se poi devi contrattare ogni respiro con la Troika non c'è davvero trippa per gatti!
Il tema, ovviamente, non è l'uscita immediata dall'euro: non ci sono le forze; ma far capire che è questa Unione Europea in quanto tale ad essere lo strumento fondamentale del liberismo e delle politiche di austerità. E che la riconquista dello spazio nazionale è prioritario per qualsiasi altra e positiva politica internazionale.
La difficoltà di questa impostazione è l'autoreferenzialità come conseguenza della propria cecità. Ciò si evidenzia nelle analisi, nei contenuti, nei linguaggi. Per questo motivo L'Altra Europa, Prc, Sel non vanno oltre il proprio steccato. Temo che anche Coalizione Sociale abbia insito questo difetto.
Stare dentro le problematiche della propria nazione, infatti, necessita di un profondo cambiamento. Eppure appare evidente il contrasto insanabile fra la “costituzione europea” e la Costituzione del '48.
La Costituzione italiana, con alla base il suo compromesso fra capitalismo, valori sociali e propensioni socialiste, può essere la base per la costruzione di un fronte costituzionale che vada oltre il recinto striminzito della sinistra; l'uscita dall'euro-zona e la progettazione di un'altra Europa; ricominciare a parlare di socialismo e di transizione al socialismo per uscire dal liberismo.
Per un soggetto politico come il PRC questi sembrano essere il solo spazio e il solo ruolo pensabili e possibili.